Immigrati, il Papa: "Il lavoro schiavo è moneta corrente"

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Papa Francesco incontra i migranti a Lampedusa (foto dell'8 luglio 2013)
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Il Pontefice, nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, parla di "bambini, donne e uomini costretti ad abbandonare le loro case". E chiede ai media di "smascherare gli stereotipi" e favorire "la cultura dell'incontro"

Il Papa esprime tutta la sua preoccupazione per il "lavoro schiavo". Nel messaggio in  occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, in programma il 19 gennaio 2014, il Pontefice punta il dito contro "il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. A destare preoccupazione - scrive - sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù". Da qui la denuncia di Bergoglio: "Il lavoro schiavo oggi è moneta corrente!".

Papa: su migranti superare pregiudizi, paure, ostilità - Papa Francesco invita al "superamento di pregiudizi e precomprensioni nel considerare le migrazioni". I migranti e i rifugiati, spiega, "non sono pedine sullo scacchiere dell'umanità", sono "bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più".

Poi, rivolge un appello ai media. "I mezzi di comunicazione sociale, in questo campo, hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l'errore di alcuni, ma anche di descrivere l'onestà, la rettitudine e la grandezza d'animo dei più". In questo, per Bergoglio, "è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione - che, alla fine, corrisponde proprio alla cultura dello scarto - ad un atteggiamento che abbia alla base la cultura dell'incontro, l'unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore". Anche i mezzi di comunicazione, aggiunge "sono chiamati ad entrare in questa conversione di atteggiamenti e a favorire questo cambio di comportamento verso i migranti e i rifugiati". Del resto, sottolinea, anche Gesù, Giuseppe e Maria erano migranti.

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