Ucraina: referendum separatista, plebiscito annunciato
MondoIl risultato "sostanzialmente definitivo" annunciato dai promotori della repubblica popolare di Donetsk parla dell'89% di voti a favore della secessione da Kiev. Ue e Usa : "Voto illegale". Ritrovato impiccato il capo della polizia
E' un plebiscito annunciato il controverso referendum indipendentista nelle regioni russofone dell'Ucraina orientale di Donetsk e Lugansk, organizzato anche tra le barricate dai secessionisti filorussi, in contrapposizione a quelli che definiscono i 'fascisti' di Kiev usciti dalla rivoluzione 'filo-occidentale' del Maidan.
I risultati finali saranno noti solo nelle prossime ore, ma l'alta affluenza (oltre il 70% a metà pomeriggio di domenica: FOTO) è stata confermata da Roman Luaghin, presidente della commissione elettorale, secondo il quale del 74,87% dei votanti, l'89,07% ha detto sì all'indipendenza dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, contro i no al 10,19%.
Ue e Usa: "Voto illegale" - Un voto che per l'Occidente è "illegale", come ha ribadito nella serata di domenica anche la portavoce del capo della diplomazia europea Catherine Ashton, che il presidente francese Francois Hollande ha bollato come "nullo e non valido" e che gli Usa hanno condannato fin dalla vigilia con parole durissime.
Ma soprattutto un voto che per Kiev è una "farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino", come ha denunciato il ministero degli Esteri. Sullo sfondo, rispettivamente, le speranze e i timori che la Russia lo possa utilizzare come pretesto per una ulteriore annessione in stile Crimea (LO SPECIALE) o per riconoscere un'altra repubblica secessionista, come l'Ossezia del sud e l'Abkazia in Georgia. O la Transnistria in Moldova, le cui autorità hanno sequestrato al vicepremier russo Dmitri Rogozin, in partenza da Chisinau, una petizione che chiede a Mosca un riconoscimento pieno.
Giappone: "Un referendum non giustificabile" - Il referendum nell'Est dell'Ucraina tenuto per decidere il distacco da Kiev "non è giustificabile". Questa la posizione del Giappone, espressa da Yoshihide Suga. Il portavoce del governo ha ribadito la contrarietà ad azioni che violano il diritto internazionale.
Uno scenario nel quale va segnalato il mutato atteggiamento dell'oligarca Rinat Akhmetov, l'uomo più ricco del Paese, il re del Donbass e il patron del club calcistico dello Shaktar Donetsk: Metinvest, la holding del magnate ex finanziatore del deposto presidente Ianukovich, ha chiesto a Kiev di non usare l'esercito contro il "pacifico Donbass", ma d'ascoltarne la voce, annunciando addirittura "brigate di volontari" tra i propri dipendenti "per mantenere l'ordine assieme alla polizia municipale a Mariupol", secondo centro della regione teatro il 9 maggio di un sanguinoso blitz delle forze ucraine.
Ritrovato impiccato il capo della polizia - La città dove domenica - mentre spuntava il giallo del presunto rapimento del deputato nazionalista radicale e candidato presidenziale Oleg Liashko - è stato ritrovato impiccato il capo della polizia, Valeri Androshchuk, morto in circostanze controverse: forse ucciso dalla vendetta della gente, forse suicida per rimorso. Una scelta di campo, quella di Akhmetov, che potrebbe dare la spallata decisiva alla secessione, tanto che il capo dell'amministrazione presidenziale Serghiei Pashinski, pur escludendo al momento che Akhmetov sia tra i finanziatori della rivolta, lo ha sollecitato a "ritornare alle sue precedenti dichiarazioni a favore di un'Ucraina unita e indipendente" perché la sua richiesta rischia di "diffondere l'infezione attraverso tutto il Paese".
5 milioni di elettori coinvolti - Il voto, previsto dalle 8 alle 22 locali, si è svolto in un clima di relativa calma in circa 3000 seggi per circa 5 milioni di elettori (3,2 nella regione di Donetsk, 1,8 in quella di Lugansk), a volte in seggi desolatamente semivuoti, a volte invece con lunghe code, come a Mariupol o tra le barricate di Sloviansk, roccaforte della rivolta circondata dall'esercito e nelle cui vicinanze si sono udite numerose e forti detonazioni nella mattinata e in serata. Impossibile verificare la reale affluenza di una consultazione senza osservatori indipendenti o internazionali, svoltasi peraltro con il coprifuoco o "clandestinamente" in alcune localita' assediate.
Le denunce di brogli - E turbata qua e là dai blitz della Guardia nazionale ucraina per impedire la consegna delle schede o per sequestrarle: a Krasnoarmeisk è stato ucciso anche un civile. Singoli episodi di irregolarità sono stati segnalati da alcuni dei 500 giornalisti stranieri, come il voto multiplo in più seggi o con il passaporto di altre persone, oppure pacchi di schede gia' votate.
