L’attentato è avvenuto nella piazza Al Marjeh davanti a un centro culturale iraniano. Ha causato un morto e tre feriti. Intanto, nonostante il cessate il fuoco, riprendono i bombardamenti a Homs
E’ giallo sull’attentato nella piazza Al Marjeh di Damasco, davanti al centro culturale iraniano. Un autobomba è esplosa nella mattina del 24 aprile, provocando la morte di una persona e il ferimento di altre tre. La notizia è stata data, per prima, dalla tv di Stato siriana. Secondo le fonti della sicurezza, l’ordigno sarebbe stato piazzato su un pick up bianco. Rimangono dubbi, però, sul proprietario del veicolo. Un corrispondente di Al Arabya che era sul posto sosteneva che fosse dei militari fedeli al presidente Bashar al-Assad.
Negli ultimi mesi sono stati tanti gli episodi di autobombe esplose nella capitale siriana, ma in nessun caso le autorità sono riuscite a individuare i responsabili. Il governo e i media ufficiali accusano le "bande armate" e i "terroristi" di essere coinvolti negli atti terroristici, ma l'opposizione al regime del presidente Bashar al-Assad mette in dubbio questa versione.
Intanto, sono ripresi i bombardamenti dei militari siriani in diverse aree della provincia di Homs, roccaforte dei ribelli. Nonostante il cessate il fuoco in vigore dal 12 aprile, sono stati compiuti raid fino al confine con la Turchia. "I cannoneggiamenti hanno colpito soprattutto l'area di al-Rastan,fin dalle prime ore del giorno. Al momento non si contano vittime", ha riferito l'attivista Omar Homsi all'agenzia Dpa dalla provincia di Homs.
Oltre alle azioni militari, preoccupa anche la situazione umanitaria. L’agenzia alimentare delle Nazioni Unite Wpf ha dichiarato che “nelle prossime settimane” punterà a fornire assistenza a 500 mila persone. L’aiuto è arrivato dopo le sollecitazioni della Mezza Luna rossa. Il Wfp soccorre già 100.000 persone al mese, nelle città di Homs, Hama, Idlib e Damasco. Secondo l'Onu, nei 13 mesi di conflitti originati dalla rivolta popolare contro il presidente Bashar al-Assad, in Siria sono morte oltre 9.000 persone.
Negli ultimi mesi sono stati tanti gli episodi di autobombe esplose nella capitale siriana, ma in nessun caso le autorità sono riuscite a individuare i responsabili. Il governo e i media ufficiali accusano le "bande armate" e i "terroristi" di essere coinvolti negli atti terroristici, ma l'opposizione al regime del presidente Bashar al-Assad mette in dubbio questa versione.
Intanto, sono ripresi i bombardamenti dei militari siriani in diverse aree della provincia di Homs, roccaforte dei ribelli. Nonostante il cessate il fuoco in vigore dal 12 aprile, sono stati compiuti raid fino al confine con la Turchia. "I cannoneggiamenti hanno colpito soprattutto l'area di al-Rastan,fin dalle prime ore del giorno. Al momento non si contano vittime", ha riferito l'attivista Omar Homsi all'agenzia Dpa dalla provincia di Homs.
Oltre alle azioni militari, preoccupa anche la situazione umanitaria. L’agenzia alimentare delle Nazioni Unite Wpf ha dichiarato che “nelle prossime settimane” punterà a fornire assistenza a 500 mila persone. L’aiuto è arrivato dopo le sollecitazioni della Mezza Luna rossa. Il Wfp soccorre già 100.000 persone al mese, nelle città di Homs, Hama, Idlib e Damasco. Secondo l'Onu, nei 13 mesi di conflitti originati dalla rivolta popolare contro il presidente Bashar al-Assad, in Siria sono morte oltre 9.000 persone.