Russia, militanti di Greenpeace accusati di pirateria

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Protesta di Greenpeace contro Gazprom nel Mare Artico
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Rischiano fino a 15 anni di carcere gli attivisti che il 19 settembre hanno protestato pacificamente contro l'esplorazione petrolifera della Gazprom. Tra loro anche un italiano. Le autorità: "Saranno perseguiti indipendentemente dalla loro nazionalità"

Gli attivisti di Greenpeace, tra cui il l'italiano Cristian D'Alessandro, che sono stati arrestati giovedì 19 settembre dalla Guardia costiera russa in acque internazionali, verranno perseguiti per pirateria "indipendentemente dalla loro nazionalità". Lo riferisce il Comitato investigativo russo. Il reato contestato prevede fino a 15 anni di carcere.

I 27 ecologisti, a bordo della rompighiaccio "Artic Sunrise" avevano protestato pacificamente contro l'esplorazione petrolifera della compagnia statale russa Gazprom nell'Artico. Gli attivisti avevano tentato di salire sulla piattaforma ed erano stati fermati e trattenuti per qualche ora. La nave, battente bandiera olandese, è stata poi rimorchiata a Murmansk dove è arrivata martedì 24. Nel frattempo, sul proprio sito, Greenpeace ha raccolto anche tutti i tweet a sostegno degli attivisti arrestati.

L'arrivo della nave in un tweet di Greenpeace

Pussy Riot, dopo le proteste trasferita in un'altra cella la leader - Altro tipo di proteste arrivano da un carcere russo e riguardano le Pussy Riot. Nadezhda Tolokonnikova, leader della band, è stata trasferita martedì 24 in una cella di sicurezza dopo aver denunciato di aver ricevuto minacce di morte in carcere. Lo rende noto Interfax, citando Ghennadi Morozov, presidente di una commissione sociale di supervisione. Morovov ha spiegato che non si tratta di una misura punitiva ma di una decisione per tutelare la detenuta, che è stata esentata anche dal lavoro. La Tolokonnikova ha annunciato lunedì 23 uno sciopero della fame a oltranza. Ha inoltre riferito di insostenibili condizioni di lavoro nel reparto di abbigliamento dove è impiegata e di un clima psicologico insopportabile nel luogo di detenzione, con minacce di violenza fisica da parte di altre detenute.

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