Siria, attivisti: "Attacco dell'esercito con gas nervino"
MondoGruppi vicini all'opposizione, citando fonti mediche, denunciano un raid delle forze lealiste con l'utilizzo di armi chimiche. "Ci sono più di mille morti", spiegano. Il governo smentisce. Convocato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu
Convocato Consiglio Sicurezza Onu - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nella serata di mercoledì 21 agosto per discutere del presunto attacco con l'uso di gas nervino da parte del regime di Assad che avrebbe ucciso, secondo l'opposizione, 1.300 civili. I Paesi occidentali e molte nazioni mediorientali hanno chiesto che gli ispettori dell'Onu a Damasco da tre giorni possano indagare liberamente anche su questa accusa.
Intanto gli Stati Uniti "condannano fermamente" l'uso di armi chimiche e sono "profondamente preoccupati" dai report secondo i quali centinaia di civili siriani sono stati uccisi in un attacco da parte delle forze del governo. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che "sta lavorando per raccogliere ulteriori informazioni.
La denuncia - "Morti e feriti, tra cui donne e bambini, sono il risultato del barbaro uso di gas letali da parte del regime criminale nelle città dell'est Ghouta". Questa la denuncia dei Comitati locali di coordinamento siriani. In un comunicato ufficiale, la Coalizione nazionale siriana, principale piattaforma delle opposizioni siriane in esilio, ha affermato che 1300 persone sono state uccise. Poco prima i Comitati di coordinamento avevano fornito un suo bilancio provvisorio stimato di 750 morti. Bilancio di centinaia di vittime anche secondo altre fonti citate da Al Arabiya.
Il blitz col gas nervino messo in atto dalle forze di Assad sarebbe avvenuto in una roccaforte ribelle in una regione a est di Damasco. Gli attivisti spiegano di aver raccolto le informazioni dai centri medici della zona, e citano le dichiarazioni rese da un'infermiera di un ospedale da campo. Gli attivisti hanno diffuso un video, di cui non è possibile verificare l'autenticità, in cui si vedono molti cadaveri che non presentano segni di ferite e alcuni bambini che sembrano presentare difficoltà respiratorie e hanno la bava alla bocca.
L'attacco e la smentita - "Si tratta del più massiccio attacco dall'inizio del conflitto", afferma una fonte militare. Razzi con il potente gas avrebbero colpito tre sobborghi: Ain Tarma, Zamalka e Jobar. Ma il governo, attraverso la tv di Stato, smentisce l'uso di armi chimiche.
Intanto a Damasco, proprio in questi giorni, è presente una missione di esperti dell'Onu incaricata di verificare se siano state usate armi di questo tipo nel conflitto tra lealisti e ribelli. Gli ispettori sono arrivati domenica. I movimenti e le attività della squadra di ispettori, guidata dallo svedese Ake Sellstrom, sono tenuti segreti ma l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha rivolto un appello a loro e alla Croce Rossa perché "verifichino queste informazioni" e "per dare assistenza e cure mediche alle persone che ne hanno bisogno". La notizia del possibile uso di armi chimiche "richiede un'immediata verifica da parte degli ispettori Onu presenti nel Paese", ha dichiarato il ministro degli Esteri Emma Bonino da Bruxelles. Richiesta poi accolta da tutti i ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles. L'Ue ha infatti chiesto "un'inchiesta immediata e approfondita'' sull'uso di armi chimiche che se confermato sarebbe "inaccettabile".
L'esperto: "Immagini iperrealistiche, da studiare" - "Guardando i video, la mia impressione è che ci sono molte persone che mostrano in alcuni casi sintomi coerenti con un certo tipo di trauma al sistema nervoso", spiega Stephen Johnson, ricercatore del Cranfield Forensics Institute, che aggiunge: "Ci sono, all'interno di alcuni video esempi che sembrano ipereali, quasi confezionati. Ciò non vuol dire che sono falsi, ma da studiare".
I profughi - Intanto si aggrava la crisi umanitaria nel Kurdistan iracheno, dove da giovedì 15 agosto sono arrivati oltre 30 mila profughi (LE FOTO). La fuga dai combattimenti nel nord-est della Siria tra insorti jihadisti e milizie curde, è stata denunciata dall'Unhcr che ha diffuso nei giorni scorsi un'immagine dei profughi che attraversano il ponte di Peshkhabou sul Tigri.
15mila #rifugiati siriani in fuga verso l'Iraq attraverso il ponte di Peshkhabou sul Tigri: http://t.co/eN4lqmexLM
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) August 19, 2013
Le autorità della regione autonoma del Kurdistan iracheno, secondo quanto riferito a Ginevra dalle organizzazioni umanitarie, hanno fissato una quota giornaliera di rifugiati autorizzati ad entrare. Il limite quotidiano oscilla tra 3 e 5 mila persone.