L'Iran concede l'amnistia a Sakineh, ora è libera

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Sakineh Ashtiani
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La donna, condannata in un primo momento alla lapidazione per aver contribuito all'uccisione del marito assieme al suo presunto amante, era stata al centro di una campagna internazionale che portò alla commutazione della pena

Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata in Iran alla lapidazione e poi all'impiccagione, che non furono mai eseguite grazie a una mobilitazione internazionale senza precedenti, è tornata libera dopo otto anni di carcere in virtù di un'amnistia: a darne l'annuncio l'avvocato di Pordenone Bruno Malattia, che ha seguito il suo caso.

La clemenza è arrivata il 18 marzo - Il legale, che ha patrocinato il caso di Sakineh al Parlamento Europeo, ha precisato che "il provvedimento di clemenza è stato adottato ieri (martedì 18 marzo, ndr) in coincidenza con l'anno nuovo secondo il calendario iraniano" e che l'annuncio è stato dato da Mahamad Javad Larijiani, responsabile dei diritti umani in Iran e diffuso dalla stampa governativa iraniana (Pars News, Jane Jami, Tesermine).

Il caso Sakineh - Sakineh Mohammadi-Ashtiani, 47 anni, di Tabriz, nel nord-ovest dell'Iran, era stata condannata nel 2006, sotto la presidenza di Mahmud Ahmadinejad, alla lapidazione per adulterio, con sentenza poi sospesa nel 2010. Ma ha rischiato poi l'impiccagione in un processo per l'uccisione del marito.
La donna è stata al centro di una campagna internazionale che portò alla commutazione della pena. Il caso di Sakineh era stato anche posto all'attenzione del Parlamento Europeo con la predisposizione di un dossier che documentava l'innocenza della donna e le violenze subite dall'avvocato Hutan Kia che in Iran l'aveva difesa. Fra i governi che si mobilitarono in suo favore anche quello italiano, con l'allora ministro degli esteri Franco Frattini.

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