Strage di Suruc, la Turchia oscura Twitter

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I funerali di una delle vittime dell'attentato a Suruc
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La magistratura turca ha bloccato per alcune ore il social network per impedire la diffusione di immagini dell'attentato provocato da un kamikaze dell'Isis e costato la vita a 32 attivisti socialisti. Il governo di Ankara sotto accusa per aver sottovalutato la minaccia islamista

La magistratura turca ha bloccato oggi, mercoledì 22 giugno, il popolare social network Twitter per alcune ore per rimuovere le foto e video relative all'attentato suicida di due giorni fa a Suruc, costato la vita ad almeno 32 persone. I tribunali in Turchia possono infatti proibire la diffusione di immagini e informazioni relative a situazioni di crisi che investono il Paese. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Anadolu, il giudice di pace della cittadina al confine con la Siria ha così disposto "a partire dal 22 luglio" il divieto di pubblicazione di "materiale relativo all'attacco terroristico da parte di televisioni e giornali".

 

Chiesta la rimozione di 107 messaggi - Congelato anche l'accesso alle immagini diffuse via Internet. Stando al quotidiano Hurriyet nell'arco di quattro è stato intimato la rimozione da Twitter di 107 post sull'argomento, anche se in concreto l'operazione è stata portata a compimento nel tempo stabilito solo per metà, con la cancellazione di cinquanta messaggi. I rimanenti 57 sono stati eliminati solo in seguito, insieme alle foto e ai video collegati all'hashtag #suructakatliamvar, che si è diffuso in modo molto rapido in seguito alla carneficina dell'altro ieri. Subito dopo bandito un altro hashtag, #TwitterBlockinTurkey, divenuto nel frattempo trending topic in pochissimo tempo.


Due giorni fa la strage - Il 20 luglio un attentatore kamikaze, un ventenne affiliato all'Isis, si è fatto esplodere in mezzo a un gruppo di giovani attivisti socialisti in un centro culturale a Suruc in Turchia, a una decina di chilometri di distanza dal confine con la Siria. Le vittime venivano da tutto il paese e facevano parte di una missione umanitaria che si sarebbe dovuta recare a Kobane, la città curda assediata dall'Isis. Dopo l'attentato diversi media hanno criticato il governo di Ankara per aver sottovalutato il rischio di possibili attacchi da parte dello Stato islamico.


In passato altre censure su Twitter - In base ai dati forniti sempre da 'Hurriyet', dal 2010 al 2014 i social media in Turchia sono stati destinatari di oltre centocinquanta 'ordini di non pubblicazione' relativi alla morte di civili, a casi di corruzione, alla diffusione del contenuto di intercettazioni, alle tragedie nelle miniere di Soma ed Ermenek, e persino in occasione della 'calciopoli' locale. Lo scorso marzo, su richiesta del presidente Recep Tayyip Erdogan, l'accesso a Twitter fu bloccato da un tribunale di Ankara: provvedimento poi annullato dalla Corte Costituzionale per violazione dei diritti dei cittadini. Il 'blocco delle pubblicazioni' disposto oggi era stato preceduto di 24 ore dal divieto di manifestazioni, comizi e assembramenti emesso da Izzettin Kucuk, prefetto della provincia sud-orientale di Sanliurfa ove si trova Suruc, e valido sull'intero territorio.

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