Siria, Obama: "Usate armi chimiche, rivedremo strategia"

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Washington avverte: "Sappiano che sono state usate, ma non da chi e quando". Damasco: "Non siamo noi a fermare ispezioni Onu". Ancora nessuna notizia del giornalista de La Stampa, Domenico Quirico, scomparso nel Paese

"Abbiamo le prove che in Siria sono state usate armi chimiche": per la prima volta il presidente Obama è andato dritto al punto, senza usare giri di parole, e ha anche ammonito che gli Stati Uniti hanno pronte diverse "opzioni" per passare all'azione. Ma poi ha anche aggiunto cauto che le informazioni a disposizione ancora non bastano, perché "ancora non sappiamo come sono state usate, dove sono state usate e da chi", ed è necessario avere "certezze".

Come dire, la lezione delle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein è stata appresa. Però, per essere chiaro, Obama ha anche detto che gli Usa sono pronti: "Sin dallo scorso anno ho chiesto al Pentagono, ai nostri militari e ai servizi di intelligence di preparare opzioni", qualora arrivasse la conferma che il regime di Damasco ha usato il gas sarin contro la sua popolazione. Perché questo sarebbe il "game changer", ha ribadito, cambierebbe le carte in tavola, e "potremmo riconsiderare tutte le opzioni che abbiamo davanti", le scelte strategiche.

Dopo oltre due anni di conflitto e oltre 70 mila morti, nei giorni scorsi i destini del conflitto siriano sembrano aver avuto un'accelerazione dopo che pure l'intelligence Usa, oltre a quella di Gran Bretagna, Francia e Israele, ha affermato che il regime di Assad ha con ogni probabilità usato le armi chimiche.

Uno sviluppo che ha fatto aumentare la pressione sulla Casa Bianca da parte di diversi parlamentari repubblicani affinche' si passi all'azione, con alcuni che si sono spinti pubblicamente a chiedere l'applicazione di una 'no fly zone'.

E la Casa Bianca non intende tirarsi indietro. Perché oltre ad essere "il modo più inumano possibile per uccidere un enorme numero di persone", l'uso di armi chimiche rappresenta una violazione delle leggi internazionali e innesca una "proliferazione di rischi cosi' ampia che non vogliamo che un tale genio venga fuori dalla bottiglia", ha detto oggi Obama. Però, ha sottolineato il presidente, "è importante fare le cose in maniera prudente", e per questo ha chiesto al suo team di fare "tutto ciò che è possibile per indagare e stabilire con certezza ciò che è accaduto". Perché "se ci muoviamo in fretta, senza prove reali, potremmo trovarci in una posizione in cui non possiamo mobilitare la comunità internazionale". Anche per questo "abbiamo chiesto alle Nazioni Unite di indagare", ha ricordato, senza entrare nel merito del fatto che la missione dell'Onu è pronta a partire, ma ancora non ha ottenuto luce verde dal regime di Damasco, come dicono al palazzo di Vetro.

Circostanza che l'ambasciatore siriano all'Onu Bashar Jaafari ha però oggi negato, affermando che Damasco sta ancora aspettando che la sua richiesta "affinché l'Onu indaghi sull'uso di armi chimiche ad Aleppo lo scorso 19 marzo venga ascoltata" e che già si sono sentite troppe "affermazioni false". Il team Onu verrebbe ammesso in Siria solo per indagare sull'episodio del 19 marzo.

Indipendente dalle armi chimiche, Obama ha comunque insistito sul fatto che Assad ha perso ogni legittimita' uccidendo "innocenti" e che quindi deve andare via finchè è in tempo, aprendo così le porte ad una soluzione politica della crisi. Ma i segnali che arrivano da Damasco sono tutt'altro che incoraggianti. Oggi l'aviazione del regime ha bombardato un campo profughi al confine con la Turchia provocando un numero imprecisato di vittime. E il bollettino quotidiano dei massacri registra anche un attentato con una bomba in pieno centro a Damasco con almeno 13 morti e 70 feriti.

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