Latifa Ibn Ziaten ha ricevuto a Parigi il premio della Fondazione Chirac per la promozione del dialogo interreligioso e la prevenzione dei conflitti. Nel 2012 ha perso il figlio, assassinato negli attentati terroristici a Tolosa. Parla dei problemi di integrazione a scuola e nella società e afferma: “Continuerò la mia battaglia per la pace ma ho bisogno del vostro aiuto”
“Amo la Francia, amo il Marocco, amo entrambi: sono mia madre e mio padre. Non posso separarli”. Parla così Latifa Ibn Ziaten, che ha ricevuto a Parigi il riconoscimento della Fondazione Jacques Chirac per la promozione del dialogo interreligioso e la prevenzione dei conflitti.
Suo figlio è stato assassinato nel 2012, si chiamava Imad Ibn Ziaten. Franco-marocchino di 30 anni era un paracadutista, serviva la Repubblica. E’ stato tra le vittime di una serie di attentati organizzati a Tolosa dal terrorista Mohammed Merah. Da quel giorno sua mamma lotta contro ogni integralismo attraverso l’associazione “per la gioventù e la pace” che porta il nome del figlio”.
<blockquote class="twitter-tweet" lang="it"><p lang="fr" dir="ltr">Le portrait de Latifa Ibn Ziaten, lauréate 2015 du Prix pour la prévention des conflits > <a href="https://t.co/QVMBDqt3DP">https://t.co/QVMBDqt3DP</a> <a href="https://t.co/UNynHNDshZ">pic.twitter.com/UNynHNDshZ</a></p>— Fondation Chirac (@fondationchirac) <a href="https://twitter.com/fondationchirac/status/667334371720974337">19 Novembre 2015</a></blockquote>
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Latifa Ibn Ziaten, che da anni promuove l'integrazione tra le diverse comnità, punta poi il faro su aspetti della vita quotidiana che possono e devono migliorare e cambiare. “Nelle scuole il 95% dei ragazzi è di origine magrebina - afferma - ma non riescono ad integrarsi, non riescono a progredire, non possono amare la Francia in queste condizioni. Affinché amino la Francia bisogna tendergli la mano, questo è molto importante. Oggi c’è un dolore enorme, ci sono sofferenze enormi, bisogna aiutare anche i genitori e il mondo dell’istruzione. Siamo noi che dobbiamo educare i nostri bambini, trasferire loro i nostri valori, i valori del Paese in cui sono nati. Questo è quello che io cerco di fare nella vita quotidiana, ma ho bisogno di aiuto ho bisogno di sostegno, vi prometto che continuerò nella mia battaglia per portare il mio messaggio di pace. Amo la Francia, amo il Marocco, amo entrambi: sono mia madre e mio padre. Non posso separarli”.
La notte degli attentati a Parigi, la notte del 13 novembre, Latifa Ibn Ziaten era in Marocco, vicino a Tangeri, dove è sepolto il figlio. “Volevo rendere omaggio al mio bambino prima di ricevere il riconoscimento per dirgli che è in questo modo che io rendo onore alla sua memoria”.