Port Said, confermata pena di morte per 21 tifosi

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Una foto di archivio degli scontri di Port Said

La sentenza d’appello per gli scontri allo stadio egiziano dello scorso anno, in cui rimasero uccise oltre 70 persone. Assolti alcuni poliziotti. Manifestanti danno alle fiamme la sede della Federcalcio

La corte d'appello egiziana ha confermato la pena di morte per 21 tifosi coinvolti negli scontri dell'anno scorso allo stadio di Port Said in cui rimasero uccise oltre 70 persone. Altri cinque sono stati condannati all'ergastolo. Sono invece stati assolti alcuni poliziotti e responsabili del club Port Said. Gli scontri, a febbraio del 2012, scoppiarono alla fine di una partita tra l'Al Ahly, squadra del Cairo, e il Port Said. E dopo il verdetto sale la tensione al Cairo. I manifestanti hanno dato alle fiamme il circolo ricreativo della Polizia e il quartier generale della Federazione di calcio egiziana.

La sentenza era molto attesa dopo le violenze tra manifestanti e polizia innescate dalla precedente sentenza di fine gennaio nella città sul canale di Suez, ormai apertamente in rivolta contro il governo islamista del presidente Mohamed Morsi. Le condanne a morte sono ancora sottoposte al vaglio del Gran Muftì, che normalmente avalla le decisioni dei tribunali ma in questo ha chiesto più tempo per esaminare il caso. Sabato 9 marzo altre 28 persone sono state assolte, altri sono stati condannati a pene minori. In particolare sono stati inflitti 15 anni di carcere a due alti ufficiali di polizia per non aver fatto aprire i cancelli impedendo così la fuga ai tifosi dell'Al-Ahly rimasti schiacciati nella ressa. Altri sette agenti finiti sotto processo sono stati assolti.

Gli scontri del 2011 ebbero come vittime principalmente tifosi della squadra cairota dell'Al-Ahly che avevano già minacciato violente proteste qualora ci fossero state assoluzioni, soprattutto tra i poliziotti.
A Port Said la situazione è di massima allerta dopo che negli scontri di questa settimana ci sono già stati otto morti, fra cui tre poliziotti.

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