L’ex segretario di Stato darà ufficialmente il via alla sua corsa per la Casa Bianca con un tweet e un video postato sui social network. Tra i repubblicani invece, dopo Ted Cruz e Rand Paul, lunedì sarà Marco Rubio a lanciare il proprio impegno
Otto anni dopo, Hillary Clinton ci riprova. L’annuncio è atteso per le 12 ora locale di domenica 12 aprile, quando con un tweet – e poi con un video postato sui principali social network – la candidata per antonomasia scenderà ufficialmente in pista.
Obiettivo la Casa Bianca nel 2016, ottenere la nomination democratica che nel 2008 le fu negata da Barack Obama e diventare il 45mo Presidente degli Stati Uniti. Il primo Presidente donna, una carta che questa volta probabilmente vorrà giocare.
Una scelta scontata per molti - La riserva dunque è sciolta, gli anni di riflessione – e i sondaggi – hanno portato la scelta che tutti davano per scontata sin dal primo momento. E anche la nascita della nipotina Charlotte, che qualcuno sosteneva avrebbe potuto trattenerla dall’impegnarsi nuovamente in prima persona, l’ha aiutata a fare il grande passo: "Diventare nonna – scrive nell’epilogo alla nuova edizione del suo libro “Scelte Difficili” - mi ha fatto riflettere a fondo sulle responsabilità che tutti condividiamo per il mondo che ereditiamo e che un giorno consegneremo. Invece di indurmi a rallentare, mi ha spronata ad accelerare".
Il target: giovani, donne, minoranze - Il dado è dunque tratto, si riparte, cercando di fare tesoro degli errori del passato. E allora nessun mega-evento a celebrare il nuovo inizio, per evitare di dare l’impressione di considerare scontata la nomination – uno stile diverso, come ha immediatamente sottolineato anche David Axelrod; al contrario, proprio domenica Hillary sarà in viaggio per l’Iowa, e poi per il New Hampshire, in agenda tanti piccoli incontri, per “scaldare” e “caricare” gli elettori negli Stati che danno il “calcio di inizio” alla stagione delle primarie. Target i giovani, le donne, le minoranze. Bandiere, la middle class e i diritti delle donne. Ma le campagne elettorali spesso impongono la propria narrativa, e così l’impressione è che tutti i candidati – non solo l’ex Segretario di Stato dell’Amministrazione Obama – dovranno esporsi anche sui dossier di politica estera che questa Casa Bianca vuole lasciare come propria eredità. In primis, dunque, Iran e Cuba.
Gli sfidanti repubblicani - Candidati sempre più numerosi. Non nel partito Democratico, dove non ci sono grandi nomi a sfidarla; certamente però nel partito Repubblicano. Dopo Ted Cruz e Rand Paul, lunedì ad annunciare il proprio impegno sarà Marco Rubio. Le primarie dell’Elefantino si annunciano combattute, e questo potrebbe favorire il vincitore nella sfida contro la Clinton. Non per niente, l’ultimo sondaggio Quinnipiac racconta come lei stia perdendo terreno nei confronti degli avversari in alcuni degli swing states.
Il ruolo di Bill - Sullo sfondo, poi, rimane un’incognita: quale ruolo far giocare a Bill. Nessuno come lui sa scaldare una platea e motivare dei finanziatori, già estremamente attivi; ma il 2008 insegna che la sua potenza e aggressività possono essere un’arma a doppio taglio. Allora mise prima in ombra, e poi in seria difficoltà, la moglie. Questa volta, lui stesso ha scherzato, resterà da parte. “Lei deve correre come se non avesse mai corso prima, e credo che il mio ruolo sia da consigliere nel backstage” ha detto in una recente intervista; per poi, però, aggiungere: “Fino a quando non saremo molto, ma molto più vicini alle elezioni”.
Obiettivo la Casa Bianca nel 2016, ottenere la nomination democratica che nel 2008 le fu negata da Barack Obama e diventare il 45mo Presidente degli Stati Uniti. Il primo Presidente donna, una carta che questa volta probabilmente vorrà giocare.
Una scelta scontata per molti - La riserva dunque è sciolta, gli anni di riflessione – e i sondaggi – hanno portato la scelta che tutti davano per scontata sin dal primo momento. E anche la nascita della nipotina Charlotte, che qualcuno sosteneva avrebbe potuto trattenerla dall’impegnarsi nuovamente in prima persona, l’ha aiutata a fare il grande passo: "Diventare nonna – scrive nell’epilogo alla nuova edizione del suo libro “Scelte Difficili” - mi ha fatto riflettere a fondo sulle responsabilità che tutti condividiamo per il mondo che ereditiamo e che un giorno consegneremo. Invece di indurmi a rallentare, mi ha spronata ad accelerare".
Il target: giovani, donne, minoranze - Il dado è dunque tratto, si riparte, cercando di fare tesoro degli errori del passato. E allora nessun mega-evento a celebrare il nuovo inizio, per evitare di dare l’impressione di considerare scontata la nomination – uno stile diverso, come ha immediatamente sottolineato anche David Axelrod; al contrario, proprio domenica Hillary sarà in viaggio per l’Iowa, e poi per il New Hampshire, in agenda tanti piccoli incontri, per “scaldare” e “caricare” gli elettori negli Stati che danno il “calcio di inizio” alla stagione delle primarie. Target i giovani, le donne, le minoranze. Bandiere, la middle class e i diritti delle donne. Ma le campagne elettorali spesso impongono la propria narrativa, e così l’impressione è che tutti i candidati – non solo l’ex Segretario di Stato dell’Amministrazione Obama – dovranno esporsi anche sui dossier di politica estera che questa Casa Bianca vuole lasciare come propria eredità. In primis, dunque, Iran e Cuba.
Gli sfidanti repubblicani - Candidati sempre più numerosi. Non nel partito Democratico, dove non ci sono grandi nomi a sfidarla; certamente però nel partito Repubblicano. Dopo Ted Cruz e Rand Paul, lunedì ad annunciare il proprio impegno sarà Marco Rubio. Le primarie dell’Elefantino si annunciano combattute, e questo potrebbe favorire il vincitore nella sfida contro la Clinton. Non per niente, l’ultimo sondaggio Quinnipiac racconta come lei stia perdendo terreno nei confronti degli avversari in alcuni degli swing states.
Il ruolo di Bill - Sullo sfondo, poi, rimane un’incognita: quale ruolo far giocare a Bill. Nessuno come lui sa scaldare una platea e motivare dei finanziatori, già estremamente attivi; ma il 2008 insegna che la sua potenza e aggressività possono essere un’arma a doppio taglio. Allora mise prima in ombra, e poi in seria difficoltà, la moglie. Questa volta, lui stesso ha scherzato, resterà da parte. “Lei deve correre come se non avesse mai corso prima, e credo che il mio ruolo sia da consigliere nel backstage” ha detto in una recente intervista; per poi, però, aggiungere: “Fino a quando non saremo molto, ma molto più vicini alle elezioni”.