Attacchi a Sony, Corea del Nord: "Prove che siamo estranei"

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Pyongyang respinge le accuse dell’Fbi sugli attacchi hacker che hanno portato la casa di produzione al ritiro del film The Interview. Poi propone agli Usa un’inchiesta congiunta. Obama: “Nessuno ci imporrà censura”

La Corea del Nord afferma di poter provare di non essere dietro agli attacchi informatici contro la Sony e alle minacce contro il film The Interview che hanno portato alla cancellazione della sua uscita per Natale. Secondo l'agenzia nazionale Kcna, riportata dalla Foxnews, Pyongyang ha anche proposto agli Stati Uniti un'inchiesta congiunta. Se gli Usa respingeranno la proposta della commissione d'inchiesta mista Pyongyang, per bocca di un responsabile del ministero degli Esteri, minaccia "gravi conseguenze".
"Se il governo nordcoreano vuole  veramente aiutare, ammetta di essere colpevole e compensi la Sony per  i danni provocati dal suo attacco" è stata la dura risposta del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano, Mark Stroh.

NYT: "Obama ha chiesto aiuto alla Cina"
- Nelle ore scorse l'Fbi aveva accusato esplicitamente la Corea del nord di essere all'origine degli attacchi informatici contro la Sony. Contro Pyongyang ci sarebbero le "impronte digitali". Sul tema è intervenuto anche il presidente Usa Barack Obama che, nel discorso di fine anno, ha detto: “Un dittatore non può imporci la censura”.  E, secondo il New York Times, l'amministrazione Obama avrebbe cercato anche l'aiuto della Cina nei giorni scorsi per bloccare la capacità della Corea del Nord di lanciare cyber attacchi, ma Pechino non avrebbe risposto.

Pyongyang respinge le accuse: calunnie - In ogni caso la Corea del Nord respinge come “calunnie” le accuse. In precedenza Pyongyang aveva negato di aver organizzato l'attacco informatico ma l'aveva definito "un'azione giusta".

Sony cerca vie alternative per distribuire The Interview - Intanto, la Sony Pictures ha dichiarato che sta cercando vie alternative per distribuire il film The Interview, aggiungendo di aver soltanto rinunciato a mandarlo nelle sale per Natale dopo che le principali catene di cinema lo avevano cancellato dalla programmazione. Intervistato dalla Cnn, il presidente della Sony Michael Lyndon ha dichiarato che la sua compagnia "non si è arresa" a Pyongyang, ma ha deciso soltanto di non distribuire la pellicola per Natale dato "che la maggior parte dei cinema ha scelto di non proiettarlo". Senza cinema "non avevamo altra scelta", ha precisato. "Continuiamo a sperare che quanti vogliono vedere il film avranno l'opportunità di farlo", ha detto ancora Lyndon, spiegando che la compagnia "sta valutando alternative per distribuire il film su un'altra piattaforma".

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