Monsieur le président sente che l'Eliseo gli sta sfuggendo. I sondaggi danno in vantaggio il rivale socialista Francois Hollande. Domenica si vota per il primo turno. Circa 44,5 milioni gli elettori per 85mila seggi. Il 6 maggio si terrà il ballottaggio
E' un sottile balletto diplomatico quello che ha accompagnato - in questi ultimi mesi - la campagna presidenziale francese, con i due principali candidati - il presidente uscente Nicolas Sarkozy e il socialista Francois Hollande, favorito nei sondaggi - che hanno cercato l'appoggio dei grandi leader europei e internazionali.
Un battaglia, quella dei cosiddetti appoggi esterni, che è stata vinta in modo clamoroso da Sarkozy, avvantaggiato dalla sua posizione di presidente uscente. Mentre Hollande è stato snobbato da tutti i grandi dell'Europa, in maggioranza conservatori, che hanno accuratamente evitato di riceverlo nelle loro rispettive capitali. Unica, magra consolazione il premier socialista belga, Elio Di Rupo, che il 17 aprile si è recato a Lille, nel nord della Francia, per sostenere il socialista in occasione di uno degli ultimi grandi comizi della sua campagna.
Hollande è il favorito - Secondo molti osservatori, sono proprio i suoi rapporti praticamente inesistenti con i grandi leader il vero punto debole di Hollande, che i sondaggi danno per vincente al ballottaggio del 6 maggio. Un punto, quello della caratura internazionale, su cui gli è stato impossibile competere con Sarkozy, che ha approfittato al massimo delle vesti presidenziali per comparire in compagnia di 'pezzi da 90' come il presidente Usa Barack Obama a novembre, il britannico David Cameron o la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha dato pubblicamente il suo sostegno al presidente uscente. Ma che è soprattutto terrorizzata dall'idea di Hollande di rinegoziare il trattato di Bilancio Ue (il cosiddetto 'Fiscal Compact' fortemente voluto da Berlino) inserendovi la dimensione della crescita. Una mossa che, secondo la cancelliera, aprirebbe un pericoloso vaso di Pandora per l'intera Europa.
Appena due giorni fa, Berlino ha dato un ultimo disperato appoggio a Sarkozy, firmando con il suo governo un documento congiunto che chiede un rafforzamento dei controlli alle frontiere di Schengen, cavallo di battaglia di Sarkò in campagna elettorale. Nei mesi scorsi, il quotidiano tedesco 'Der Spiegel' parlò addirittura di un patto 'segreto' tra la Merkel e i suoi omologhi di Londra, Roma e Madrid affinché non ricevessero Hollande durante la campagna.
L'Europa e il candidato socialista - Ormai da settimane però, il candidato socialista lancia messaggi espliciti all'Italia, affinché l'appoggi a Bruxelles nel caso di vittoria. "L'Italia mi sostenga nell'inserire la dimensione della crescita nel patto di bilancio Ue", ha detto di recente Hollande parlando con l'ANSA a margine di un comizio a Rennes. Ma per il momento, da Roma non è arrivato nessun segnale. Solo il Partito democratico ha sostenuto pubblicamente il candidato socialista, con tanto di viaggio di quest'ultimo a Roma a dicembre scorso e trasferta di Pierluigi Bersani a Parigi nelle scorse settimane.
Sul fronte della Spagna, la stampa assicura che il governo locale non vedrebbe di cattivo occhio l'arrivo di Hollande al potere. Tanto più che il premier Mariano Rajoy avrebbe preso molto male i rilievi di Sarkozy sulla sua politica.
Intanto, Le Monde scrive che nonostante il gelo della Merkel Berlino si sta preparando alla vittoria di Hollande, con l'avvio di una prima serie di contatti informali tra la cancelleria e l'equipe socialista.
Quanto agli Usa, lo scorso dicembre, Hollande ha dovuto rinunciare ad un viaggio a Washington. Motivo? Al candidato socialista è stato concesso un incontro con Hillary Clinton a margine del quale Obama avrebbe anche potuto fare capolino, ma rigorosamente senza foto e telecamere. Una condizione che alla fine ha indotto Hollande a rinunciare.
Un battaglia, quella dei cosiddetti appoggi esterni, che è stata vinta in modo clamoroso da Sarkozy, avvantaggiato dalla sua posizione di presidente uscente. Mentre Hollande è stato snobbato da tutti i grandi dell'Europa, in maggioranza conservatori, che hanno accuratamente evitato di riceverlo nelle loro rispettive capitali. Unica, magra consolazione il premier socialista belga, Elio Di Rupo, che il 17 aprile si è recato a Lille, nel nord della Francia, per sostenere il socialista in occasione di uno degli ultimi grandi comizi della sua campagna.
Hollande è il favorito - Secondo molti osservatori, sono proprio i suoi rapporti praticamente inesistenti con i grandi leader il vero punto debole di Hollande, che i sondaggi danno per vincente al ballottaggio del 6 maggio. Un punto, quello della caratura internazionale, su cui gli è stato impossibile competere con Sarkozy, che ha approfittato al massimo delle vesti presidenziali per comparire in compagnia di 'pezzi da 90' come il presidente Usa Barack Obama a novembre, il britannico David Cameron o la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha dato pubblicamente il suo sostegno al presidente uscente. Ma che è soprattutto terrorizzata dall'idea di Hollande di rinegoziare il trattato di Bilancio Ue (il cosiddetto 'Fiscal Compact' fortemente voluto da Berlino) inserendovi la dimensione della crescita. Una mossa che, secondo la cancelliera, aprirebbe un pericoloso vaso di Pandora per l'intera Europa.
Appena due giorni fa, Berlino ha dato un ultimo disperato appoggio a Sarkozy, firmando con il suo governo un documento congiunto che chiede un rafforzamento dei controlli alle frontiere di Schengen, cavallo di battaglia di Sarkò in campagna elettorale. Nei mesi scorsi, il quotidiano tedesco 'Der Spiegel' parlò addirittura di un patto 'segreto' tra la Merkel e i suoi omologhi di Londra, Roma e Madrid affinché non ricevessero Hollande durante la campagna.
L'Europa e il candidato socialista - Ormai da settimane però, il candidato socialista lancia messaggi espliciti all'Italia, affinché l'appoggi a Bruxelles nel caso di vittoria. "L'Italia mi sostenga nell'inserire la dimensione della crescita nel patto di bilancio Ue", ha detto di recente Hollande parlando con l'ANSA a margine di un comizio a Rennes. Ma per il momento, da Roma non è arrivato nessun segnale. Solo il Partito democratico ha sostenuto pubblicamente il candidato socialista, con tanto di viaggio di quest'ultimo a Roma a dicembre scorso e trasferta di Pierluigi Bersani a Parigi nelle scorse settimane.
Sul fronte della Spagna, la stampa assicura che il governo locale non vedrebbe di cattivo occhio l'arrivo di Hollande al potere. Tanto più che il premier Mariano Rajoy avrebbe preso molto male i rilievi di Sarkozy sulla sua politica.
Intanto, Le Monde scrive che nonostante il gelo della Merkel Berlino si sta preparando alla vittoria di Hollande, con l'avvio di una prima serie di contatti informali tra la cancelleria e l'equipe socialista.
Quanto agli Usa, lo scorso dicembre, Hollande ha dovuto rinunciare ad un viaggio a Washington. Motivo? Al candidato socialista è stato concesso un incontro con Hillary Clinton a margine del quale Obama avrebbe anche potuto fare capolino, ma rigorosamente senza foto e telecamere. Una condizione che alla fine ha indotto Hollande a rinunciare.