Iraq, a luglio fallito un blitz per liberare James Foley

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James Foley in un'immagine d'archivio

Il Pentagono rivela che poco più di un mese fa ci fu un tentativo delle forze speciali Usa in Siria per liberare gli ostaggi. Il Guardian rivela: anche due italiane nelle mani dei jihadisti. Obama: "Isis vuole il genocidio"

All'inizio di luglio le forze speciali americane, con un blitz autorizzato direttamente da Barack Obama, tentarono di liberare il giornalista James Foley e altri ostaggi americani detenuti in Siria dagli jihadisti dell'Isis, ma l'operazione non andò andata a buon fine perché gli ostaggi non erano nel luogo in cui il commando ha fatto irruzione. La rivelazione arriva direttamente dal Pentagono, poche ore dopo il discorso in cui Barack Obama ha duramente condannato l'esecuzione del giornalista americano da parte dei miliziani dell'Isis. "Per loro non c'è posto nel 21esimo secolo" ha detto il presidente americano. Ma intanto dal il quotidiano britannico Guardian rivela che altri occidentali, tra cui anche due italiane, sono in mano all'esercito jihadista.

Un soldato sarebbe rimasto ferito nel blitz
- La rivelazione sul tentato blitz di luglio è arrivata dall'ammiraglio John Kirby, portavoce del dipartimento della Difesa, che ha spiegato come "sfortunatamente la missione non ha avuto successo. Gli ostaggi non erano presenti nel luogo preso di mira". All'operazione, ha quindi precisato, hanno partecipato forze aeree e terrestri. Kirby non ha fornito dettagli, ma secondo quanto hanno detto alti funzionari dell'amministrazione citati in forma anonima dal Washington Post, all'operazione hanno partecipato decine di militari delle forze speciali, di quasi ogni arma, ed uno di loro è rimasto ferito nel corso di una feroce battaglia con i miliziani dell'Isis. Altre fonti di stampa affermano che il blitz sarebbe scattato il quattro luglio e che almeno cinque miliziani sono rimasti uccisi. Il blitz, hanno detto le fonti del Post, è stato tentato "questa estate", dopo che almeno sei ostaggi occidentali erano stati liberati dai militanti islamici ed erano stati contattati e interrogati dall'intelligence Usa.

Casa Bianca non voleva rivelare blitz - Si tratta della prima operazione militare condotta da forze Usa in Siria di cui si abbia notizia e, successivamente, la portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Caitlin Hayden, ha precisato che l'amministrazione non aveva alcuna intenzione di renderla nota. "Una ampia preoccupazione per la sicurezza degli ostaggi e per la sicurezza operativa rende imperativo che sia mantenuta la massima segretezza possibile" su azioni di questo tipo, ha affermato. Ma "oggi siamo venuti allo scoperto quando oramai era chiaro che numerosi media si preparavano a riferire dell'operazione e che non avremmo avuto altra scelta che confermare" le notizie.

Guardian: "Anche due italiane nelle mani dell'Isis"
- Nella sua edizione online inoltre il quotidiano britannico Guardian rivela che i militanti dell'Isis hanno recentemente sequestrato altri quattro ostaggi stranieri tra Aleppo e Idlib: si tratterebbe di due donne italiane, un danese e un giapponese. Lo scrive il Guardian nell'edizione americana del sito online. I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri ostaggio dei militanti islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari. Dopo il sequestro sono stati trasferiti a Raqqa, la roccaforte Isis nel nord della Siria. Il Guardian non cita fonti e non fa i nomi dei sequestrati: non c'è modo dunque di sapere con certezza se le due italiane siano Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le volontarie scomparse alla fin di luglio nell'area di Aleppo. Il quotidiano britannico osserva che i rapimenti si sono dimostrati un buon business per i militanti islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio un riscatto.

David Cameron: "Sempre più probabile che boia sia britannico"



Attiva una cellula di cittadini britannici
- Si rafforza inoltre sempre più l'ipotesi che il boia di Foley sia un cittadino britannico e che faccia parte di un gruppo più ampio di inglesi che si sono uniti alla jihad. Secondo un'ex ostaggio, citato dal Guardian, si tratterebbe di una cellula formata da tre cittadini inglesi, che agirebbero in Siria, a Raqqa in particolare, principalmente come carcerieri di ostaggi stranieri. Secondo la descrizione fornita dall'ex ostaggio  l'esecutore dell'omicidio di Foley con l'accento inglese potrebbe essere proprio uno di loro, forse il leader del gruppo. Potrebbe inoltre trattarsi di uno dei principali negoziatori per il rilascio di 11 ostaggi islamici consegnati alle autorita' turche qualche mese fa, sottolinea ancora il Guardian. Secondo quanto raccontato al giornale dall'ex ostaggio, rimasto per un anno nelle mani dei sequestratori a Raqqa, l'individuo britannico in questione sarebbe intelligente, istruito e seguace devoto dell'Islam radicale. I tre sarebbero di nazionalita' britannica e per questo chiamati "i Beatles", secondo l'ex ostaggio.

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