Sempre più organizzazioni non governative utilizzano le tecnologie di telerilevamento per monitorare le violenze in paesi poco accessibili ai media. Ora Amnesty International lancia una mappa interattiva per visualizzare le denunce arrivate negli anni
di Nicola Bruno
Social media e non solo. Nel mezzo di un conflitto che, secondo i numeri raccolti dal Centre for Documentation of Violations in Syria, ha fino ad ora causato la morte di 25mila civili, si fanno largo anche i satelliti per tenere sotto osservazione i diritti umani violati. Succede in Siria, dove l’Onu monitora la situazione ad Aleppo e altre città, rilasciando mappe aggiornate sugli edifici distrutti e i quartieri maggiormente colpiti dalle bombe.
A puntare sulle tecnologie di telerilevamento è anche Amnesty International che, insieme ad altre organizzazioni non governative (come Human Rights Watch), da anni utilizza le immagini satellitari per documentare le violenze nei paesi meno accessibili ai media. In questo modo si cerca di produrre prove più scientifiche rispetto alle frammentarie denunce degli attivisti, anche in vista degli eventuali processi che gli organi di giustizia internazionali potrebbero aprire nei confronti dei leader accusati di crimini contro l’umanità.
Da Homs ad Aleppo - La Siria è solo l’ultimo paese che va ad aggiungersi a una lunga lista di scenari di guerra monitorati attraverso i satelliti-spia, come si può vedere nella mappa interattiva messa a disposizione online da Amnesty International nei giorni scorsi.
La mappa permette di navigare per paese e tipologia di violenza le scoperte fanne negli ultimi anni con i satelliti da diverse organizzazioni non governative. E così vedere, ad esempio, i bombardamenti su un villaggio densamente popolato nei dintorni Homs, con tanto di visualizzazione dei tank presenti nelle zone distrutte.
Immagini altrettanto importanti sono state scattate ad Aleppo, teatro dei violenti scontri tra i ribelli e le forze governative. Da un monitoraggio condotto a fine luglio, sono stati rilevati oltre 600 crateri nella città del nord della Siria. Altre immagini hanno documentato la presenza di veicoli militari vicino ad aree abitate. Anche ad Hama, gli obiettivi hanno fotografato le basi militari del governo e il dispiegamento di veicoli da guerra attorno alla città. “Stiamo inviando un chiaro messaggio a entrambi le parti. Ogni attacco contro i civili sarà documentato di modo che chi ne è responsabile dovrà renderne conto”, ha spiegato un esponente di Amnesty, aggiungendo che “l’esercito governativo e l’opposizione devono aderire alle leggi umanitarie internazionali, che proibiscono severamente l’uso di armi non in grado di distinguere tra obiettivi militari e civili”.
La mappa interattiva - C’è la Siria, ma non solo, sulla mappa interattiva realizzata da Amnesty International. In Corea del Nord è stata documentata la presenza di campi di lavoro forzato in cui - secondo l’Ong - sono trattenuti circa 200mila cittadini. Dalle interviste effettuate dopo la scoperta, è emerso che le condizioni sono molto vicine alla “schiavitù”.
Da un confronto satellitare condotto tra il 2007 e il 2009 in Birmania, sono stati portati allo scoperto gli attacchi ai villaggi tenuti nascosti dalla giunta militare. In Sri Lanka, altro paese che negli anni recenti ha ristretto pesantemente l’accesso alle informazioni, i dispositivi spaziali di Amnesty International, Human Rights Watch e l’American Association for the Advancement of Science sono riusciti a scovare Menik Farm, il discusso campo di internamento (ora smantellato) dove sono stati trattenuti oltre 300.000 profughi Tamil.
In Libia, invece, a finire sotto gli occhi dei satelliti sono stati gli attacchi aerei della Nato sui civili.
Moltissimi poi i casi documentati in Sudan, sia nella zona del Darfur che in Sud Sudan. In quest’ultimo caso, ad essere utilizzate sono le immagini realizzate nell’ambito del Satellite Sudan Project promosso, tra gli altri, anche dall’attore George Clooney, permettendo di far venire allo scoperto diversi casi di bombardamenti al confine con il neonato stato africano.
I satelliti-spia - E’ dal 2005 che le organizzazioni non governative ricorrono ai satelliti per tenere traccia delle violazioni dei diritti umani nel mondo. Seppure questa tecnologia non permetta di identificare gli autori di una violenza inter-personale (come, ad esempio, uno stupro o un omicidio specifico), le immagini scattate possono essere determinanti per individuare fenomeni di più ampia portata come, ad esempio, la distruzione di villaggi e campi, dispiegamenti sospetti di forze militari e fosse comuni. Soprattutto in quei paesi dove la censura non permette di far filtrare nessuna informazione all’esterno.
