Il Pontefice rivolge un appello per la pace in Medioriente: "Al posto delle armi aiuti per i sofferenti". E dedica una parte del discorso ai profughi e migranti: "Respingere loro è come respingere il Signore"
Nella messa della notte di Natale, momento tra i più solenni e suggestivi per la vita della Chiesa, Benedetto XVI lancia ancora un accorato appello per la pace e per la fine di ogni violenza in nome della religione. "Le spade siano forgiate in falci", "al posto degli armamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti", è stata la sua invocazione. "Illumina le persone che credono di dover esercitare violenza nel tuo nome, affinché imparino a capire l'assurdità della violenza e a riconoscere il tuo vero volto", è stata la sua preghiera al Signore che "è la nostra pace e ha annunciato la pace ai lontani e ai vicini". Ratzinger ha inoltre confutato le "diffuse correnti di pensiero" che oggi asseriscono che "le religioni, in particolare il monoteismo, sarebbero la causa della violenza e delle guerre nel mondo", e che quindi "occorrerebbe prima liberare l'umanità dalle religioni, affinché si crei poi la pace".
I profughi come Maria e Giuseppe - E il Pontefice dedica una parte della sua omelia anche ai tanti profughi del mondo, ricordando come anche la sacra famiglia fu respinta quando chiese aiuto. Quando si respingono profughi e immigrati, "non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?". E' la domanda posta da Benedetto XVI. Ricordando che Maria e Giuseppe non trovarono posto nell'alloggio finendo nella stalla, il Papa ha detto che "la grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti ottiene un senso ancora più fondamentale: abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui?".
Preghiera per Palestina e Israele - Il Papa, nell'omelia della messa da lui presieduta nella Basilica vaticana, pensando ai conflitti che insanguinano il Medio Oriente, ha voluto ricordare anche la situazione attuale della città di Betlemme e di "tutti i luoghi in cui il Signore ha vissuto, operato e sofferto". "Preghiamo in quest'ora - ha detto - per le persone che oggi lì vivono e soffrono. Preghiamo perché lì ci sia pace". "Preghiamo - ha insistito - perché Israeliani e Palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell'unico Dio e nella libertà". La preghiera di pace del Pontefice ha riguardato anche "i Paesi circostanti", in particolare "il Libano, la Siria, l'Iraq". E quindi il fatto "che i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio".
I profughi come Maria e Giuseppe - E il Pontefice dedica una parte della sua omelia anche ai tanti profughi del mondo, ricordando come anche la sacra famiglia fu respinta quando chiese aiuto. Quando si respingono profughi e immigrati, "non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?". E' la domanda posta da Benedetto XVI. Ricordando che Maria e Giuseppe non trovarono posto nell'alloggio finendo nella stalla, il Papa ha detto che "la grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti ottiene un senso ancora più fondamentale: abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui?".
Preghiera per Palestina e Israele - Il Papa, nell'omelia della messa da lui presieduta nella Basilica vaticana, pensando ai conflitti che insanguinano il Medio Oriente, ha voluto ricordare anche la situazione attuale della città di Betlemme e di "tutti i luoghi in cui il Signore ha vissuto, operato e sofferto". "Preghiamo in quest'ora - ha detto - per le persone che oggi lì vivono e soffrono. Preghiamo perché lì ci sia pace". "Preghiamo - ha insistito - perché Israeliani e Palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell'unico Dio e nella libertà". La preghiera di pace del Pontefice ha riguardato anche "i Paesi circostanti", in particolare "il Libano, la Siria, l'Iraq". E quindi il fatto "che i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio".