In migliaia sono tornati in piazza Taksim per protestare contro il governo. Gli agenti delle forze dell'ordine sono intervenuti con cannoni ad acqua. Erdogan: Turchia e Brasile vittime dello stesso complotto
Rimane in vigore in Turchia la linea del pugno di ferro contro la protesta dei giovani del premier Recep Tayyip Erdogan a una settimana dalla riconquista con la forza di Piazza Taksim e Gezi Park. Nella serata di sabato 22 giugno, migliaia di manifestanti sono tornati sulla piazza simbolo della rivolta dei giovani turchi contro Erdogan. La polizia, presente in forze, ha impedito l'accesso a Gezi Park, e ha usato i cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti, spingendoli verso la vicina Istiklal, via icona della Istanbul turistica. La manifestazione è stata del tutto pacifica: i giovani hanno lanciato garofani rossi verso gli agenti e in serata da Piazza Taksim e nelle strade del centro è iniziato un 'concerto' di protesta di migliaia di pentole e clacson contro il governo. Clacson e caceroladas sono entrate in azione anche nella capitale, Ankara.
Idranti contro i manifestanti - Per oltre un'ora l'adunata si è mantenuta su toni pacifici: quando però gli agenti tramite i megafoni hanno ordinato alla folla di disperdersi, senza che peraltro nessuno desse loro retta, è scattato l'intervento di forza. I dimostranti si sono rapidamente suddivisi in piccoli drappelli, sgusciando tra le maglie del servizio d'ordine al grido di "Poliziotti, non tradite il vostro stesso popolo!". Nel frattempo, dalle finestre delle case adiacenti gli abitanti solidarizzavano con la protesta percuotendo a più non posso padelle e casseruole.
Una volta svuotatasi la piazza, i camion degli idranti e diversi blindati si sono schierati a tutti gli ingressi, bloccandoli. Ai manifestanti è stato però consentito di rimanere nelle strade vicine, e non si sono registrati né scontri né cariche, e nemmeno lanci di lacrimogeni.
Erdogan: Turchia e Brasile vittime dello stesso complotto - Prima la Turchia, ora il Brasile, sono vittime di uno stesso complotto straniero teso a destabilizzare i loro governi attraverso presunti movimenti antigovernativi. E' quanto ha affermato Recep Tayyip Erdogan, in un comizio di fronte a decine di migliaia di persone a Samsun, l'ennesimo evento pubblico con cui il premier turco, a fronte del massiccio movimento di protesta contro il suo governo, sta cercando di galvanizzare il sostegno popolare.
"Lo stesso gioco ora lo stanno giocando in Brasile - ha detto Erdogan - i simboli sono gli stessi, i poster sono gli stessi, Twitter, Facebook sono gli stessi, i media internazionali sono gli stessi. Loro, i dimostranti, sono guidati dallo stesso centro. Stanno facendo del loro meglio per ottenere in Brasile quello che non sono riusciti ad ottenere in Turchia - ha aggiunto riferendosi a queste presunte forze complottistiche stranierie - è lo stesso gioco, la stessa trappola, lo stesso obiettivo".
Ancora arresti - Intanto, nella giornata di sabato 22 giugno, altri 31 manifestanti arrestati nei giorni scorsi dall'antiterrorismo sono stati incriminati a Istanbul e Ankara con l'accusa di avere organizzato manifestazioni antigovernative e provocato violenze. Da martedi 18 giugno più di cento persone sono state prelevate in case e uffici e sono finite in manette.
Idranti contro i manifestanti - Per oltre un'ora l'adunata si è mantenuta su toni pacifici: quando però gli agenti tramite i megafoni hanno ordinato alla folla di disperdersi, senza che peraltro nessuno desse loro retta, è scattato l'intervento di forza. I dimostranti si sono rapidamente suddivisi in piccoli drappelli, sgusciando tra le maglie del servizio d'ordine al grido di "Poliziotti, non tradite il vostro stesso popolo!". Nel frattempo, dalle finestre delle case adiacenti gli abitanti solidarizzavano con la protesta percuotendo a più non posso padelle e casseruole.
Una volta svuotatasi la piazza, i camion degli idranti e diversi blindati si sono schierati a tutti gli ingressi, bloccandoli. Ai manifestanti è stato però consentito di rimanere nelle strade vicine, e non si sono registrati né scontri né cariche, e nemmeno lanci di lacrimogeni.
Erdogan: Turchia e Brasile vittime dello stesso complotto - Prima la Turchia, ora il Brasile, sono vittime di uno stesso complotto straniero teso a destabilizzare i loro governi attraverso presunti movimenti antigovernativi. E' quanto ha affermato Recep Tayyip Erdogan, in un comizio di fronte a decine di migliaia di persone a Samsun, l'ennesimo evento pubblico con cui il premier turco, a fronte del massiccio movimento di protesta contro il suo governo, sta cercando di galvanizzare il sostegno popolare.
"Lo stesso gioco ora lo stanno giocando in Brasile - ha detto Erdogan - i simboli sono gli stessi, i poster sono gli stessi, Twitter, Facebook sono gli stessi, i media internazionali sono gli stessi. Loro, i dimostranti, sono guidati dallo stesso centro. Stanno facendo del loro meglio per ottenere in Brasile quello che non sono riusciti ad ottenere in Turchia - ha aggiunto riferendosi a queste presunte forze complottistiche stranierie - è lo stesso gioco, la stessa trappola, lo stesso obiettivo".
Ancora arresti - Intanto, nella giornata di sabato 22 giugno, altri 31 manifestanti arrestati nei giorni scorsi dall'antiterrorismo sono stati incriminati a Istanbul e Ankara con l'accusa di avere organizzato manifestazioni antigovernative e provocato violenze. Da martedi 18 giugno più di cento persone sono state prelevate in case e uffici e sono finite in manette.