Non solo Le Pen: avanzano in Europa estremismi e populismi

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Marine Le Pen festeggia il risultato elettorale al primo turno delle presidenziali francesi
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L'affermazione dell'estrema destra al primo turno delle presidenziali francesi e la caduta del governo olandese per mano di Geert Wilders, riaccendono i riflettori su un fenomeno in crescita, che Bruxelles definisce la "minaccia populista"

di Serenella Mattera

Populismi, misti a estremismi e proposte anti-sistema. Cavalcano malcontenti, paure e rabbia antipolitica. E si fanno largo a suon di voti sulla scena delle democrazie europee. La tendenza, a dire il vero, non è nuova. Ma torna alla ribalta in una primavera elettorale segnata dal 18% dell’estrema destra di Marine Le Pen al primo turno delle presidenziali francesi. Il segnale più allarmante di una tendenza che l’Unione europea ha ribattezzato “minaccia populista”. Bisogna fare “attenzione”, ha detto il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly: “La crisi ha aumentato il disagio sociale creando terreno fertile per i partiti populisti”. Ma proprio dal sentimento di avversione alle politiche europee (in nome del quale il Pvv di Geert Wilders ha provocato la caduta del governo olandese) quei partiti traggono prezioso alimento, catalizzando il voto di chi è ‘contro’.

Il fenomeno Le Pen – Dieci anni fa suo padre Jean-Marie arrivò al ballottaggio contro Jacques Chirac, ma Marine Le Pen il 22 aprile 2012 è riuscita di nuovo a stupire la Francia facendo incassare al Front National la percentuale record del 17,9% di voti al primo turno delle presidenziali.
Con la sua linea durissima sull’immigrazione, con il rilancio di protezionismo economico, nazionalismo e uscita dall’euro, il partito di estrema destra ha fatto il pieno di voti. E ora spaventa l’Europa. Ma se Bruxelles si preoccupa, Marine Le Pen se la ride: quella preoccupazione “è molto entusiasmante”, ha detto, perché indice del timore che il Fn riesca a scardinare il “federalismo europeo”.

L’olandese Wilders – Proprio mentre in Francia Le Pen festeggiava, nella vicina Olanda il governo di centro-destra rovinosamente cadeva per mano di Geert Wilder, leader del Partito della libertà (Pvv), formazione xenofoba, anti-islam, euroscettica e populista. “Non lasceremo scorrere il sangue dei nostri pensionati a causa di Bruxelles”, ha detto Wilders per spiegare il suo ‘no’ ai tagli alla spesa necessari a rientrare nei parametri Ue.  E anche se i sondaggi danno il Pvv in calo, non è escluso che il leader populista dalla inconfondibile chioma bionda riesca a rimontare nelle urne sbandierando proposte come l’uscita dall’euro.

La destra estrema – Il Front National francese è solo la punta di diamante di una nutrita schiera di partiti che alzano la bandiera dell’estrema destra nel Vecchio Continente (toccando corde antieuropee, isolazioniste, xenofobe). Si va dal Partito nazionale britannico, che a Bruxelles ha eletto due eurodeputati, al fiammingo Vlaams Blok, diventato Vlaams Belang (12,6% alle elezioni belghe del 2010) dopo che una sentenza del 2004 lo ha condannato per violazione della legge su razzismo e xenofobia. In Austria l’estrema destra dell’Fpo risulta dai sondaggi testa a testa coi socialisti, come partito più popolare.
Menzione a parte merita poi il partito svizzero Udc di Christoph Blocher, la destra nazionalista nota per le sue campagne anti-immigrati e anti-Europa, che alle politiche dello scorso ottobre ha registrato, per la prima volta dal 1991, un calo di consensi, ma si è attestata comunque sul 26% di voti, prima forza politica nazionale.

I Veri finlandesi – Il movimento populista nazionalista, xenofobo ed euroscettico dei Veri finlandesi, nel 2011 ha spiazzato tutti consacrandosi terza forza politica nel Parlamento di Helsinki con il 19% dei voti. E anche se alle presidenziali dello scorso febbraio il suo leader, Timo Soini, è arrivato quarto con un magro 9%, il movimento resta sotto i riflettori della ribalta.

I ‘piccoli’ partiti greci – Solo dopo il voto del 6 maggio si saprà cosa succederà in Grecia. Ma i sondaggi segnalano una tendenza a raccogliere consensi (e superare lo sbarramento del 3%) da parte di una serie di piccoli partiti, che per lo più fanno una bandiera della contrarierà al pesante piano di austerity imposto ad Atene da Ue e Fondo monetario internazionale. Si va dai comunisti di Kke e Coalizione della sinistra radicale (Syriza), alla estrema destra di Chrisi Avghì (Alba dorata) e Laos.

I ‘pirati’ tedeschi –
Sull’onda dell’antipolitica, cresce intanto in Germania il Partito dei pirati. Movimento protestatario e anti-politica nato su Internet, che ha sorpreso tutti lo scorso settembre con l’8,9% di voti alle elezioni regionali di Berlino e a marzo ha confermato un 7.6% di voti nelle urne del Saarland. A maggio la consacrazione del Pirantenpartei potrebbe arrivare con l'ingresso nei parlamenti regionali di due Lander importanti come lo Schleswig Holstein e il Nordreno Westfalia.

La scena italiana – E in Italia? Ci sono i partiti di estrema destra dallo scarso potenziale elettorale, come Forza Nuova. E c'è la Lega, da anni osservata speciale in Europa per le sue affermazioni xenofobe e anti-Ue. Ma con il perdere vigore del Carroccio sotto il peso delle inchieste giudiziarie, è Beppe Grillo a finire adesso sul banco degli imputati con l'accusa di populismo e antipolitica. Mentre nei sondaggi crescono esponenzialmente i voti del suo Movimento 5 Stelle. I grillini naturalmente rispediscono al mittente ogni accusa: siamo noi a incarnare la “vera politica”, affermano, mentre attaccano il “sistema” dei partiti. E, noncuranti delle critiche, un po’ come i ‘pirati’ di Germania, si preparano all'exploit elettorale.

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