Siria, Assad rinuncia ai gas. Gli Usa: le parole non bastano

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Kerry e Lavorv a Ginevra (Getty)

Damasco dice sì al trattato sulle armi chimiche ma detta le sue condizioni: stop armamenti ai ribelli. Vertice a Ginevra sul piano di Mosca. Kerry: "Opzione militare sempre sul tavolo, speriamo di evitarla". Wsj: "Il regime sta sparpagliando l'arsenale"

Bashar al Assad si dice pronto ad aderire alla Convenzione internazionale che mette al bando le armi chimiche. E ha già compiuto un primo passo formale: una lettera alle Nazioni Unite in cui il rais annuncia di aver firmato il decreto di adesione al Trattato. Ma in un'intervista alla tv russa detta le sue condizioni: Damasco accetterà di cedere il controllo sul suo arsenale chimico solo se cesserà la minaccia di un attacco da parte degli Stati Uniti e se sarà fermato il flusso di armi inviate ai ribelli. Quelle armi che - dopo mesi di ritardo - la Cia ha cominciato a consegnare ai membri dell'opposizione, affiancando le spedizioni di veicoli e attrezzature varie da parte del Dipartimento di Stato.

Kerry: "Le parole non bastano" -
Le parole del presidente siriano rimbalzano sulle agenzie di stampa mondiali mentre a Ginevra il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russi, Serghiei Lavrov, sono impegnati alla ricerca di un accordo sul piano di disarmo chimico presentato da Mosca. Un compito arduo, visto che le posizioni restano ancora distanti su molti punti. Ma la volontà di ottenere dei risultati c'è.
Prima di entrare nel vivo delle trattative, però, Kerry ha voluto ribadito la linea di Washington: "La diplomazia può evitare un attacco, e un'intesa può salvare vite umane. Ma - è il monito rivolto soprattutto ad Assad - le parole non bastano. Russia e Siria devono mantenere le promesse". E se l'intesa dovesse fallire, ha assicurato il capo della diplomazia Usa, "l'uso della forza sarà necessario".

Putin invita alla prudenza -
Mentre Kerry parla da Ginevra, dalla Casa Bianca si sottolinea come in questa fase ad essere in gioco sia soprattutto la credibilità di Vladimir Putin. Il presidente russo nelle ultime ore ha decisamente conquistato il centro della scena. E dalle colonne del New York Times si è rivolto direttamente agli americani, elogiando Barack Obama per aver accettato l'apertura di una nuova finestra diplomatica, ma invitandolo alla prudenza e tornando ad ammonire gli Usa sull'eventuale attacco contro il regime siriano: attacco - ha ribadito Putin - che sarebbe considerato da Mosca come un'aggressione.

Lunedì 16 il rapporto Onu sulle armi chimiche -
Del resto la versione del Cremlino sull'uso di armi chimiche in Siria resta in netta contrapposizione con quella della Casa Bianca: non è stato Assad ad usare i gas, ma i ribelli. Le prime indiscrezioni che arrivano sul rapporto degli ispettori Onu in Siria però parlano di "abbondanza di prove" che inchioderebbero Damasco alle sue responsabilità per la strage del 21 agosto scorso, quando in un attacco coi gas nei sobborghi della capitale siriana sono rimaste uccise oltre 1.400 persone, tra cui moltissimi bambini. Il report sarà reso noto lunedì 16. Intanto Assad cerca di dettare anche i tempi: il passaggio di informazioni che consentirà alla comunità internazionale di individuare i depositi dove sono tenute le armi chimiche - ha detto nell'intervista a Rossia24 - potrà avvenire un mese dopo l'adesione di Damasco alla Convenzione. Poi un monito: il vero pericolo è quello di una nuova grave provocazione dei ribelli, che potrebbero utilizzare armi letali contro Israele. Questo allo scopo di scatenare una reazione contro il regime siriano.

Obama fiducioso punta sulle questioni interne -
Obama si è detto comunque "fiducioso" e per la prima volta dopo tanto tempo ha tentato di puntare nuovamente i riflettori sulle questioni interne: "Agli americani quello che interessa è l'economia e il lavoro", ha detto aprendo una riunione del suo governo. Ma il pensiero era certamente rivolto a Ginevra e alla girandola diplomatica di questi giorni, che domenica si arricchirà di un viaggio in Cina del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, atteso poi martedì 17 a Mosca dal collega russo Lavrov.

Wsj: Damasco sta sparpagliando suo arsenale chimico - La Siria avrebbe iniziato a distribuire il suo arsenale chimico su una cinquanta di siti differenti, al fine di complicare il compito di coloro che dovrebbero controllarlo. Lo scrive il Wall Street Journal, che citando funzionari degli Stati Uniti sotto anonimato, afferma che un'unità militare specializzata è impegnata da circa un anno nello spostamento dell'arsenale di oltre un migliaio di tonnellate. Nonostante questa strategia, i servizi segreti americani e israeliani pensano comunque di sapere dove si trovi la maggior parte dello stock di armi chimiche.

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