Il Promotore di Giustizia del tribunale vaticano ha aperto un fascicolo sull'ex presidente dell'istituto Angelo Caloia e l'ex direttore generale Lelio Scaletti. Tra il 2001 e il 2009 avrebbero "svenduto" il patrimonio immobiliare dell'istituto
Il Promotore di Giustizia del del tribunale vaticano ha aperto un'indagine nei confronti di due ex dirigenti dello Ior per ipotesi di peculato per operazioni immobiliari. Gli indagati sono l'ex presidente dell'istituto Angelo Caloia e l'ex direttore generale Lelio Scaletti. Insieme a loro risulta indagato, per concorso, anche l'avvocato Gabriele Liuzzo. L'indagine è partita da una denuncia presentata dallo stesso Ior e si riferisce alla vendita di immobili avvenute in un periodo tra il 2001 e il 2008, quando la banca vaticana disponeva di un patrimonio immobiliare che valeva circa 160 milioni di euro e che si decise di mettere in vendita.
Venduto a prezzi bassi per speculare - Dalle verifiche interne condotte dall'Istituto dall'inizio dell'anno scorso è emerso che quel patrimonio di immobili sarebbe stato "svenduto", con la cessione dei beni a prezzi molto bassi e l'applicazione di tariffe per compensi professionali molto alte. Secondo l'indagini in corso, in alcuni casi dietro le società compratrici ci sarebbero stati gli stessi Caloia, Scaletti e Liuzzo. Una volta riveduti a prezzi di mercato, quindi molto maggiori, gli immobili avrebbero fruttato, a danno dello Ior, un guadagno di almeno 50-60 milioni di euro.
Conti sequestrati allo Ior - Tutti e tre gli indagati hanno ancora dei conti allo Ior nei quali, all'atto del sequestro eseguito un mese fa, sono stati bloccati circa 17 milioni di euro, ritenuti dagli inquirenti frutto del presunto peculato nella compravendita degli immobili. Gli investigatori vaticani sono anche alla ricerca del resto dei presunti proventi illeciti e, se sarà necessario, si potrebbe procedere anche tramite rogatoria internazionale con le autorità italiane.
Venduto a prezzi bassi per speculare - Dalle verifiche interne condotte dall'Istituto dall'inizio dell'anno scorso è emerso che quel patrimonio di immobili sarebbe stato "svenduto", con la cessione dei beni a prezzi molto bassi e l'applicazione di tariffe per compensi professionali molto alte. Secondo l'indagini in corso, in alcuni casi dietro le società compratrici ci sarebbero stati gli stessi Caloia, Scaletti e Liuzzo. Una volta riveduti a prezzi di mercato, quindi molto maggiori, gli immobili avrebbero fruttato, a danno dello Ior, un guadagno di almeno 50-60 milioni di euro.
Conti sequestrati allo Ior - Tutti e tre gli indagati hanno ancora dei conti allo Ior nei quali, all'atto del sequestro eseguito un mese fa, sono stati bloccati circa 17 milioni di euro, ritenuti dagli inquirenti frutto del presunto peculato nella compravendita degli immobili. Gli investigatori vaticani sono anche alla ricerca del resto dei presunti proventi illeciti e, se sarà necessario, si potrebbe procedere anche tramite rogatoria internazionale con le autorità italiane.