La consultazione, di trasparente, sembra avere in ogni modo solo le urne: le liste degli aventi diritto sono quelle del 2012 (Kiev ha bloccato i database), le commissioni elettorali sono a senso unico. Ma le migliaia di persone che comunque sono andate ai seggi non si sono posti problemi di legittimità.
I risultati finali saranno noti solo nelle prossime ore, ma l'alta affluenza (oltre il 70% a metà pomeriggio di domenica: FOTO) è stata confermata da Roman Luaghin, presidente della commissione elettorale, secondo il quale del 74,87% dei votanti, l'89,07% ha detto sì all'indipendenza dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, contro i no al 10,19%.
Ue e Usa: "Voto illegale" - Un voto che per l'Occidente è "illegale", come ha ribadito nella serata di domenica anche la portavoce del capo della diplomazia europea Catherine Ashton, che il presidente francese Francois Hollande ha bollato come "nullo e non valido" e che gli Usa hanno condannato fin dalla vigilia con parole durissime.
Ma soprattutto un voto che per Kiev è una "farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino", come ha denunciato il ministero degli Esteri. Sullo sfondo, rispettivamente, le speranze e i timori che la Russia lo possa utilizzare come pretesto per una ulteriore annessione in stile Crimea (LO SPECIALE) o per riconoscere un'altra repubblica secessionista, come l'Ossezia del sud e l'Abkazia in Georgia. O la Transnistria in Moldova, le cui autorità hanno sequestrato al vicepremier russo Dmitri Rogozin, in partenza da Chisinau, una petizione che chiede a Mosca un riconoscimento pieno.
Giappone: "Un referendum non giustificabile" - Il referendum nell'Est dell'Ucraina tenuto per decidere il distacco da Kiev "non è giustificabile". Questa la posizione del Giappone, espressa da Yoshihide Suga. Il portavoce del governo ha ribadito la contrarietà ad azioni che violano il diritto internazionale.
Uno scenario nel quale va segnalato il mutato atteggiamento dell'oligarca Rinat Akhmetov, l'uomo più ricco del Paese, il re del Donbass e il patron del club calcistico dello Shaktar Donetsk: Metinvest, la holding del magnate ex finanziatore del deposto presidente Ianukovich, ha chiesto a Kiev di non usare l'esercito contro il "pacifico Donbass", ma d'ascoltarne la voce, annunciando addirittura "brigate di volontari" tra i propri dipendenti "per mantenere l'ordine assieme alla polizia municipale a Mariupol", secondo centro della regione teatro il 9 maggio di un sanguinoso blitz delle forze ucraine.
Ritrovato impiccato il capo della polizia - La città dove domenica - mentre spuntava il giallo del presunto rapimento del deputato nazionalista radicale e candidato presidenziale Oleg Liashko - è stato ritrovato impiccato il capo della polizia, Valeri Androshchuk, morto in circostanze controverse: forse ucciso dalla vendetta della gente, forse suicida per rimorso. Una scelta di campo, quella di Akhmetov, che potrebbe dare la spallata decisiva alla secessione, tanto che il capo dell'amministrazione presidenziale Serghiei Pashinski, pur escludendo al momento che Akhmetov sia tra i finanziatori della rivolta, lo ha sollecitato a "ritornare alle sue precedenti dichiarazioni a favore di un'Ucraina unita e indipendente" perché la sua richiesta rischia di "diffondere l'infezione attraverso tutto il Paese".
5 milioni di elettori coinvolti - Il voto, previsto dalle 8 alle 22 locali, si è svolto in un clima di relativa calma in circa 3000 seggi per circa 5 milioni di elettori (3,2 nella regione di Donetsk, 1,8 in quella di Lugansk), a volte in seggi desolatamente semivuoti, a volte invece con lunghe code, come a Mariupol o tra le barricate di Sloviansk, roccaforte della rivolta circondata dall'esercito e nelle cui vicinanze si sono udite numerose e forti detonazioni nella mattinata e in serata. Impossibile verificare la reale affluenza di una consultazione senza osservatori indipendenti o internazionali, svoltasi peraltro con il coprifuoco o "clandestinamente" in alcune localita' assediate.
Le denunce di brogli - E turbata qua e là dai blitz della Guardia nazionale ucraina per impedire la consegna delle schede o per sequestrarle: a Krasnoarmeisk è stato ucciso anche un civile. Singoli episodi di irregolarità sono stati segnalati da alcuni dei 500 giornalisti stranieri, come il voto multiplo in più seggi o con il passaporto di altre persone, oppure pacchi di schede gia' votate.
La consultazione, di trasparente, sembra avere in ogni modo solo le urne: le liste degli aventi diritto sono quelle del 2012 (Kiev ha bloccato i database), le commissioni elettorali sono a senso unico. Ma le migliaia di persone che comunque sono andate ai seggi non si sono posti problemi di legittimità.