Anche in risposta alle critiche seguite al datagate, l’amministrazione Obama annuncia una fase 2 del piano d’azione per la trasparenza. E assume 23 nuovi impegni per facilitare l’accesso ai documenti pubblici e rafforzare la partecipazione dei cittadini
di Nicola Bruno
"La mia amministrazione intende creare un livello di apertura nel governo senza precedenti. Lavoreremo insieme per conquistare la fiducia pubblica e creare un sistema di trasparenza, partecipazione e collaborazione”. Così parlava Barack Obama nel 2011 presentando il primo piano per la Trasparenza e l’Open Government della Casa Bianca. Due anni dopo, però, queste parole sembrano stridere non poco con le rivelazioni fatte da Edward Snowden nell’ambito del datagate, secondo cui le amministrazioni Bush e Obama hanno promosso il controverso programma segreto di spionaggio del traffico telefonico e Internet.
Il nuovo piano - Anche nel tentativo di rilanciare un’immagine di presidente “aperto”, nei giorni scorsi Barack Obama ha annunciato la fase due del suo Open Government National Action Plan con 23 nuovi impegni (che vanno ad aggiungersi ai 26 della fase 1). Il nuovo piano espande la portata di diversi servizi lanciati negli anni scorsi, rafforza gli strumenti di accesso ai documenti pubblici e introduce nuove linee guida per la partecipazione dal basso.
We the People, l’innovativo strumento di petizioni dal basso promosso dalla Casa Bianca, verrà migliorato per rendere più facile la raccolta e gestione delle firme anche su siti terzi. A gran richiesta, poi, verrà creato un portale unico per le richieste di accesso ai documenti pubblici secondo quanto stabilito dal Freedom of Information Act (FOIA). Le diverse agenzie governative e federali dovranno attenersi a processi standard di gestione dei documenti, in modo da migliorare e velocizzare la loro accessibilità da parte di cittadini, media e altri interessati.
L’amministrazione Obama conferma il proprio impegno anche sul fronte degli open data. Verrà lanciata una nuova versione di Data.gov, in modo da facilitare il riuso dei dati aperti condivisi da tutte le agenzie federali statunitensi. La Casa Bianca prenderà poi un ruolo attivo in una serie di progetti internazionali per il rilascio di dataset sull’agricoltura e la prevenzione dei disastri naturali, così come per una maggiore trasparenza fiscale.
Il piano prevede anche nuovi strumenti partecipativi per permettere alle comunità locali di discutere e dare indicazioni sulle priorità dei bilanci pubblici, di modo che i cittadini possono avere voce in capitolo su come vengono spese le tasse versate.
Open Government Partnership - Questa fase due rientra all’interno delle promesse fatte dall’amministrazione Usa nell’ambito dell’Open Government Partnership, progetto internazionale lanciato nel 2011 da sei paesi (ora diventati oltre 60 - e tra questi c’è anche l’Italia). Piuttosto che fermarsi ai soliti documenti e convegni ufficiali, i membri di questo gruppo hanno stabilito una serie di impegni minimi sul fronte della trasparenza e si sono poi impegnati a portarli a termine entro una certa data.
Secondo una valutazione indipendente realizzata da Open the Government (coalizione internazionale formata da diverse organizzazioni che lottano per governi più trasparenti), l’amministrazione Obama ha completamente rispettato 8 dei 26 impegni assunti durante il primo Open Government National Action Plan, mentre su 13 sta ancora lavorando e i restanti 5 sono stati solo parzialmente rispettati. Insomma, anche al di là del Datagate, la strada da fare per il governo Obama sul fronte della trasparenza è ancora molto lunga.
"La mia amministrazione intende creare un livello di apertura nel governo senza precedenti. Lavoreremo insieme per conquistare la fiducia pubblica e creare un sistema di trasparenza, partecipazione e collaborazione”. Così parlava Barack Obama nel 2011 presentando il primo piano per la Trasparenza e l’Open Government della Casa Bianca. Due anni dopo, però, queste parole sembrano stridere non poco con le rivelazioni fatte da Edward Snowden nell’ambito del datagate, secondo cui le amministrazioni Bush e Obama hanno promosso il controverso programma segreto di spionaggio del traffico telefonico e Internet.
Il nuovo piano - Anche nel tentativo di rilanciare un’immagine di presidente “aperto”, nei giorni scorsi Barack Obama ha annunciato la fase due del suo Open Government National Action Plan con 23 nuovi impegni (che vanno ad aggiungersi ai 26 della fase 1). Il nuovo piano espande la portata di diversi servizi lanciati negli anni scorsi, rafforza gli strumenti di accesso ai documenti pubblici e introduce nuove linee guida per la partecipazione dal basso.
We the People, l’innovativo strumento di petizioni dal basso promosso dalla Casa Bianca, verrà migliorato per rendere più facile la raccolta e gestione delle firme anche su siti terzi. A gran richiesta, poi, verrà creato un portale unico per le richieste di accesso ai documenti pubblici secondo quanto stabilito dal Freedom of Information Act (FOIA). Le diverse agenzie governative e federali dovranno attenersi a processi standard di gestione dei documenti, in modo da migliorare e velocizzare la loro accessibilità da parte di cittadini, media e altri interessati.
L’amministrazione Obama conferma il proprio impegno anche sul fronte degli open data. Verrà lanciata una nuova versione di Data.gov, in modo da facilitare il riuso dei dati aperti condivisi da tutte le agenzie federali statunitensi. La Casa Bianca prenderà poi un ruolo attivo in una serie di progetti internazionali per il rilascio di dataset sull’agricoltura e la prevenzione dei disastri naturali, così come per una maggiore trasparenza fiscale.
Il piano prevede anche nuovi strumenti partecipativi per permettere alle comunità locali di discutere e dare indicazioni sulle priorità dei bilanci pubblici, di modo che i cittadini possono avere voce in capitolo su come vengono spese le tasse versate.
Open Government Partnership - Questa fase due rientra all’interno delle promesse fatte dall’amministrazione Usa nell’ambito dell’Open Government Partnership, progetto internazionale lanciato nel 2011 da sei paesi (ora diventati oltre 60 - e tra questi c’è anche l’Italia). Piuttosto che fermarsi ai soliti documenti e convegni ufficiali, i membri di questo gruppo hanno stabilito una serie di impegni minimi sul fronte della trasparenza e si sono poi impegnati a portarli a termine entro una certa data.
Secondo una valutazione indipendente realizzata da Open the Government (coalizione internazionale formata da diverse organizzazioni che lottano per governi più trasparenti), l’amministrazione Obama ha completamente rispettato 8 dei 26 impegni assunti durante il primo Open Government National Action Plan, mentre su 13 sta ancora lavorando e i restanti 5 sono stati solo parzialmente rispettati. Insomma, anche al di là del Datagate, la strada da fare per il governo Obama sul fronte della trasparenza è ancora molto lunga.