Obama vs Romney, corsa presidenziale all'ultimo dollaro
MondoIl primo ha investito sul web, sullo staff e sulla presenza sul territorio, il secondo su tv e radio, aspettando di poter contare sulla nomination repubblicana. Entrambi hanno l'obiettivo di superare il record di donazioni del 2008
di Gabriele De Palma
Nati per correre. Sia verso la Casa Bianca sia verso il record di finanziamenti per la campagna elettorale. Da un lato, Barack Obama, che si appresta a migliorare la performance elettorale di quattro anni fa, la più sovvenzionata della storia: 53 milioni di dollari raccolti a marzo, 350 milioni dall'inizio del lungo iter che precede il voto. Dall'altro, Mitt Romney, sfidante in pectore dopo l'abbandono di Rick Santorum, che finora si è fermato a quote più basse e può contare su meno contante disponibile, visto che la maggior parte l'ha utilizzata per le primarie (che Obama da presidente uscente non ha dovuto affrontare).
Entrambi con un record da battere, quello del 2008. Per farlo, dovranno essere raccolti più di 747 milioni di dollari. Entrambi i candidati stando alle previsioni dovrebbero riuscirci: Obama punta a quota 750 milioni, Romney addirittura a 800 milioni.
Donatori grandi e piccoli. Il sistema di finanziamento della guerra elettorale a stelle e strisce è complesso. Ci sono tre fonti di sovvenzioni: la raccolta dei donatori, i comitati di sostegno elettorale (i super PACs, dall'inglese Political Action Committee) e le casse dei due partiti, i National Democrats (o Republicans) Committee. Mentre Romney punta molto sui superPACs e sul comitato repubblicano, Obama ha un netto vantaggio sulle piccole donazioni. I 53 milioni di dollari racimolati a marzo ad esempio sono frutto delle quasi 600mila donazioni il cui valore medio è 51 dollari. A guardare le statistiche dei contributi inferiori ai 200 dollari il presidente uscente conta su più di 200milioni di dollari, lo sfidante solo su 100. Non a caso lo staff di Romney ha promesso di concentrarsi per colmare questa lacuna e punta a raggiungere i 300 milioni di piccole donazioni. Una delle differenze più sensibili tra i due è la disponibilità di cassa attuale. Obama ha risparmiato, non essendo impegnato nelle primarie, Romney ha speso quasi tutto quel che ha ricevuto. Il cash disponibile oggi è di 7 milioni per lo sfidante e 85 milioni per il detentore.
Guarda il video sui dati donazioni di marzo a Obama
Destinazione fondi. D'altronde senza soldi non si vince, anzi non si partecipa neppure alla contesa elettorale. E' tuttavia molto interessante capire come viene speso il tesoretto a disposizione dei candidati. Finora le strategie si sono differenziate molto. Ad esempio nell'uso che si fa dei mezzi di comunicazione: molto più tradizionale Romney e più innovativo Obama. Il primo ha investito 14milioni di dollari in spot da diffondere su tv e radio, Obama solo 3 milioni. Il presidente in carica però ha speso molto più dell'avversario nell'advertising online: 12 milioni contro il milione speso dal repubblicano. Se già la campagna del 2008 era stata connotata da un audace uso dei social network, in quella del 2012 a Twitter e Facebook si aggiungono le nuove stelle del web come Tumblr, Google+, Instagram e Pinterest, anche se non sono mancate le polemiche per l'uso molto libero sulla gestione della privacy dei suoi seguaci online. Tre volte tanto costa lo staff del candidato democratico (15 milioni contro 5) anche perché è molto più numeroso sia di persone (700 lo staff ufficiale e migliaia di volontari) che di uffici (oltre 100). Jim Messina, responsabile della campagna del presidente per il voto del prossimo 6 novembre, non vuole lasciare nulla di intentato e presidia tutti gli stati, non solo quelli più indecisi come nella scorsa tornata elettorale. Sul territorio Romney è decisamente meno presente, per ora. D'altronde il suo obiettivo fin qui era superare le primarie repubblicane e così i suoi uffici elettorali sono stati effimeri come la durata delle brevi contese dei caucus tra repubblicani: ci sono molti stati federali in cui un luogo che lo rappresenti ufficialmente non ci sono più o non ci sono mai stati. Finita la votazione, sparito l'ufficio. Il grande sforzo Romney e il suo comitato elettorale dovranno farlo adesso potendo contare sulla potenza di fuoco della macchina da guerra dei conservatori statunitensi alimentata da un budget considerevole.
