Juncker verso la presidenza della Commissione. Altre cariche decise probabilmente a luglio. Il premier italiano sarebbe riuscito a ottenere un riferimento più preciso sulla flessibilità nel documento finale. VIDEO
"Se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e preoccuparci più di quanto abbiamo fatto finora della crescita, della lotta alla disoccupazione". A dirlo è Matteo Renzi, che si trova in Belgio per il vertice che dovrà fare il punto sulle nomine europee. "Si tratta di prendere atto del messaggio chiaro arrivato col voto. Un messaggio che fa riflettere per la forza e per il significato: se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e occuparci di crescita e lotta alla disoccupazione" ha continuato il premier.
Una poltrona di peso per l'Italia - Matteo Renzi si trova in Belgio proprio per sedersi al tavolo dei 28 rivendicando la sua 'svolta' fatta di crescita, lavoro e investimenti. Mettendo sul piatto riforme in cambio di vera flessibilità e puntando ad una poltrona di peso con Federica Mogherini 'ministro degli Esteri della Ue'. La partita della nomine sarà però probabilmente affrontata anche in un nuovo vertice dei leader a stretto giro, dopo il 16 luglio, dato che oggi 26 e domani 27 giugno sembra si indicherà solo il nome di Juncker alla guida della Commissione, dopo che il britannico David Cameron è rimasto solo nella sua guerra (anche mediatica) contro l'ex premier lussemburghese.
Dichiarazione più diretta su flessibilità - Nomine a parte, la partita di Renzi va oltre e dal summit vuole ottenere un 'cambio di passo' dell'Europa ed è pronto a soppesare ogni riga di quel 'mandato' per la nuova Commissione che Van Rompuy sta limando fino all'ultimo. Palazzo Chigi sarebbe riuscita a ottenere un "passaggio meno generico", "un passo in più" sulla flessibilità, mettendo nero su bianco la possibilità di usare tutti i margini di manovra.
Intesa sia con Washington che con Berlino - Il premier è in Belgio forte dell'intesa con Barack Obama, da sempre preoccupato per le derive troppo rigoriste nel Vecchio continente. In una telefonata il premier italiano avrebbe incassato dal presidente Usa parole di attenzione per le "ambiziose riforme strutturali" messe in campo da un Paese, l'Italia, "spina dorsale del progetto europeo". Renzi, in queste settimane, ha cercato - e sembra in gran parte esserci riuscito - anche una sintonia diretta con Berlino. L'alleanza con Hollande e Parigi (da sempre interlocutori privilegiati della Germania) c'è. Ma lui preferisce il rapporto diretto con la cancelliera Merkel.
Una poltrona di peso per l'Italia - Matteo Renzi si trova in Belgio proprio per sedersi al tavolo dei 28 rivendicando la sua 'svolta' fatta di crescita, lavoro e investimenti. Mettendo sul piatto riforme in cambio di vera flessibilità e puntando ad una poltrona di peso con Federica Mogherini 'ministro degli Esteri della Ue'. La partita della nomine sarà però probabilmente affrontata anche in un nuovo vertice dei leader a stretto giro, dopo il 16 luglio, dato che oggi 26 e domani 27 giugno sembra si indicherà solo il nome di Juncker alla guida della Commissione, dopo che il britannico David Cameron è rimasto solo nella sua guerra (anche mediatica) contro l'ex premier lussemburghese.
Dichiarazione più diretta su flessibilità - Nomine a parte, la partita di Renzi va oltre e dal summit vuole ottenere un 'cambio di passo' dell'Europa ed è pronto a soppesare ogni riga di quel 'mandato' per la nuova Commissione che Van Rompuy sta limando fino all'ultimo. Palazzo Chigi sarebbe riuscita a ottenere un "passaggio meno generico", "un passo in più" sulla flessibilità, mettendo nero su bianco la possibilità di usare tutti i margini di manovra.
Intesa sia con Washington che con Berlino - Il premier è in Belgio forte dell'intesa con Barack Obama, da sempre preoccupato per le derive troppo rigoriste nel Vecchio continente. In una telefonata il premier italiano avrebbe incassato dal presidente Usa parole di attenzione per le "ambiziose riforme strutturali" messe in campo da un Paese, l'Italia, "spina dorsale del progetto europeo". Renzi, in queste settimane, ha cercato - e sembra in gran parte esserci riuscito - anche una sintonia diretta con Berlino. L'alleanza con Hollande e Parigi (da sempre interlocutori privilegiati della Germania) c'è. Ma lui preferisce il rapporto diretto con la cancelliera Merkel.