Siria, la Ue: "Risposta forte". Obama: "Non sarà altro Iraq"

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Catherine Ashton dopo la riunione dei ministri degli Esteri Ue: "Prove che il regime è responsabile dell'uso di gas". Obama: "Non possiamo chiudere gli occhi". Kerry: "Il presidente non ha deciso se aspettare il rapporto dell'Onu". Veglia a San Pietro

Le prove sulla responsabilità del regime per l'uso di armi chimiche sono "forti", per questo serve "una risposta chiara" della comunità internazionale. L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, non usa mezzi termini nella conferenza stampa a conclusione della riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Ue, a cui ha partecipato anche il segretario di Stato americano John Kerry.
E lo stesso Kerry, nella serata di sabato 7 settembre ha detto che Barack Obama "non ha deciso" se attendere o meno il rapporto degli ispettori Onu prima di lanciare un attacco sulla Siria. La decisione, ha precisato, "è in corso di esame. Il presidente si riserva tutte le opzioni".

La Germania aderisce all'appello degli 11 - Le parole della Ashton e di Kerry arrivano poco dopo la notizia - riportata dal ministro delle Finanze tedesco Guido Westerwelle - che la Germania firmerà il documento del G20, di 11 paesi tra cui l'Italia, per una reazione internazionale "forte" contro il regime di Assad dopo l'attacco chimico del 21 agosto. "Molto bene che anche la Germania abbia oggi deciso di firmare un documento contro l'uso delle armi chimiche messo a punto ieri a S.Pietroburgo", scrive il premier Enrico Letta su Twitter, mentre il ministro Emma Bonino ribadisce: "Impensabile un intervento militare senza l'Onu".



Obama rinnova l'appello al Congresso - Intanto il presidente americano Obama ha rinnovato l'appello al congresso affinché voti a favore del blitz: "So che il nostro Paese è più forte e le nostre azioni più efficaci se agiamo insieme".
Il regime di Assad è "responsabile" del peggior attacco con armi chimiche del 21esimo secolo, ha detto. "Noi siamo gli Stati Uniti e non possiamo chiudere gli occhi davanti alle immagini che abbiamo visto", anche se è accaduto "dall'altra parte del mondo".
Obama si trova però ad affrontare il rischio di un'eventuale bocciatura da parte del congresso della proposta di blitz militare. Un rischio che lo ha portato, anche durante il volo di rientro da San Pietroburgo, a chiamare diversi parlamentari ancora indecisi per convincerli sul sì al raid contro Damasco. 

Elettori americani contrari all'intervento - A rendere incerto l'esito del voto al Congresso è anche il sentimeno degli elettori americani verso un possibile attacco. Secondo un sondaggio Gallup, infatti, il tasso di approvazione verso un eventuale azione militare tra gli americani è il più basso di ogni altro intervento Usa all'estero negli ultimi 20 anni. Solo il 36 per cento degli interpellati, in una ricerca condotta il 3 e 4 settembre, si sono detti a favore di una azione militare per punire il regime siriano per l'uso di armi chimiche contro la popolazione, mentre il 53 per cento si sono detti contrari e il 13 per cento ancora indecisi.

Giornata di preghiera per la pace - Nel tardo pomeriggio di sabato 7 settembre si è svolta la giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco per la pace in Medio Oriente.



In Vaticano, a pregare insieme ai cattolici, diversi esponenti del mondo arabo e musulmano (foto).  "Finisca il rumore delle armi. No lo scontro, ma l'incontro", ha detto il Papa, che ha aggiunto: "La nostra coscienza si è addormentata".

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