Iraq, l’Europa dice sì alle armi ai curdi

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Il consiglio dei ministri degli Esteri ha dato il via libera alla consegna di armamenti ai peshmerga che stanno combattendo contro le milizie dell’Isis. Mogherini: "Per l'Italia sarà necessario un passaggio parlamentare". Attacco al nord: uccisi 80 yazidi

L’Ue dà il via libera all’invio di armi ai curdi in Iraq nello stesso giorno in cui arriva la notizia di un nuovo massacro di yazidi: i jihadisti avrebbero ucciso 80 uomini della minoranza irachena e rapito 100 donne. A riferire la notizia è stata la deputata irachena (membro della comunità degli yazidi) Vian Dakhil.
Il consiglio dei ministri degli esteri dell'Ue ha accolto quindi "con favore" la decisione di alcuni stati membri a consegnare le armi ai curdi iracheni che stanno combattendo contro l'Isis (l’autoproclamato Stato islamico). Lo si legge nelle conclusioni della riunione di Bruxelles sull'emergenza irachena, con migliaia di profughi cristiani e yazidi perseguitati, nelle quali viene spiegato che la risposta alle richieste dei curdi "saranno fatte in accordo alle capacità e leggi nazionali degli Stati membri e col consenso delle autorità nazionali irachene".


Mogherini: per Italia necessario passaggio Camere - Per quanto riguarda l’Italia, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha fatto sapere che "per la decisione politica è necessario il passaggio parlamentare". "Abbiamo ricevuto da parte dai curdi richieste di sostegno e stiamo facendo una valutazione tecnica con loro e anche col ministero della Difesa", ha detto.

Ue contro chi sostiene l'Isis - L'Ue valuterà inoltre come prevenire che lo Stato islamico tragga beneficio dalla vendita di petrolio ed esprime condanna per i sostenitori finanziari dell'Isis, che contravvengono alle risoluzioni dell'Onu.

Appoggio al premier designato Al Abadi - Il consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue ha anche accolto con favore la nomina di Heider Al Abadi come premier designato dell'Iraq e confida "che proceda con urgenza alla formazione di un nuovo governo" insistendo sull'importanza che sia "inclusivo e risponda alle aspirazioni di tutti gli iracheni".
Nella serata di giovedì il premier al-Maliki ha annunciato le sue dimissioni e l’appoggio ad al Abadi, l'uomo incaricato di dar vita ora a un governo di 'larghe intese' e di tentare di ricucire quelle divisioni etnico-confessionali che lui era invece accusato d'aver approfondito, favorendo nei fatti l'ascesa dei jihadisti sunniti e la guerra civile.

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