Il presidente Morsi ha indetto una consultazione popolare per approvare la nuova legge fondamentale. Al Cairo piazze divise tra gli oppositori, che temono l'instaurarsi di un nuovo regime, e i sostenitori vicini alla Fratellanza Musulmana
Non sarà stata piazza Tahrir, ma il presidente egiziano, da giorni sotto accusa per avere adottato misure liberticide, secondo le opposizioni liberali e laiche, si è riconquistato oggi la 'piazza' egiziana: decine di migliaia di persone hanno aderito alla manifestazioni indette dai fratelli musulmani e dai movimenti salafiti per rispondere alla proteste di Tahrir al grido di "Il Corano è la nostra legge". Mentre la piazza si schierava con lui, grazie alla imponente capacità organizzativa soprattutto dei Fratelli musulmani, il presidente egiziano ha indetto il referendum costituzionale per il 15 dicembre, facendo appello al dialogo nazionale e rivolgendosi direttamente agli oppositori per aiutarlo nelle sue responsabilità. Un appello caduto nel vuoto. Mohamed el Baradei ha subito risposto dicendo che Morsi ha convocato un referendum su una "costituzione che viola diritti e libertà" e che quindi è come "se il regime non fosse mai stato rovesciato". E a piazza Tahrir il discorso del presidente è stato accolto con levate di scarpe - segno di disprezzo nel mondo arabo - e con le grida: "nullo, nullo".
Il referendum anche un test per Morsi - Nel suo discorso, trasmesso in diretta tv, Morsi ha invitato tutti gli egiziani a partecipare al referendum che ha definito "la prima pietra della democrazia" ed ha rinnovato il suo appello ad un dialogo nazionale per uscire dalla transizione ed affrontare le sfide "interne ed esterne" che si prospettano in futuro. Morsi con molto probabilità guarda al referendum sulla costituzione anche come a un test su se stesso e la scommessa del primo presidente islamico democraticamente eletto in Egitto, è che - come avvenne nella consultazione popolare del marzo dello scorso anno fortemente voluta dalla Fratellanza - prevalga negli elettori la voglia di stabilità e di voltare pagina rispetto ad un periodo di incertezza e tensione. E' il ragionamento fatto con l'ANSA da Mohamed, professore universitario, che con la bandiera egiziana appoggiata sulla spalla partecipava ad una delle marce dei Fratelli musulmani su piazza Nahda (in arabo 'rinascita'). Dopo avere messo da parte l'idea iniziale di manifestare a piazza Tahrir, territorio ormai da giorni delle opposizioni, gli organizzatori hanno ripiegato sulla piazza antistante l'università del Cairo
Secondo i sondaggi i Sì sono avanti - "Non sono dei Fratelli e non sono un salafita ma sono venuto qui per sostenere il presidente e la stabilità del paese. Abbiamo bisogno di maggiore calma. Voglio la stabilità e non ne posso più di vedere manifestazioni tutti i giorni", ha spiegato il docente universitario. Le migliaia di manifestanti, molti dei quali visibilmente venuti dalle zone rurali, hanno inneggiato per tutto il giorno all'applicazione della sharia di Dio. Molte bandiere egiziane, poche, rispetto ad altre occasioni, quelle verdi saudite e quelle nere della jihad islamica, molto più polizia accolta col pollice alzato dai manifestanti, rispetto a piazza Tahrir dove non si vede da mesi. Le manifestazioni hanno reso ancor più evidente che l'Egitto è spaccato nel suo sostegno alle forze di ispirazione religiosa e nel suo desiderio di porre fine alla transizione. Secondo un sondaggio condotto dalla catena satellitare al Jazira la stragrande maggioranza degli intervistati dice che voterà sì al referendum. Per Morsi questa è la vera scommessa.
Il referendum anche un test per Morsi - Nel suo discorso, trasmesso in diretta tv, Morsi ha invitato tutti gli egiziani a partecipare al referendum che ha definito "la prima pietra della democrazia" ed ha rinnovato il suo appello ad un dialogo nazionale per uscire dalla transizione ed affrontare le sfide "interne ed esterne" che si prospettano in futuro. Morsi con molto probabilità guarda al referendum sulla costituzione anche come a un test su se stesso e la scommessa del primo presidente islamico democraticamente eletto in Egitto, è che - come avvenne nella consultazione popolare del marzo dello scorso anno fortemente voluta dalla Fratellanza - prevalga negli elettori la voglia di stabilità e di voltare pagina rispetto ad un periodo di incertezza e tensione. E' il ragionamento fatto con l'ANSA da Mohamed, professore universitario, che con la bandiera egiziana appoggiata sulla spalla partecipava ad una delle marce dei Fratelli musulmani su piazza Nahda (in arabo 'rinascita'). Dopo avere messo da parte l'idea iniziale di manifestare a piazza Tahrir, territorio ormai da giorni delle opposizioni, gli organizzatori hanno ripiegato sulla piazza antistante l'università del Cairo
Secondo i sondaggi i Sì sono avanti - "Non sono dei Fratelli e non sono un salafita ma sono venuto qui per sostenere il presidente e la stabilità del paese. Abbiamo bisogno di maggiore calma. Voglio la stabilità e non ne posso più di vedere manifestazioni tutti i giorni", ha spiegato il docente universitario. Le migliaia di manifestanti, molti dei quali visibilmente venuti dalle zone rurali, hanno inneggiato per tutto il giorno all'applicazione della sharia di Dio. Molte bandiere egiziane, poche, rispetto ad altre occasioni, quelle verdi saudite e quelle nere della jihad islamica, molto più polizia accolta col pollice alzato dai manifestanti, rispetto a piazza Tahrir dove non si vede da mesi. Le manifestazioni hanno reso ancor più evidente che l'Egitto è spaccato nel suo sostegno alle forze di ispirazione religiosa e nel suo desiderio di porre fine alla transizione. Secondo un sondaggio condotto dalla catena satellitare al Jazira la stragrande maggioranza degli intervistati dice che voterà sì al referendum. Per Morsi questa è la vera scommessa.