Marò, Tribunale del Mare: stop a disputa giudiziaria India-Italia

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Roma avrebbe voluto il rientro di Girone e la permanenza di Latorre nel nostro Paese come misure temporanee ma i giudici hanno deciso che occorre attendere la conclusione dell'iter giudiziario dell'Aja. E chiedono ai due paesi di sospendere le procedure in corso. Delrio: "Speravamo in sentenza diversa"

“L'Italia e l'India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa". Così il Tribunale del Mare di Amburgo. La decisione è stata presa dai giudici con 15 voti a favore e 6 contrari.

 

Respinte le richieste dell'Italia - L'Italia aveva chiesto al Tribunale di consentire il rientro di Salvatore Girone dall'India e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misura temporanea. Ma dal momento che sarà compito dell'arbitrato internazionale all'Aja "giudicare nel merito del caso", i giudici "non considerano appropriato prescrivere misure provvisorie poiché questo toccherebbe questioni legate al merito del caso".

 

La reazione di Roma - Bene lo stop del tribunale del mare alla giurisdizione indiana, delusione per la mancata adozione di misure per Girone e Latorre e intenzione di "rinnovare le richieste relative alla condizione dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale": questa in sintesi la posizione dell'Italia espressa dall'agente del governo italiano ad Amburgo Francesco Azzarello sul verdetto.

La sentenza di Amburgo è "un risultato utile. Ha stabilito in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò. Per noi è un risultato utile. Sarà l'arbitrato internazionale come l'Italia aveva chiesto, a gestire questo caso", dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Mentre il ministro Delrio, a Sky TG24, dice: "Speravamo in una decisione diversa".

 

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