Usa: "Pronti a bombardare Isis anche in Siria"

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Il capo del Pentagono Chuck Hagel: "Colpiremo i loro santuari anche nel Paese di Assad. I raid in Iraq sono stati più di 160". Intanto le branche magrebine e yemenita di al-Qaeda lanciano un appello "contro la campagna americana"

I raid Usa sulle postazioni Isis in Iraq sono stati già più di 160. A dirlo, in un'audizione al Senato americano, è il capo del Pentagono Chuck Hagel, spiegando come i bombardamenti siano serviti a indebolire le forze degli estremisti e a dare più tempo al governo di Baghdad di costruire una coalizione più ampia.
"L'Isis ha aspirazioni globali - ha detto il capo del Pentagono - il loro obiettivo è diventare l'avanguardia dell'estremismo islamico nel mondo", prima di aggiungere: "Colpiremo i santuari dell'Isis in Siria".

Appello unitario delle due branche di Al-Qaeda - Poco prima, le branche maghrebine (Aqmi) e yemenita (Aqpa) di al-Qaeda hanno annunciato di unirsi agli jiahdisti sunniti dello Stato Islamico (Isis) contro la minaccia comune della colazione a guida Usa.
In una dichiarazione congiunta senza precedenti Aqap e Aqmi hanno esortato i loro "fratelli" in Iraq e Siria "a smetterla di uccidersi tra di loro e ad unire le forze contro la campagna americana e la sua maligna coalizione che ci minaccia tutti". Di fatto i due gruppi principali di al Qaeda sembrano aver voltato le spalle all'erede di Osama bin Laden, Ayman al Zawahiri, che finora - salvo ripensamenti dell'ultima ora - è sempre stato ostile a Isis.

I raid Usa vicino a Baghdad - Nelle ore scorse i caccia americani sono tornati nei cieli sopra Baghdad colpendo per la prima volta gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis) in una posizione a sud-ovest di Baghdad e non a nord della capitale come era avvenuto finora dall'8 agosto quando è cominciata la controffensiva. Intanto però, a conferma della loro crescente forza, gli jihadisti sono riusciti ad abbattere un cacciabombardiere di Damasco che si era spinto fin sopra a Raqqa, la loro roccaforte in Siria. E invece, il governo di Baghdad, a cui lunedì a Parigi la comunità internazionale ha confermato il pieno appoggio, in casa perde colpi. Il Parlamento non ha concesso la fiducia ai due ministri designati del premier, lo sciita Haider al Abadi: sono stati cassati i due ministri indicati alla Difesa e all'Interno, i cui nomi mancavano ancora all'appello dopo la nomina dei responsabili di tutti gli altri dicasteri.

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