Greenpeace, attivisti detenuti in Russia lasciano Murmansk

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Nella foto distribuita dall'ufficio stampa la stazione ferroviaria di Murmansk (Russia) con il vagone destinato ai 30 attivisti di Greenpeace

Gli Artic30, in carcere da oltre 50 giorni per il blitz contro una piattaforma petrolifera, saranno trasferiti in un'altra prigione, probabilmente a San Pietroburgo. Tra loro l'italiano Cristian D'Alessandro. Ong: "Nessuna garanzia di condizioni migliori"

La giustizia russa ha cominciato a trasferire dal centro di detenzione preventiva di Murmansk verso una nuova località, molto probabilmente San Pietroburgo, i 30 attivisti di Greenpeace, tra cui c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro, in carcere da oltre 50 giorni per il blitz contro una piattaforma petrolifera artica di Gazprom. “E’ verosimile ma a noi non è mai stato confermato ufficialmente che vengano trasferiti verso San Pietroburgo che è un posto più accogliente di Murmansk ma potrebbe avere prigioni anche peggiori. Per noi il problema è che queste persone non devono stare in prigione” dice a Sky TG24 il direttore delle Campagne Greenpeace Italia Alessandro Gianni. E accusa: “La loro detenzione è una violazione dei diritti umani. Sono colpevoli solo di pacifismo, c’è un diritto alla protesta civile e non violenta che noi abbiamo esercitato”. Invece, sottolinea Alessandro Gianni, “i nostri attivisti e due giornalisti sono stati accusati di pirateria e di vandalismo. Complessivamente rischiano 22 anni di reclusione”.

In una nota Greenpeace Italia sottolinea che “a differenza di Murmansk, a San Pietroburgo c'è qualche ora di luce in più in inverno, e per i familiari e i diplomatici sarà più facile visitare gli Arctic30. Tuttavia non c'è nessuna garanzia che le condizioni di detenzione saranno migliori, anche perché possono essere ospitati in diversi centri di detenzione preventiva". Il trasferimento è avvenuto intorno alle 5 dell’11 novembre, ha reso noto l'Ong, precisando come il modo più comune per trasferire i detenuti in Russia "sia un treno prigione, che può essere attaccato a un treno passeggeri o a un treno merci" con i detenuti disposti "in speciali carrozze suddivise in celle, solitamente non riscaldate, per quattro persone, con due cuccette di legno su ogni lato". Non c'è alcuna conferma che i 30 attivisti arrestati in settembre stiano viaggiando in questo modo ma l'Ong ha comunque provveduto a fornire loro "abiti caldi supplementari per affrontare il viaggio".

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