La vettura blindata con a bordo Guido De Sanctis è stata bersagliata da diversi proiettili a Bengasi. Nessun ferito. E’ il più grave episodio contro un diplomatico occidentale dopo l’assalto al consolato Usa costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens
Fuoco contro la vettura del console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, uscito illeso nella seconda città della Libia - la stessa nella quale l'11 settembre scorso era stato ucciso l'ambasciatore americano Chris Stevens - da un agguato dai contorni ancora poco chiari. "Sto bene", si è limitato a dire il diplomatico italiano, raggiunto dall'agenzia Ansa per telefono pochi minuti dopo i fatti.
Salvato dall’auto blindata - Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza libica, l'automobile blindata del console, che stava tornando a casa, è stata bersagliata da diversi proiettili, ma la corazza ha retto e nessuno è rimasto ferito. Alcuni colpi - sparati apparentemente da un'altra vettura, all'altezza di un incrocio - si sono infranti contro un finestrino, al livello della testa del diplomatico e di quella dell'autista. La vicenda è ora al centro di indagini e approfondimenti.
Si tratta dell'episodio più grave che coinvolge un alto funzionario occidentale in Libia dopo l'assalto di matrice islamico-radicale al consolato Usa di Bengasi dell'11 settembre. Assalto costato la vita a quattro americani, incluso il console Stevens. Di quel bagno di sangue De Sanctis fu testimone quasi oculare, trovandosi nel frangente a poca distanza dal luogo dell'eccidio.
Era tornato in Libia nel 2011 - Di stanza in Libia una prima volta a Tripoli, Guido De Sanctis, 51 anni, era stato destinato poi a Mosca ed era quindi tornato nel Paese nord-africano all'inizio della guerra civile libica (cominciata nel febbraio 2011), raggiungendo Bengasi con un viaggio rocambolesco. Era lì quando l'Italia riconobbe gli insorti anti-Gheddafi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come interlocutori ufficiali. Ed è stato lui a organizzare le visite compiute nel Paese dall'allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, ancor prima della caduta di Tripoli e dell'uccisione di Muammar Gheddafi.
La sua missione era già agli sgoccioli - Durante il mandato di De Sanctis è stata inoltre riaperta la sede del consolato italiano a Bengasi, devastata e saccheggiata da una folla inferocita di manifestanti nel 2006 sullo sfondo delle proteste suscitate nel mondo islamico dalla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto da parte di un giornale danese: vignette che l'esponente leghista Roberto Calderoli aveva poi esibito su una maglietta in tv.
La missione di Guido De Sanctis in Libia è in ogni modo agli sgoccioli. A quanto si è appreso, la sua partenza era già fissata per la settimana prossima, con destinazione Doha, in Qatar.
Salvato dall’auto blindata - Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza libica, l'automobile blindata del console, che stava tornando a casa, è stata bersagliata da diversi proiettili, ma la corazza ha retto e nessuno è rimasto ferito. Alcuni colpi - sparati apparentemente da un'altra vettura, all'altezza di un incrocio - si sono infranti contro un finestrino, al livello della testa del diplomatico e di quella dell'autista. La vicenda è ora al centro di indagini e approfondimenti.
Si tratta dell'episodio più grave che coinvolge un alto funzionario occidentale in Libia dopo l'assalto di matrice islamico-radicale al consolato Usa di Bengasi dell'11 settembre. Assalto costato la vita a quattro americani, incluso il console Stevens. Di quel bagno di sangue De Sanctis fu testimone quasi oculare, trovandosi nel frangente a poca distanza dal luogo dell'eccidio.
Era tornato in Libia nel 2011 - Di stanza in Libia una prima volta a Tripoli, Guido De Sanctis, 51 anni, era stato destinato poi a Mosca ed era quindi tornato nel Paese nord-africano all'inizio della guerra civile libica (cominciata nel febbraio 2011), raggiungendo Bengasi con un viaggio rocambolesco. Era lì quando l'Italia riconobbe gli insorti anti-Gheddafi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come interlocutori ufficiali. Ed è stato lui a organizzare le visite compiute nel Paese dall'allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, ancor prima della caduta di Tripoli e dell'uccisione di Muammar Gheddafi.
La sua missione era già agli sgoccioli - Durante il mandato di De Sanctis è stata inoltre riaperta la sede del consolato italiano a Bengasi, devastata e saccheggiata da una folla inferocita di manifestanti nel 2006 sullo sfondo delle proteste suscitate nel mondo islamico dalla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto da parte di un giornale danese: vignette che l'esponente leghista Roberto Calderoli aveva poi esibito su una maglietta in tv.
La missione di Guido De Sanctis in Libia è in ogni modo agli sgoccioli. A quanto si è appreso, la sua partenza era già fissata per la settimana prossima, con destinazione Doha, in Qatar.