Libia, l'ombra di Al Qaeda sulla morte dell'ambasciatore Usa

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Un edificio del consolato Usa a Bengasi dopo l'attacco (getty)

Chris Stevens e altre 3 funzionari sono stati uccisi in una rivolta esplosa a Bengasi contro un film su Maometto. Cnn: "Attacco pianificato". Washington, pronta a inviare 200 marines, evacua tutto il personale dal Paese. Obama: "Giustizia sarà fatta"

L'ombra di Al Qaeda si allunga sulla morte dell'ambasciatore Usa in Libia Chris Stevens, ucciso la notte dell’11 settembre nell'assalto alla sede di rappresentanza statunitense a Bengasi. Con lui hanno perso la vita altri tre americani: un funzionario e due marines. Nell'attacco sono rimasti feriti anche altri cinque civili statunitensi e sono morti una decina di agenti di sicurezza libici.

La reazione di Washington - La reazione di Washington è durissima: si parla di atto "oltraggioso", e soprattutto, secondo indiscrezioni, di almeno 200 marines che sarebbero in viaggio per la Libia, come altre unità di elite, chiamate ad assicurare la sicurezza a Tripoli e Bengasi, come in Afghanistan ed Egitto.
Gli Stati Uniti hanno deciso inoltre di evacuare tutto il personale diplomatico e non presente in Libia. All'ambasciata di Tripoli resterà solo una unità di emergenza.
Scioccato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che proprio nel corso delle cerimonie dell’11 settembre aveva ricordato le vittime delle Torri Gemelle parlando di un mondo più sicuro. Il presidente ha promesso che "sarà fatta giustizia" ma che i legami fra gli Stati Uniti e la Libia "non si romperanno".

Le proteste per il film blasfemo - Tutto sarebbe iniziato con la protesta per un film anti-Maometto che nella giornata di martedì aveva già scatenato le proteste al Cairo, con dimostrazioni violente sfociate nell'assalto all'ambasciata nella capitale egiziana, condito con scritte come "Osama bin Laden riposi in pace". Ma la concomitanza con l'anniversario dell'11 settembre non può rimanere una semplice coincidenza, né tantomeno l'annuncio 'ufficiale' della morte di Abu al-Libi, il numero due di al Qaida ucciso in giugno che proprio ieri Ayman al Zawahiri, il successore di bin Laden, ha deciso di confermare.

La dinamica dell'assalto - La dinamica degli eventi di Bengasi è ancora difficile da chiarire: secondo numerose testimonianze, una dimostrazione 'pacifica' contro il film su Maometto è stata l'occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti. I miliziani di Ansar al-Sharia, i 'partigiani della legge islamica', protagonisti negli ultimi mesi di numerosi episodi di intimidazione e violenza "hanno bloccato tutte le strade di accesso alla sede Usa, e dicevano di voler uccidere tutti quelli che si trovavano dentro", ha raccontato un testimone, appartenente a una brigata dei ribelli incaricata di mantenere l'ordine a Bengasi. Ansar al-Sharia però ha negato un coinvolgimento "ufficiale" nell'attacco, ma si è congratulata con coloro che hanno portato a compimento l'attacco "per difendere il profeta Maometto".

Cnn: "Attacco pianificato da al Qaeda" - Funzionari dell'amministrazione Usa, citate dalla Cnn, hanno parlato di un "attacco pianificato da al Qaeda", nel quale la vicenda del film 'blasfemo' ha svolto solo un ruolo "diversivo". Gli esperti anti-terrorismo collegano l'episodio all'uccisione di al-Libi, e a una vendetta di al Qaeda: "Gli estremisti sapevano che l'ambasciatore era nell'edificio", spiegano alcune fonti. L'amministrazione Obama non si sbilancia però sulla matrice dell'attacco, ma si limita per ora a parlare di "un attacco chiaramente complesso". Fonti della Casa Bianca spiegano inoltre come sia troppo presto per dire se il gruppo che ha attaccato la sede Usa e ucciso quattro americani abbia legami con gruppi al di fuori dei confini con la Libia.

Stevens è il primo ambasciatore americano assassinato dal 1979, l'ultimo aveva perso la vita in Afghanistan. I medici hanno provato a rianimarlo per oltre un'ora e mezza senza successo e Washington non esclude neppure l'uso dei droni per dare la caccia ai responsabili.

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