Social media e non solo. Nel mezzo di un conflitto che, secondo i numeri raccolti dal Centre for Documentation of Violations in Syria, ha fino ad ora causato la morte di 25mila civili, si fanno largo anche i satelliti per tenere sotto osservazione i diritti umani violati. Succede in Siria, dove l’Onu monitora la situazione ad Aleppo e altre città, rilasciando mappe aggiornate sugli edifici distrutti e i quartieri maggiormente colpiti dalle bombe.
A puntare sulle tecnologie di telerilevamento è anche Amnesty International che, insieme ad altre organizzazioni non governative (come Human Rights Watch), da anni utilizza le immagini satellitari per documentare le violenze nei paesi meno accessibili ai media. In questo modo si cerca di produrre prove più scientifiche rispetto alle frammentarie denunce degli attivisti, anche in vista degli eventuali processi che gli organi di giustizia internazionali potrebbero aprire nei confronti dei leader accusati di crimini contro l’umanità.
Da Homs ad Aleppo - La Siria è solo l’ultimo paese che va ad aggiungersi a una lunga lista di scenari di guerra monitorati attraverso i satelliti-spia, come si può vedere nella mappa interattiva messa a disposizione online da Amnesty International nei giorni scorsi.
La mappa permette di navigare per paese e tipologia di violenza le scoperte fanne negli ultimi anni con i satelliti da diverse organizzazioni non governative. E così vedere, ad esempio, i bombardamenti su un villaggio densamente popolato nei dintorni Homs, con tanto di visualizzazione dei tank presenti nelle zone distrutte.
Immagini altrettanto importanti sono state scattate ad Aleppo, teatro dei violenti scontri tra i ribelli e le forze governative. Da un monitoraggio condotto a fine luglio, sono stati rilevati oltre 600 crateri nella città del nord della Siria. Altre immagini hanno documentato la presenza di veicoli militari vicino ad aree abitate. Anche ad Hama, gli obiettivi hanno fotografato le basi militari del governo e il dispiegamento di veicoli da guerra attorno alla città. “Stiamo inviando un chiaro messaggio a entrambi le parti. Ogni attacco contro i civili sarà documentato di modo che chi ne è responsabile dovrà renderne conto”, ha spiegato un esponente di Amnesty, aggiungendo che “l’esercito governativo e l’opposizione devono aderire alle leggi umanitarie internazionali, che proibiscono severamente l’uso di armi non in grado di distinguere tra obiettivi militari e civili”.
La mappa interattiva - C’è la Siria, ma non solo, sulla mappa interattiva realizzata da Amnesty International. In Corea del Nord è stata documentata la presenza di campi di lavoro forzato in cui - secondo l’Ong - sono trattenuti circa 200mila cittadini. Dalle interviste effettuate dopo la scoperta, è emerso che le condizioni sono molto vicine alla “schiavitù”.
Da un confronto satellitare condotto tra il 2007 e il 2009 in Birmania, sono stati portati allo scoperto gli attacchi ai villaggi tenuti nascosti dalla giunta militare. In Sri Lanka, altro paese che negli anni recenti ha ristretto pesantemente l’accesso alle informazioni, i dispositivi spaziali di Amnesty International, Human Rights Watch e l’American Association for the Advancement of Science sono riusciti a scovare Menik Farm, il discusso campo di internamento (ora smantellato) dove sono stati trattenuti oltre 300.000 profughi Tamil.
In Libia, invece, a finire sotto gli occhi dei satelliti sono stati gli attacchi aerei della Nato sui civili.
Moltissimi poi i casi documentati in Sudan, sia nella zona del Darfur che in Sud Sudan. In quest’ultimo caso, ad essere utilizzate sono le immagini realizzate nell’ambito del Satellite Sudan Project promosso, tra gli altri, anche dall’attore George Clooney, permettendo di far venire allo scoperto diversi casi di bombardamenti al confine con il neonato stato africano.
I satelliti-spia - E’ dal 2005 che le organizzazioni non governative ricorrono ai satelliti per tenere traccia delle violazioni dei diritti umani nel mondo. Seppure questa tecnologia non permetta di identificare gli autori di una violenza inter-personale (come, ad esempio, uno stupro o un omicidio specifico), le immagini scattate possono essere determinanti per individuare fenomeni di più ampia portata come, ad esempio, la distruzione di villaggi e campi, dispiegamenti sospetti di forze militari e fosse comuni. Soprattutto in quei paesi dove la censura non permette di far filtrare nessuna informazione all’esterno.