Turchia, Stefanini a SkyTG24: "Ho visto teste spaccate"

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Il fotografo livornese, fermato dalla polizia di Istanbul durante gli scontri, è rientrato in Italia. "Quando ho iniziato a fare degli scatti mi hanno messo a terra" ha raccontato. VIDEO

Daniele Stefanini è tornato a casa. Il fotografo freelance livornese, picchiato e fermato durante gli incidenti di domenica scorsa a Istanbul è rientrato in Italia, dopo essere stato rilasciato dalle autorità turche. A SkyTG24 ha raccontato del suo arresto. "Mi ricordo i maltrattamenti della polizia. Ho ancora i dolori addosso - ha spiegato - in quelle situazioni non ti portano certo a braccetto, ti prendono a calci e ti portano alla stazione di polizia".

"Io ero molto tranquillo - ha continuato nel suo racconto - perché stavo seguendo la polizia da un paio di ore durante gli scontri, in mezzo a loro, tranquillamente. Poi quando la polizia si è avvicinata ai manifestanti, sono arrivati al contatto fisico, io ho iniziato a vedere teste rotte e nasi sanguinanti. Mi sono buttato a fare foto, ma loro si sono buttati su di me. Mi hanno rubato la macchina, gli obiettivi, mi hanno messo a terra. Mi hanno portato sul pullman in stato di fermo e poi alla stazione di polizia. Mi hanno rilasciato in prima mattina".

Atterrato in Italia Stefanini ha ribadito il suo racconto a SkyTG24. "Ho visto degli abusi della polizia sui manifestanti" ha raccontato, spiegando per esempio, che veniva tenuto seduto per terra e "chiunque passava mi pestava". "Mi hanno strappato la macchina fotografica, mi hanno immobilizzato, hanno usato uno spray che non so cosa fosse - continua, ma aggiunge che "altri ragazzi se la sono vista più brutta di me".



Intanto continuano gli scontri. Nella note tra il 17 e 18 giugno, ad Ankara la polizia ha effettuato uno dei più duri interventi contro i manifestanti. In un'operazione chiaramente mirata a soffocare le quasi tre settimane di proteste, le forze dell'anti-terrorismo della Direzione di Sicurezza turca hanno fatto irruzione nelle case di 90 membri del Partito Socialista degli Opressi (Esp), un gruppo della sinistra molto attivo nelle proteste a parco Gezi.

La polizia ha perquisito anche gli uffici del quotidiano Atilim e dell'agenzia di notizie Etkin, entrambi collegati all'Esp. In base alla legge turca, i fermati potranno essere interrogati per quattro giorni prima di esser portati davanti al giudice. Nella capitale turca inoltre  le forze di sicurezza hanno sgombrato con l'uso di lacrimogeni e idranti i manifestanti accampati nel Parco Kugulu. Durante lo sgombero, durato fino alle tre di notte, numerosi manifestanti sono rimasti feriti, alcuni con trauma cranico o arti rotti, ha denunciato l'opposizione.

Più tranquilla la situazione a Istanbul, dove un unico manifestante, 'l'uomo in piedi' -come l'anno ribattezzato i social media- è rimasto fermo per diverse ore a piazza Taksim, con gli occhi fissi al centro Culturale Ataturk; la sua protesta simbolica e silenziosa ha attratto alcune centinaia di cittadini, ma dopo alcune ore la manifestazione è stata dispersa dalla polizia. 'L'uomo in piedi' ha fatto proseliti rapidamente in tutto il Paese e nel giro di qualche ore sono cominciate a circolare immagini di persone in piedi ovunque: in una foto scattata in Anatolia, nella provincia di Sivas, si vedono alcune  persone in piedi davanti all'hotel Madimak, teatro di un attacco di estremisti islamici il 2 luglio 1993, in cui morirono 33 persone e due dipendenti dell'albergo.



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