Dopo le smentite delle ore scorse, i satelliti dell'agenzia delle Nazioni Unite mostrerebbero le immagini dei resti del gioiello del sito archeologico. Intanto lo Stato Islamico avanza in Siria. E a Sirte arrivano 200 uomini di Boko Haram
La speranza generata da una smentita solo verbale anche se autorevole è durata poche ore, schiacciata dall'evidenza fotografica: un'agenzia dell'Onu ha confermato che l'Isis in Siria ha raso al suolo i resti del Tempio di Bel, il massimo gioiello del sito archeologico di Palmira.
La conferma sul crimine contro la cultura dell'umanità si affianca a informazioni sul rafforzamento dell'organizzazione jihadista dello Stato islamico (Isis) sulla costa libica dopo l'annunciato arrivo a Sirte di circa 200 combattenti nigeriani di Boko Haram, loro alleati nella sanguinaria guerra fondamentalista.
La conferma della distruzione del tempio - La distruzione con 30 tonnellate di esplosivo del tempio di Bel (o Baal, assimilato al greco Zeus) era stata annunciata domenica da attivisti locali. Il direttore siriano delle antichità, Mamoun Abdelkarim, subito aveva smentito, sostenendo che il tempio del primo secolo dopo Cristo si era in parte salvato e che la base e il colonnato erano ancora in piedi. In nottata però è arrivata la nuova doccia fredda, stavolta presumibilmente definitiva: secondo analisti satellitari dell'Onu, ci sono immagini che mostrano come dell'edificio "non rimane quasi nulla". "Possiamo confermare la distruzione dell'edificio principale del Tempio di Bel come anche della fila di colonne nelle sue immediate vicinanze", si afferma in una dichiarazione dell'Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (Unitar). Solo una settimana fa, sempre a Palmira, era stato distrutto un altro tempio, il santuario di Baalshamin in un nuovo culmine, ormai superato, dell'iconoclastia islamica dell'Isis.
L'avanzata in Siria - In Rete lo Stato islamico ha invece continuato la sua opera di terrorismo mediatico pubblicando immagini e video della sua ultima macabra trovata: bruciare vivi i nemici fatti prigionieri. Nel filmato apparso sui profili Internet del gruppo jihadista si vedono quattro miliziani sciiti iracheni, membri dei gruppi paramilitari anti-Isis, appesi e incatenati ad altrettanti ganci e arsi vivi. I prigionieri indossano le ormai consuete tute arancioni, le stesse fatte indossare dall'Isis alle sue vittime in Siria, Iraq e Libia.
Dalla Siria inoltre arriva la notizia, non confermata da fonti indipendenti, dell'avanzata dell'Isis verso il cuore moderno della capitale Damasco, ancora controllata dalle forze governative e dai loro alleati Hezbollah libanesi e Pasdaran iraniani. Da ore sono in corso combattimenti nei quartieri meridionali confinanti con sobborghi in mano ai jihadisti.
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), piattaforma vicina alle opposizioni e che dal 2007 monitora le violenze nel Paese, riferisce di combattimenti tra i quartieri di Asali e Qadam. I jihadisti si sono infiltrati dal confinante sobborgo di Hajar al Aswad, dove da oltre un anno hanno stabilito la loro roccaforte nella periferia meridionale di Damasco.
A Sirte 200 di Boko Haram - E dalla Libia fonti locali concordano nell'affermare che 200 terroristi nigeriani di Boko Haram sono giunti a Sirte passando attraverso il Niger orientale. In Nigeria i Boko Haram hanno compiuto dal 2009 decine di attentati e attacchi a villaggi compiendo atrocità di ogni genere, con almeno 15.000 morti e un milione e mezzo di sfollati.
La dichiarata alleanza con lo Stato islamico risale all'inizio di quest'anno. Gli esperti affermano che per i jihadisti nigeriani è ormai facile arrivare in Libia, anche perché l'Isis è pronto a finanziare il passaggio di uomini e armi dall'Africa sub-sahariana al Nordafrica. Non è chiaro se i miliziani nigeriani abbiano partecipato alla parata organizzata dallo Stato islamico a Sirte. Secondo fonti locali, nel porto libico ieri si era svolta una riunione jihadista in una sala conferenze della città.