Cuba, Congresso Usa potrebbe allungare i tempi della svolta

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Ketty Riga

La realizzazione del sogno di Obama e di milioni di cubani rischia di infrangersi su un Congresso americano ostile allo storico accordo. E i tempi per un cambiamento vero nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi si annunciano più lunghi del previsto

Potrebbe essere il Congresso americano l’ostacolo lungo la strada della svolta tra Washington e l’Avana. Passata la grande euforia per l’annuncio della fine dell’embargo a Cuba, adesso c’è il rischio concreto che i tempi del disgelo possano essere più lunghi di quelli auspicati da Barack Obama.

E’ stata l’immediata e feroce reazione dei repubblicani a far presagire uno scontro politico che potrebbe durare mesi e mesi, fino ad impattare con la campagna elettorale del 2016, quella che porterà all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Non a caso i probabili candidati presidenziali sono stati tra i primi a reagire allo storico annuncio di Barack Obama e Raul Castro. Ed è già un duello a distanza tra Jeb Bush ed Hillary Clinton. D’altra parte il Congresso, che da gennaio sarà in mano alla destra, ha gli strumenti per rendere complicato il processo di riavvicinamento tra i due paesi: può negare al presidente i fondi necessari per riaprire l'ambasciata a L'Avana, può fare ostruzionismo sulla nomina dell'ambasciatore o votare contro la legge che dovrebbe facilitare i viaggi da e per Cuba.

Ma tattiche politiche a parte, i repubblicani non possono non tenere conto di una realtà ormai consolidata da anni: la maggior parte degli americani è infatti d'accordo con l'avvio di un processo di normalizzazione dei rapporti Usa-Cuba.

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