Non bastano le rassicurazioni del premier: l’occupazione di Gezi Park va avanti. Il primo ministro Erdogan dà un nuovo ultimatum, mentre la polizia lancia nuove cariche e le ruspe smantellano le tendopoli degli attivisti
Continua il braccio di ferro tra i manifestanti di Gezi Park e il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che venerdì 14 giugno aveva bloccato il piano di sviluppo del parco (come già stabilito, tra l’altro, da un tribunale) intimando però la fine delle proteste. "Continueremo la nostra resistenza contro ogni ingiustizia nel nostro Paese", avevano detto i manifestanti.
E la risposta del governo non è tardata ad arrivare. Erdogan ha annunciato che userà la mano dura con i manifestanti che non se ne andranno da piazza Taksim entro domenica 16 giugno. Una dichiarazione a cui sono seguite, nella serata di sabato 15 giugno, nuove cariche della polizia, che con gli idranti e alcune ruspe ha sgomberato momentaneamente il luogo simbolo della protesta (per tutti gli aggiornamenti la diretta di SkyTG24).
L'incontro tra Erdogan e i manifestanti - Il braccio di ferro arriva dopo la riunione di venerdì notte tra il premier e i manifestanti, riunione terminata con la promessa del governo di non imporre lo sgombero forzoso dal parco. Erdogan aveva assicurato che avrebbe rispettato quel che avrebbero deciso i giudici sul progetto di riforma urbanistica e che in ogni caso avrebbe sottoposto a referendum la decisione. Ma la promessa evidentemente non è bastata.
Nella giornata di sabato 15 giugno, intanto, si è tenuta una manifestazione ad Ankara di sostenitori del partito di Erdogan, Giustizia e Sviluppo.
Le proteste - Le proteste ambientaliste per la prevista demolizione di uno degli ultimi spazi verdi di Istanbul sono state il detonatore di un'ondata di manifestazioni antigovernative, la maggiore dell'ultimo decennio; il 31 maggio il sit-in pacifico per salvare i 600 alberi di parco Gezi ha causato un intervento brutale della polizia, che è stato l'apice della spirale di violenze dilagate in tutto il Paese.
E la risposta del governo non è tardata ad arrivare. Erdogan ha annunciato che userà la mano dura con i manifestanti che non se ne andranno da piazza Taksim entro domenica 16 giugno. Una dichiarazione a cui sono seguite, nella serata di sabato 15 giugno, nuove cariche della polizia, che con gli idranti e alcune ruspe ha sgomberato momentaneamente il luogo simbolo della protesta (per tutti gli aggiornamenti la diretta di SkyTG24).
L'incontro tra Erdogan e i manifestanti - Il braccio di ferro arriva dopo la riunione di venerdì notte tra il premier e i manifestanti, riunione terminata con la promessa del governo di non imporre lo sgombero forzoso dal parco. Erdogan aveva assicurato che avrebbe rispettato quel che avrebbero deciso i giudici sul progetto di riforma urbanistica e che in ogni caso avrebbe sottoposto a referendum la decisione. Ma la promessa evidentemente non è bastata.
Nella giornata di sabato 15 giugno, intanto, si è tenuta una manifestazione ad Ankara di sostenitori del partito di Erdogan, Giustizia e Sviluppo.
Le proteste - Le proteste ambientaliste per la prevista demolizione di uno degli ultimi spazi verdi di Istanbul sono state il detonatore di un'ondata di manifestazioni antigovernative, la maggiore dell'ultimo decennio; il 31 maggio il sit-in pacifico per salvare i 600 alberi di parco Gezi ha causato un intervento brutale della polizia, che è stato l'apice della spirale di violenze dilagate in tutto il Paese.