"Bentornato", i turchi salutano il ritorno di Twitter

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Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il governo ha sbloccato il social network che non era più raggiungibile dal 20 marzo. Erdogan: "Applichiamo la decisione, ma non la rispetto". Un altro tribunale condanna il blocco di Youtube

di Nicola Bruno

#TekrarHoşgeldinTwitter, “Bentornato Twitter”. Con questo hashtag migliaia di turchi hanno salutato il ritorno online del servizio di microblogging che, dallo scorso 20 Marzo non era più raggiungibile. La decisione del governo è arrivata 24 ore dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che il divieto rappresentava una violazione del diritto alla libera espressione garantito dalla Costituzione.
Decisione conto cui, peraltro, si è duramente scagliato il premier  Erdogan. "Dobbiamo applicare la sentenza della corte costituzionale, ma non la rispetto", ha detto Erdogan ai giornalisti.

"Bentornato Twitter" - “Quanto ci sei mancato”, dice un tweet pubblicato subito dopo il ritorno online del servizio di microblogging. “Twitter ha vinto. Il Dittatore ha perso” dice un altro. Molti utenti si dicono contenti dello sblocco, come questo utente che scrive: "Mi sento bene. Mi è davvero mancato essere su Twitter senza usare la VPN".

“Siamo sollevati dalle notizie che provengono dalla Turchia oggi e diamo il benvenuto agli utenti turchi su Twitter”, è stato il messaggio pubblicato da Twitter sul suo account “Policy”. Il post è stato tradotto anche in turco.

Due settimane di blackout - Il blocco di Twitter era attivo dallo scorso 20 Marzo, quando, all’indomani di un duro discorso di Recep Tayyip Erdoğan (“Twitter deve essere sradicato” aveva detto il primo ministro), il servizio è stato oscurato prima con modalità facilmente aggirabili e poi con tecniche più sofisticate. Secondo i dati della società di analisi Somera, se dopo il primo blocco si è registrato un picco di accessi (6 milioni di tweet in 24 ore), poi gli accessi sono diminuiti del 50%.

Le altre sentenze - Lo scorso 21 Marzo un tribunale turco aveva stabilito che non era possibile pronunciarsi contro il divieto, in quanto si trattava di “una decisione esecutiva, non giuridica”. Ma, nei giorni scorsi un tribunale amministrativo di Ankara ha emesso una sentenza di segno opposto. Il governo non ha però riconosciuto questo verdetto. Diverso, invece, il discorso per la Corte Costituzionale che rappresenta il più alto grado di giudizio. Non solo la sua sentenza è diventata subito operativa, ma ora costituisce anche un importante precedente se in futuro le autorità vorranno di nuovo oscurare servizi online.

YouTube ancora inaccessibile - In tutto ciò, però, YouTube, bloccato anch'esso proprio alla vigilia delle elezioni amministrative poi vinte da Erdogan,  sembra essere ancora irraggiungibile in Turchia, anche se contro questo provvedimento, riferisce Hurriyet online, si è pronunciato in queste ore il tribunale locale di Golbasi a Ankara. Il tribunale ha comunque confermato la censura su 15 video giudicati, fonti di possibili rischi per la sicurezza dello Stato.

Sempre secondo Hurriyet Daily News, rimane attiva anche la controversa “deviazione” dei DNS di Google che, almeno in linea teorica, potrebbe permettere alle autorità di “intercettare” le comunicazioni degli utenti. Per questo motivo, segnala sempre Hurriyet, “nonostante gli operatori mobili sono stati i primi fornitori di connettività a sbloccare Twitter, molti turchi consigliano di utilizzare ‘backdoor’, inclusi i network virtuali privati (VPN), per aggirare il blocco di YouTube”. Il servizio di videosharing non è l’unico a essere inaccessibile: secondo una lista aggiornata dal sito web engelliweb.com sono oltre 40.000 i siti attualmente bloccati in Turchia.

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