Fidesz, il partito del premier populista ottiene il 46% dei voti e si aggiudica così due terzi dei seggi. Preoccupa l'affermazione dell'estrema destra di Jobbik, intorno al 20%. L'alleanza di centrosinistra si ferma al 25% dei consensi
Trionfa in Ungheria Viktor Orban, il premier che allarma l'Europa. Iconservatori del partito Fidesz sono intorno al 46% dei consensi che, grazie alla nuova legge elettorale, significa, ancora una volta, una maggioranza di due terzi nel Parlamento: 133 o 134 seggi su un totale di 199. L'Alleanza democratica, che sognava di battere il governo che spaventa ed irrita Bruxelles, ha raggiunto un risultato piuttosto modesto, fermandosi intorno al 25% dei voti. Mentre si afferma, come si temeva, l'estrema destra xenofoba e antisemita del partito Jobbik (tradotto: I migliori), con circa il 20% dei voti. Incerta la situazione per il partito verde, Politica Diversa (Lmp), che rischia di finire sotto il quorum e non essere rappresentato in Parlamento. Il resto, ma si tratta soltanto dell'1%, è andato sparpagliato fra varie liste di piccole formazioni, di recente costituzione. L'affluenza, malgrado gli appelli rivolti soprattutto dall'opposizione, è stata percettibilmente più bassa dell'ultima volta, assestandosi attorno al 62%.
La soddisfazione di Orban - Orban, ringraziando gli elettori per la vittoria stravolgente del suo partito, ha detto in serata: "Le polemiche degli anni passati sono chiuse definitivamente. I cittadini hanno dato ragione e giustificazione al Fidesz, l'Ungheria è unita." Orban ha aggiunto, forse rispondendo agli antieuropeisti di Jobbik: l'appartenenza dell'Ungheria all'Ue non è piu in discussione. In nome dell'Alleanza, Gordon Bajnai ha espresso la sua delusione per il risultato. "L'Alleanza non ha saputo rispondere alle aspettative di quelli che volevano un cambiamento. Abbiamo fallito, ma dobbiamo continuare a lavorare per un paese democratico, europeo, e solidale."
Caos ai seggi - La giornata elettorale è stata segnata, alla fine, dal caos e dalle proteste: a causa della decisione dell'Ufficio elettorale di prolungare di un'altra ora le operazioni di voto per via delle lunghe file presenti in alcuni seggi dopo le 19. A quell'ora, però, sono stati diffusi i dati dei primo exit poll con il paradosso che, da una parte, proseguivano le operazioni di voto, e, dall'altra, erano cominciate quelle di spoglio delle schede. La circostanza ha provocato contestazioni e minacce di ricorsi da parte dei partiti, oltre alle critiche aspre di commentatori e politici che hanno gridato allo scandalo.
Orban, un premier che divide il paese - Il premier nazionalpopulista Viktor Orban, malvisto dall'Ue e dalla sua opposizione perché accusato di avere di fatto smantellato lo stato di diritto in Ungheria - fra l'altro con una controversa riforma costituzionale - porta a casa una vittoria netta. Il suo partito, Fidesz, nella legislazione passata, aveva una maggioranza di due terzi, e con le nuove regole del voto, rimaneggiate per favorire i governanti, porta a casa lo stesso risultato, sia pur con meno voti di quattro anni fa (allora il 52,7%). Orban, che ha diviso il paese, fra chi lo ammira come un eroe nazionale e chi lo detesta come l'artefice di un regime, è accusato di avere messo sotto controllo tutte le istituzioni del paese: i media, la giustizia, l'economia, la cultura e la scuola. Le armi vincenti di Orban, un nazionalismo senza freni ("difende gli interessi degli ungheresi contro multinazionali, banche ed Ue" dicono i suoi) e il suo populismo, che promette il taglio delle bollette, tutela per la gente e potere dello stato che vuole rinazionalizzare tutto, apparentemente hanno funzionato. L'alleanza democratica - socialisti, centristi, liberali, democratici, e una parte dei verdi - è partita tardi ed è stata oscurata in campagna elettorale. E Attila Mesterhazy il 40enne socialista, che guidava l'alleanza si è confermato un leader giovane, privo del carisma necessario per battere Orban.
La soddisfazione di Orban - Orban, ringraziando gli elettori per la vittoria stravolgente del suo partito, ha detto in serata: "Le polemiche degli anni passati sono chiuse definitivamente. I cittadini hanno dato ragione e giustificazione al Fidesz, l'Ungheria è unita." Orban ha aggiunto, forse rispondendo agli antieuropeisti di Jobbik: l'appartenenza dell'Ungheria all'Ue non è piu in discussione. In nome dell'Alleanza, Gordon Bajnai ha espresso la sua delusione per il risultato. "L'Alleanza non ha saputo rispondere alle aspettative di quelli che volevano un cambiamento. Abbiamo fallito, ma dobbiamo continuare a lavorare per un paese democratico, europeo, e solidale."
Caos ai seggi - La giornata elettorale è stata segnata, alla fine, dal caos e dalle proteste: a causa della decisione dell'Ufficio elettorale di prolungare di un'altra ora le operazioni di voto per via delle lunghe file presenti in alcuni seggi dopo le 19. A quell'ora, però, sono stati diffusi i dati dei primo exit poll con il paradosso che, da una parte, proseguivano le operazioni di voto, e, dall'altra, erano cominciate quelle di spoglio delle schede. La circostanza ha provocato contestazioni e minacce di ricorsi da parte dei partiti, oltre alle critiche aspre di commentatori e politici che hanno gridato allo scandalo.
Orban, un premier che divide il paese - Il premier nazionalpopulista Viktor Orban, malvisto dall'Ue e dalla sua opposizione perché accusato di avere di fatto smantellato lo stato di diritto in Ungheria - fra l'altro con una controversa riforma costituzionale - porta a casa una vittoria netta. Il suo partito, Fidesz, nella legislazione passata, aveva una maggioranza di due terzi, e con le nuove regole del voto, rimaneggiate per favorire i governanti, porta a casa lo stesso risultato, sia pur con meno voti di quattro anni fa (allora il 52,7%). Orban, che ha diviso il paese, fra chi lo ammira come un eroe nazionale e chi lo detesta come l'artefice di un regime, è accusato di avere messo sotto controllo tutte le istituzioni del paese: i media, la giustizia, l'economia, la cultura e la scuola. Le armi vincenti di Orban, un nazionalismo senza freni ("difende gli interessi degli ungheresi contro multinazionali, banche ed Ue" dicono i suoi) e il suo populismo, che promette il taglio delle bollette, tutela per la gente e potere dello stato che vuole rinazionalizzare tutto, apparentemente hanno funzionato. L'alleanza democratica - socialisti, centristi, liberali, democratici, e una parte dei verdi - è partita tardi ed è stata oscurata in campagna elettorale. E Attila Mesterhazy il 40enne socialista, che guidava l'alleanza si è confermato un leader giovane, privo del carisma necessario per battere Orban.