Nati per correre. Sia verso la Casa Bianca sia verso il record di finanziamenti per la campagna elettorale. Da un lato, Barack Obama, che si appresta a migliorare la performance elettorale di quattro anni fa, la più sovvenzionata della storia: 53 milioni di dollari raccolti a marzo, 350 milioni dall'inizio del lungo iter che precede il voto. Dall'altro, Mitt Romney, sfidante in pectore dopo l'abbandono di Rick Santorum, che finora si è fermato a quote più basse e può contare su meno contante disponibile, visto che la maggior parte l'ha utilizzata per le primarie (che Obama da presidente uscente non ha dovuto affrontare).
Entrambi con un record da battere, quello del 2008. Per farlo, dovranno essere raccolti più di 747 milioni di dollari. Entrambi i candidati stando alle previsioni dovrebbero riuscirci: Obama punta a quota 750 milioni, Romney addirittura a 800 milioni.
Donatori grandi e piccoli. Il sistema di finanziamento della guerra elettorale a stelle e strisce è complesso. Ci sono tre fonti di sovvenzioni: la raccolta dei donatori, i comitati di sostegno elettorale (i super PACs, dall'inglese Political Action Committee) e le casse dei due partiti, i National Democrats (o Republicans) Committee. Mentre Romney punta molto sui superPACs e sul comitato repubblicano, Obama ha un netto vantaggio sulle piccole donazioni. I 53 milioni di dollari racimolati a marzo ad esempio sono frutto delle quasi 600mila donazioni il cui valore medio è 51 dollari. A guardare le statistiche dei contributi inferiori ai 200 dollari il presidente uscente conta su più di 200milioni di dollari, lo sfidante solo su 100. Non a caso lo staff di Romney ha promesso di concentrarsi per colmare questa lacuna e punta a raggiungere i 300 milioni di piccole donazioni. Una delle differenze più sensibili tra i due è la disponibilità di cassa attuale. Obama ha risparmiato, non essendo impegnato nelle primarie, Romney ha speso quasi tutto quel che ha ricevuto. Il cash disponibile oggi è di 7 milioni per lo sfidante e 85 milioni per il detentore.
Guarda il video sui dati donazioni di marzo a Obama
Destinazione fondi. D'altronde senza soldi non si vince, anzi non si partecipa neppure alla contesa elettorale. E' tuttavia molto interessante capire come viene speso il tesoretto a disposizione dei candidati. Finora le strategie si sono differenziate molto. Ad esempio nell'uso che si fa dei mezzi di comunicazione: molto più tradizionale Romney e più innovativo Obama. Il primo ha investito 14milioni di dollari in spot da diffondere su tv e radio, Obama solo 3 milioni. Il presidente in carica però ha speso molto più dell'avversario nell'advertising online: 12 milioni contro il milione speso dal repubblicano. Se già la campagna del 2008 era stata connotata da un audace uso dei social network, in quella del 2012 a Twitter e Facebook si aggiungono le nuove stelle del web come Tumblr, Google+, Instagram e Pinterest, anche se non sono mancate le polemiche per l'uso molto libero sulla gestione della privacy dei suoi seguaci online. Tre volte tanto costa lo staff del candidato democratico (15 milioni contro 5) anche perché è molto più numeroso sia di persone (700 lo staff ufficiale e migliaia di volontari) che di uffici (oltre 100). Jim Messina, responsabile della campagna del presidente per il voto del prossimo 6 novembre, non vuole lasciare nulla di intentato e presidia tutti gli stati, non solo quelli più indecisi come nella scorsa tornata elettorale. Sul territorio Romney è decisamente meno presente, per ora. D'altronde il suo obiettivo fin qui era superare le primarie repubblicane e così i suoi uffici elettorali sono stati effimeri come la durata delle brevi contese dei caucus tra repubblicani: ci sono molti stati federali in cui un luogo che lo rappresenti ufficialmente non ci sono più o non ci sono mai stati. Finita la votazione, sparito l'ufficio. Il grande sforzo Romney e il suo comitato elettorale dovranno farlo adesso potendo contare sulla potenza di fuoco della macchina da guerra dei conservatori statunitensi alimentata da un budget considerevole.