Libia, italiani rapiti. Gentiloni: "Dobbiamo stare uniti"

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L'inviato Onu per la Libia, Bernardino Leon, e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (Ansa)

Secondo il ministro degli Esteri le interpretazioni politiche sul rapimento dei 4 tecnici della Bonatti "sono premature". L'ambasciatore libico in Italia aveva ipotizzato una "vendetta da parte dei trafficanti di esseri umani". Intanto dall'Onu si chiede la liberazione "senza condizioni"

"Dare interpretazioni politiche sul movente del rapimento in Libia dei quattro italiani è prematuro ed imprudente". Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni non si sbilancia sulla sorte dei 4 connazionali rapiti. "Questo non è il momento di esercitarsi sui retroscena - ha aggiunto il ministro - ma per mostrare il volto di un Paese unito come l'Italia che conosce il terreno e ha fiducia nel lavoro della diplomazia e dell'intelligence". Il titolare della Farnesina ha poi dichiarato (VIDEO) che "rendere sicuro il percorso di stabilizzazione in Libia non significa inviare spedizioni di migliaia di soldati". Una volta raggiunto un accordo in Libia l'Italia contribuirà con "un sofisticato lavoro di training, monitoraggio e sorveglianza Che sarà fatto rispondendo alle richieste dei libici".

 

L'Onu condanna il rapimento - Il ministro ha tenuto una conferenza stampa nella quale non sono emerse novità sul caso. Accanto a lui l'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, che ha condannato il rapimento dei tecnici italiani. "Siamo in contatto con l'Italia da quando è successo e la mia squadra sta lavorando per raccogliere informazioni", ha detto Leon sottolineando che l'Onu chiede "il rilascio immediato e senza condizioni dei quattro italiani. L'intera comunità internazionale è impegnata per favorire il loro rilascio". Sulla necessità di una presenza di soldati in Libia, Leon ha spiegato che "non ci sarà una forte missione militare ma un lavoro di addestramento e formazione delle forze libiche. Avremo sicuramente bisogno di una missione di stabilizzazione. La missione avrà una componente civile, una di polizia e magari una componente militare". Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha dichiarato che: "L'Italia fa parte della missione europea, ma per un intervento in Libia serve o una risoluzione Onu o la richiesta del Paese sovrano, o entrambe le cose. Noi non abbiamo nessuna intenzione di fare fughe in avanti".

 

Ambasciatore libico: possibili motivazioni criminali - Poco prima l'ambasciatore libico in Italia, Ahmed Safar, aveva detto che "gli inquirenti in Libia occidentale" che indagano sul sequestro dei quattro italiani rapiti a Mellitah, "sospettano" che dietro il rapimento ci siano "motivazioni criminali" e che "uno o più trafficanti di esseri umani" abbia agito per "rappresaglia" contro la missione che punta ad individuare "le navi che salpano dalla Libia per l'Europa". Secondo l'ambasciatore, "è molto improbabile" che ci siano "motivazioni politiche" dietro il rapimento.

 

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