10 Paesi arabi con gli Usa contro l'Isis. Critiche da Mosca

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Al termine di un incontro con Kerry, 10 Stati del Nordafrica e del Golfo Persico si sono detti pronti a far parte della coalizione contro lo stato islamico. Il Cremlino: "Un'aggressione i raid in Siria senza il consenso di Damasco e il mandato dell'Onu"

"L'America non cederà alla paura". Barack Obama ricorda gli attentati dell'11 settembre e, tredici anni dopo, mai si sarebbe immaginato di doversi impegnare in un'altra guerra. Quella che poche ore prima, parlando alla nazione in diretta tv, ha dichiarato ai jihadisti dell'Isis, annunciando una vasta e prolungata campagna di bombardamenti aerei.
"Li colpiremo ovunque", promette, ammettendo per la prima volta esplicitamente che i caccia Usa sono pronti a sferrare un'ondata di raid anche sulla Siria, dove si trovano le principali roccaforti del 'califfato'.

Mosca: "No ad attacchi senza assenso Onu" - Un passaggio del suo discorso che ha scatenato le ire di Mosca, con cui i rapporti sono già tesissimi a causa della crisi in Ucraina e delle nuove sanzioni decise da Bruxelles e da Washington. "Gli attacchi aerei in Siria senza il consenso di Damasco e in assenza di decisioni del consiglio di sicurezza dell'Onu sarebbero un'aggressione e una grossolana violazione del diritto internazionale", tuona il portavoce del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.  

10 Paesi arabi con gli Usa contro Isis - Ma se i rapporti con Putin rischiano di toccare il fondo, Obama incassa un buon risultato sul fronte arabo, con ben dieci Paesi del Nordafrica e del Golfo Persico che - al termine di un incontro col segretario di Stato americano John Kerry tenutosi a Gedda - si sono detti pronti a far parte della grande coalizione contro lo stato islamico del 'califfo' al Baghdadi. Coalizione che ha anche lo scopo di tagliare i finanziamenti ai jihadisti, bloccare il flusso di combattenti stranieri in Iraq e in Siria (la vera minaccia per l'Occidente) e assicurare aiuti umanitari alle popolazioni più minacciate.

Cameron non esclude impegno militare - Intanto, dopo la Francia, anche il premier britannico David Cameron ha aperto alla possibilità di un coinvolgimento militare in Iraq e in Siria, affermando di "non escludere nulla". Un passo avanti rispetto alle precedenti parole del suo ministro degli Esteri, Philip Hammond, che aveva escluso categoricamente l'opzione militare. Cosi' come fatto dal capo della diplomazia tedesca Frank-Walter Steinmeier. Mentre l'Italia, come riferito dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, è pronta a inviare aerei da rifornimento e addestratori, dopo aver già fornito armi ai combattenti curdi.

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