Il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian: “Partiranno non appena avremo chiaramente identificato gli obiettivi”. Nei giorni scorsi Hollande aveva definito le incursioni aeree necessarie. Escluso un appoggio ad Assad, che dice: per fermare i migranti basta soldi dell'Europa ai terroristi
Il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha annunciato raid aerei dei Rafale di Parigi contro le postazioni dell'Isis in Siria "nelle prossime settimane". Lunedì il presidente Francois Hollande aveva confermato che dopo i voli di ricognizione di questi giorni ci sarebbero state incursioni aeree, giudicandole "necessarie".
"Assad non è la soluzione" - Sollecitato da un giornalista della radio francese France Inter su quando i caccia francesi - che dall'8 settembre effettuano in Siria voli di ricognizione - passeranno ai bombardamenti, il ministro ha chiarito che cominceranno "nelle prossime settimane": "Non appena avremo chiaramente identificato gli obiettivi".
Sull’eventualità di un appoggio anti-Isis al presidente Bashar al Assad, Le Drian ha detto che questi "non è la soluzione. Se ne deve andare al più presto possibile, in Siria serve una soluzione politica. Il nostro nemico è Daesh, Assad è il nemico del suo popolo".
Assad: per fermare i migranti basta soldi ai terroristi - Non è d'accordo il presidente siriano Bashar al-Assad, che in un'intervista ai media russi ha detto: i media occidentali stanno cercando di far passare l'idea che il problema della Siria sia il suo presidente, ma il presidente “assume il potere con il consenso del popolo attraverso le elezioni e se lascia lo fa su richiesta del popolo, non per decisione degli Stati Uniti, del Consiglio di sicurezza dell'Onu, della Conferenza di Ginevra o del comunicato di Ginevra”. Poi, sull'afflusso massiccio di profughi, ha aggiunto: è “responsabilità” dell'Europa visto che "ha sostenuto e continua a sostenere e a coprire il terrorismo". E ancora: “Non ci si può opporre ai terroristi e stare allo stesso tempo dalla loro parte. La cooperazione tra l'Occidente e Jabhat al-Nusra è un dato di fatto. Noi tutti sappiamo che Jabhat al-Nusra e Isis ricevono armi, denaro e volontari dalla Turchia, che mantiene stretti rapporti con l'Occidente. Ma se i Paesi occidentali decidono di cambiare la loro politica, non ci opporremo alla cooperazione con loro a condizione che sia una coalizione antiterrorismo reale e non illusoria”.