Il presidente iraniano esordisce all’assemblea generale delle Nazioni Unite e si dice pronto ad avviare negoziati sul proprio programma nucleare: “L’Iran non rappresenta una minaccia per il mondo”. Svolta sull’Olocausto: “E’ stato un grande crimine”
E' un impegno solenne quello che Hassan Rohani prende al suo esordio all'Assemblea generale dell'Onu: l'Iran è pronto al dialogo, ad avviare negoziati immediati sul proprio programma nucleare. Ma ad un patto: niente diktat. Risolvere la questione con delle imposizioni sarebbe "irrealistico, un'illusione".
Il neo presidente iraniano debutta sul grande palcoscenico internazionale così come era nelle attese, lanciando un chiaro segnale di distensione verso gli Stati Uniti e le potenze occidentali e tentando di dare un'immagine del suo Paese profondamente diversa da quella del recente passato: "L'Iran non rappresenta una minaccia per il mondo", e neppure per la regione in cui si trova, assicura davanti ai delegati delle Nazioni Unite. Solo le sedie di Israele sono rimaste vuote, come previsto. Ma i tempi in cui Ahmadinejad dal Palazzo di Vetro lanciava le sue provocazioni infiammando gli animi sembrano ora lontani. Anzi, in una intervista alla Cnn arriva la svolta sull'Olocausto: "E stato un grande crimine compiuto dai nazisti sugli ebrei", riconosce Rohani.
Niente faccia a faccia con Obama - Rohani era atteso come una star, e non delude le attese, anche se non fa nessuna proposta concreta. Tende la mano, ma spiazza la Casa Bianca nel rinunciare a un faccia a faccia col presidente Barack Obama a cui Washington lavorava da giorni: "Troppo complicato per gli iraniani in questo momento", spiega una fonte dell'amministrazione americana. A sorpresa Rohani incontra però, a margine dei lavori dell'Onu, il capo di Stato francese, Francois Hollande, col quale ha un ampio scambio di vedute sulle principali questioni mediorientali.
“Possibile un accordo con gli Stati Uniti” - Nel prendere la parola, il nuovo leader di Teheran parla con calma, anche se con tono determinato. Ha ascoltato con attenzione le parole pronunciate poche ore prima proprio da Obama, e prova a tendere la mano: "Si può arrivare a un accordo quadro per superare le nostre differenze", afferma. Poi le assicurazioni sul fronte del programma nucleare iraniano: "E' un programma assolutamente ed esclusivamente pacifico". E le armi nucleari e di distruzione di massa, assicura, "non hanno spazio nella dottrina della sicurezza del nostro Paese, oltre ad essere contrarie alla nostra religione e alla nostra morale".
Per questo Rohani sottolinea come l'atteggiamento fin qui tenuto dalla comunità internazionale sia di fatto sbagliato: "Le sanzioni contro di noi sono pura e semplice violenza", afferma. "Quello che serve è rispetto e collaborazione". "Dobbiamo lavorare insieme", è l'appello del neo presidente iraniano, "perché solo così potremo affrontare le sfide che abbiamo di fronte".
Se l'Iran passerà dalle parole ai fatti, come chiesto dal presidente Usa, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma l'opportunità storica per una svolta nelle relazioni tra Teheran e il nodo occidentale - come l'ha definita il capo della diplomazia iraniana Mohamad Javad Zarif - potrebbe essere davvero a portata di mano.
Il neo presidente iraniano debutta sul grande palcoscenico internazionale così come era nelle attese, lanciando un chiaro segnale di distensione verso gli Stati Uniti e le potenze occidentali e tentando di dare un'immagine del suo Paese profondamente diversa da quella del recente passato: "L'Iran non rappresenta una minaccia per il mondo", e neppure per la regione in cui si trova, assicura davanti ai delegati delle Nazioni Unite. Solo le sedie di Israele sono rimaste vuote, come previsto. Ma i tempi in cui Ahmadinejad dal Palazzo di Vetro lanciava le sue provocazioni infiammando gli animi sembrano ora lontani. Anzi, in una intervista alla Cnn arriva la svolta sull'Olocausto: "E stato un grande crimine compiuto dai nazisti sugli ebrei", riconosce Rohani.
Niente faccia a faccia con Obama - Rohani era atteso come una star, e non delude le attese, anche se non fa nessuna proposta concreta. Tende la mano, ma spiazza la Casa Bianca nel rinunciare a un faccia a faccia col presidente Barack Obama a cui Washington lavorava da giorni: "Troppo complicato per gli iraniani in questo momento", spiega una fonte dell'amministrazione americana. A sorpresa Rohani incontra però, a margine dei lavori dell'Onu, il capo di Stato francese, Francois Hollande, col quale ha un ampio scambio di vedute sulle principali questioni mediorientali.
“Possibile un accordo con gli Stati Uniti” - Nel prendere la parola, il nuovo leader di Teheran parla con calma, anche se con tono determinato. Ha ascoltato con attenzione le parole pronunciate poche ore prima proprio da Obama, e prova a tendere la mano: "Si può arrivare a un accordo quadro per superare le nostre differenze", afferma. Poi le assicurazioni sul fronte del programma nucleare iraniano: "E' un programma assolutamente ed esclusivamente pacifico". E le armi nucleari e di distruzione di massa, assicura, "non hanno spazio nella dottrina della sicurezza del nostro Paese, oltre ad essere contrarie alla nostra religione e alla nostra morale".
Per questo Rohani sottolinea come l'atteggiamento fin qui tenuto dalla comunità internazionale sia di fatto sbagliato: "Le sanzioni contro di noi sono pura e semplice violenza", afferma. "Quello che serve è rispetto e collaborazione". "Dobbiamo lavorare insieme", è l'appello del neo presidente iraniano, "perché solo così potremo affrontare le sfide che abbiamo di fronte".
Se l'Iran passerà dalle parole ai fatti, come chiesto dal presidente Usa, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma l'opportunità storica per una svolta nelle relazioni tra Teheran e il nodo occidentale - come l'ha definita il capo della diplomazia iraniana Mohamad Javad Zarif - potrebbe essere davvero a portata di mano.