Ucraina, bombe sul mercato a Mariupol. La pace è lontana

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Almeno 30 i morti in un bombardamento sulla città sudorientale. Kiev accusa i ribelli filorussi, che però negano l'attacco. Ieri 23 gennaio i separatisti hanno annunciato l'intenzione di non riprendere i negoziati

Almeno 30 civili sono morti e altri sono rimasti feriti in un bombardamento su un mercato di Mariupol, bastione di Kiev nell'Ucraina orientale. Lo sostiene Oleg Kalinin, portavoce del sindaco della città del sud-est ucraino, citato dall'agenzia Interfax. L'attacco arriva all'indomani dell'annuncio dei separatisti dell'intenzione di non riprendere i negoziati.

I ribelli negano di essere responsabili dell'attacco - I azzi Grad sono piovuti sul grande mercato di un quartiere residenziale della città di 500.000 abitanti affacciata sul Mare di Azov. Mariupol è collocata lungo la strategica arteria che collega le regioni orientali controllate dai ribelli alla penisola di Crimea, annessa dalla Russia a marzo (lo speciale foto - video). Le forze armate e il ministero dell'Interno di Kiev accusano i separatisti della strage, ma i ribelli dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk negano di essere i responsabili del lancio di razzi.

Mogherini: "Ulteriore deterioramento relazioni Ue-Russia"
- Per l'alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini l'attacco a Mariupol "è una ulteriore escalation del conflitto che ha conseguenze tragiche per la popolazione che già soffre da tempo e potrebbe inevitabilmente portare ad un ulteriore deterioramento delle relazioni Ue-Russia".

La pace è lontana - E un accordo di pace appare al momento drammaticamente lontano: saltato il vertice in "formato Normandia" tra Putin, Hollande, Poroshenko e Merkel previsto il 15 gennaio ad Astana, il 21 i ministri degli Esteri dei quattro Paesi si sono incontrati a Berlino e hanno lanciato un appello per il ritiro delle armi pesanti dalla linea di fuoco. Ma le ultime stragi rendono chiaro che l'"accordo" è rimasto lettera morta.
Mosca da parte sua potrebbe avere interesse a far proseguire i combattimenti, non per annettersi il Donbass come ha già fatto con la Crimea, ma per destabilizzare l'Ucraina, la cui economia - da tempo in recessione - è messa in ginocchio dal conflitto nel sud-est ed è sempre più dipendente dai miliardi degli alleati occidentali e del Fmi. La Russia - pure in crisi economica - punta inoltre a un'Ucraina federale, dove il sud-est russofono e in buona parte avverso al governo di Kiev, le permetterebbe di condizionare la politica interna dell'Ucraina. E scongiurare il suo ingresso nella Nato.

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