Tensione altissima nel terzo anniversario della caduta dell’ex raìs. Vittime e feriti negli scontri tra manifestanti e polizia in varie città. I sostenitori del generale al Sisi, invece, sono scesi in piazza per festeggiare. IL RACCONTO DELL'INVIATO
L'Egitto è in fiamme. Tre anni dopo la cacciata di Hosni Mubarak, il Paese è ancora costretto a fare i conti con battaglie nelle strade, attentati e attacchi nel Sinai. In due giorni i morti, complessivamente, sono stati oltre 50, con almeno 700 dimostranti delle varie fazioni, dai Fratelli musulmani che vogliono tornare al potere, ai liberali che hanno animato la rivoluzione contro Mubarak tre anni fa e che si sentono traditi dal ritorno al potere dei militari, finiti in manette. "Le bombe e gli avvenimenti sanguinosi di questi giorni sono segnali molto preoccupanti" ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino, offrendo le condoglianze "alle famiglie delle vittime che pagano il prezzo più alto" e invitando tutte le parti a fermare le violenze. Appello inascoltato.
Oggi, sabato 25 gennaio, nel distretto di Alf-masqan a Giza, megalopoli che abbraccia parte del Cairo, le vittime sono state almeno 15: "E' un massacro", hanno denunciato i sostenitori del presidente deposto lo scorso luglio, Mohamed Morsi. Altri testimoni hanno però sottolineato che i dimostranti hanno lanciato molotov e pietre contro le forze dell'ordine, schierate massicciamente per impedire dimostrazioni, tranne quelle dei pro-Sisi, gli unici a cui è stato consentito di affollare a migliaia piazza Tahrir, simbolo della Rivoluzione del 25 gennaio 2011, per inneggiare al generale capo dell'esercito. Intanto gli elicotteri sorvolavano a bassa quota.
Altro sangue è stato sparso nel cuore della capitale, come di fronte al sindacato dei giornalisti: almeno tre i morti, decine i feriti e gli arresti tra i dimostranti antagonisti, che si oppongono ai Fratelli musulmani come pure al ritorno dei militari al potere. E poi ancora scontri e morti, i più gravi a Mohandessin e Helwan - distretto centrale il primo, alle porte del Cairo l'altro -, Minya, bastione dei pro-Morsi, e Alessandria. A Suez invece un attacco contro una caserma della polizia ha causato almeno 9 feriti, con due reclute in gravi condizioni. Discordanti le versioni ufficiali: le autorità centrali hanno parlato di una autobomba e del lancio di almeno un razzo Rpg. Una dinamica che fonti qualificate locali smentiscono seccamente: "Nessuna autobomba".
In Sinai, dove il gruppo jihadista filo-al Qaeda che ha rivendicato ieri le 4 bombe al Cairo, è molto radicato e protagonista di numerosi attentati, è precipitato un elicottero militare: almeno 5 i militari rimasti uccisi, con testimoni che giurano aver visto un missile colpire il velivolo. Circostanza smentita dalle Forze Armate, che parlano di guasto tecnico.
Oggi, sabato 25 gennaio, nel distretto di Alf-masqan a Giza, megalopoli che abbraccia parte del Cairo, le vittime sono state almeno 15: "E' un massacro", hanno denunciato i sostenitori del presidente deposto lo scorso luglio, Mohamed Morsi. Altri testimoni hanno però sottolineato che i dimostranti hanno lanciato molotov e pietre contro le forze dell'ordine, schierate massicciamente per impedire dimostrazioni, tranne quelle dei pro-Sisi, gli unici a cui è stato consentito di affollare a migliaia piazza Tahrir, simbolo della Rivoluzione del 25 gennaio 2011, per inneggiare al generale capo dell'esercito. Intanto gli elicotteri sorvolavano a bassa quota.
Altro sangue è stato sparso nel cuore della capitale, come di fronte al sindacato dei giornalisti: almeno tre i morti, decine i feriti e gli arresti tra i dimostranti antagonisti, che si oppongono ai Fratelli musulmani come pure al ritorno dei militari al potere. E poi ancora scontri e morti, i più gravi a Mohandessin e Helwan - distretto centrale il primo, alle porte del Cairo l'altro -, Minya, bastione dei pro-Morsi, e Alessandria. A Suez invece un attacco contro una caserma della polizia ha causato almeno 9 feriti, con due reclute in gravi condizioni. Discordanti le versioni ufficiali: le autorità centrali hanno parlato di una autobomba e del lancio di almeno un razzo Rpg. Una dinamica che fonti qualificate locali smentiscono seccamente: "Nessuna autobomba".
In Sinai, dove il gruppo jihadista filo-al Qaeda che ha rivendicato ieri le 4 bombe al Cairo, è molto radicato e protagonista di numerosi attentati, è precipitato un elicottero militare: almeno 5 i militari rimasti uccisi, con testimoni che giurano aver visto un missile colpire il velivolo. Circostanza smentita dalle Forze Armate, che parlano di guasto tecnico.