Nigeria, Boko Haram: "Ragazze rapite convertite all'Islam"

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Un'immagine del video diffuso da Boko Haram

Un video diffuso dal gruppo terrorista annuncia che le oltre 200 studentesse sequestrate potranno essere rilasciate solo in cambio della libertà per tutti i membri dell'organizzazione detenuti nelle carceri. No dal governo nigeriano

Saranno liberate solo in cambio di prigionieri di Boko Haram le ragazze rapite da una scuola nel nord della Nigeria il 14 aprile scorso. La minaccia arriva dal capo del gruppo terrorista, Abubakar Muhammad Shekau, che ha diffuso un nuovo video della durata di 17 minuti.

La minaccia di Boko Haram - Le immagini ritraggono le studentesse vestite con il tradizionale hijab fino ai piedi che pregano e recitano il primo capitolo del Corano in una zona rurale non identificata. Tre di loro vengono intervistate: due dichiarano di essersi convertite dal cristianesimo all'islamismo mentre una terza afferma che era già musulmana. Per il loro rilascio i terroristi offrono un'unica via d'uscita: la liberazione di tutti i membri di Boko Haram detenuti nelle carceri nigeriane.

Le giovani sono ancora in Nigeria
- I sequestratori non avrebbero oltrepassato il confine verso il Ciad o il Camerun e le ragazze potrebbero dunque ancora trovarsi nel Paese. A riferirlo il governatore dello Stato del Borno, Kashim Shetima, in base alle segnalazioni ricevute da alcuni testimoni. Intanto, il presidente francese Francois Hollande ha annunciato per sabato 17 maggio a Parigi la convocazione di un vertice che riunirà almeno cinque paesi africani per discutere dei problemi di sicurezza legati alle attività del gruppo jihadista. Secondo l'entourage di Hollande, scrive Le Monde, i paesi che parteciperanno al meeting sono Nigeria, Ciad, Camerun, Niger e Benin, insieme a Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione europea.
"E' estremamente importante che ci sia un coordinamento di un'azione comune da parte dell'Unione europea", ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini.

Il governo: "Non trattiamo con i Boko Haram"– Secondo fonti di intelligence della rete britannica Sky News, il governo nigeriano avrebbe stabilito un contatto indiretto con il gruppo jihadista, ma un ministro del governo nigeriano ha fatto sapere che l'esecutivo si rifiuta di liberare i prigionieri dei Boko Haram in cambio del rilascio delle studentesse.
"Il governo della Nigeria non ha intenzione di pagare un riscatto o di comprare le ragazze perché la vendita di esseri umani è un crimine contro l'umanità" ha detto inoltre a Sky News Reuben Abati, un consigliere speciale del presidente.

Gli Stati Uniti non invieranno squadre di ricerca - Gli Stati Uniti non invieranno truppe per la ricerca del luogo in cui sono tenute prigioniere le giovani. "Fino a questo momento non ne abbiamo l’intenzione", ha detto il capo del Pentagono, Chuck Hagel, nel corso di un’intervista al canale televisivo ABC. La scorsa settimana Washington aveva inviato nel continente africano una missione di consiglieri militari per aiutare Abuja nella ricerca delle ragazze. "Sarà molto difficile. E’ un paese grande", ha spiegato Hagel, "ma metteremo in campo qualsiasi mezzo possibile per aiutare il governo nigeriano".

Prosegue la mobilitazione sui social network - Da Malala a Michelle Obama, da Amnesty Internation a Emergency, su Twitter prosegue con l'hashtag #BringBackOurGirls la mobilitazione per le studentesse, rilanciata dalla giovane studentessa pakistana Malala Yousafzai. Tra loro anche l'attrice Emma Watson, celebre per aver interpretato il ruolo di Hermione Jean Granger nella saga cinematografica di Harry Potter.

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