Egitto: Parlamento sciolto. Potere legislativo ai militari

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Un uomo protesta davanti alla Corte Costituzionale (Getty)
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La Corte Suprema dichiara incostituzionale la norma che impedisce ai vertici del vecchio regime di rientrare in politica e convalida la candidatura alle presidenziali dell'ex premier Shafiq. I Fratelli Musulmani: "E' un golpe"

Caos in Egitto. L'intero parlamento sarà sciolto. E i Fratelli Musulmani parlano già di colpo di stato. La Corte Costituzionale egiziana ha stabilito che alcuni articoli della legge elettorale che escludeva l'ultimo premier dell'era Mubarak, Ahmed Shafiq, dalle elezioni presidenziali, sono incostituzionali. Il potere legislativo è ora passato nelle mani della Giunta militare egiziana.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano Ahram Online dall'analista e docente di Giurisprudenza Hossam Eissa, la dissoluzione del Parlamento egiziano in seguito alla sentenza emessa dalla Corte costituzionale porterà automaticamente allo scioglimento  dell'Assemblea Costituente incaricata di redigere la nuova Costituzione del Paese.
Resta confermato, invece, secondo quanto riferito dall'agenzia Mena il secondo turno delle presidenziali, previsto per 16 e 17 giugno.

Sciolto il parlamento  - "La sentenza che riguarda il Parlamento comporta lo scioglimento della camera bassa nella sua interezza perché la legge con la quale si sono svolte le elezioni è contraria alle norme della costituzione", ha detto il presidente della Corte Costituzionale Farouk Soltan, aggiungendo che la decisione è vincolante in tutte le istituzioni statali e che spetterà all'esecutivo indire nuove elezioni.

Fratelli musulmani: la decisione della Corte è un golpe  - Immediata la reazione dei Fratelli musulmani che parlano di "golpe militare". "Viene cancellato il più onorevole periodo nella storia di questa nazione" ha dichiarato un alto esponente della Fratellanza e del Partito della Giustizia, Mohammed al-Beltagi. "Se il Parlamento sarà sciolto il paese entrerà in un tunnel buio. Il prossimo presidente non troverà né un parlamento né una costituzione. C'è uno stato di confusione e molte domande", ha detto il deputato El-Erian.

Shafiq: sentenza storica  - Di segno opposto il commento dell'ex premier Shafiq, che ha parlato di sentenza storica. "Il messaggio di questo verdetto storico è che l'era del regolamento di conti politico è finita. La Corte Costituzionale ha confermato il mio diritto di partecipare alle elezioni e ha rafforzato la legittimità di queste elezioni", ha detto Shafiq.

El Baradei: si rischia la dittatura  - Parole dure, invece, quelle pronunciate da Mohamed ElBaradei, ex  presidente dell'Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Aiea) e  punto di riferimento di una parte dell'opposizione egiziana. "Eleggere un nuovo presidente senza una costituzione e senza un parlamento vuol dire  consegnargli un potere enorme, che neanche la più buia delle  dittature ha mai conosciuto". Sabato 16 e domenica 17 giugno, infatti, dovrebbe tenersi il secondo turno delle elezioni.
Su Twitter El Baradei rivolge un appello alla giunta militare, chiedendole di "rinviare le presidenziali" per il tempo necessario a  capire le "ripercussioni" delle sentenze. ElBaradei propone poi due soluzioni alla crisi prodotta dalla sentenza emessa dalla Corte costituzionale. La prima prevede la nomina di un "presidente ad interim" e di un "governo di salvezza nazionale". Il loro compito sarebbe quello di nominare "una  commissione con un ampio consenso incaricata di scrivere la nuova costituzione". Solo a quel punto si potrebbero indire "elezioni parlamentari e presidenziali". Una seconda ipotesi, a suo giudizio, è "l'elezione di un consiglio presidenziale" responsabile delle nomina di un governo ad interim e di una "commissione costituente", in vista delle elezioni.

Le elezioni e il ballottaggio tra Shafiq e Morsy - Il ballottaggio tra Shafiq (la cui candidatura è stata convalidata da questa sentenza della Corte) e il candidato dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsy, è previsto per sabato 16 e domenica 17 giugno. La sentenza ha scatenato l'entusiasmo dei sostenitori di Shafiq al Cairo ma anche la rabbia dei contestatori che, fuori dal tribunale, hanno lanciato pietre contro le centinaia di soldati e poliziotti dispiegati a protezione dell'edificio (guarda le foto).

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