Birmania, eletta San Suu Kyi: "E' finito un lungo incubo"

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Aung San Suu Kyi

La leader dell'opposizione, premio Nobel per la Pace agli arresti domiciliari per oltre 15 anni, ha conquistato un seggio al Parlamento. Le elezioni suppletive che si sono svolte nel Paese rappresentano per molti un primo passo verso la democratizzazione

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"E' finito un lungo incubo. Ora inizia un lungo cammino". Queste le prime parole pronunciate dalla leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi dopo la notizia dell'elezione al Parlamento. L'annuncio è comparso su un pannello digitale che campeggia davanti al quartier generale di Yangon. Dopo 15 anni agli arresti domiciliari per la sua attività di dissidente, il Premio Nobel per la Pace avrebbe dunque conquistato il seggio nella circoscrizione di  Kawhmu nell'ambito delle elezioni suppletive tenutesi il 1 aprile in Myanmar. Per molti, le consultazioni rappresentano un primo passo verso al democratizzazione del Paese governato col pugno di ferro dalla giunta militare.

Aung San Suu Kyi in Parlamento - Suu Kyi ha vinto in 112 dei 129 seggi  elettorali del distretto rurale di Kawhmu, dove era candidata, secondo il conteggio delle autorità locali, diffuso dal suo partito. Il  governo non ha confermato la vittoria, con i risultati ufficiali che  dovrebbero essere diffusi in settimana.
"Madre Suu, madre Suu!", ha gridato la folla dei suoi sostenitori una volta appresa la notizia. Secondo i primi risultati, i candidati del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), hanno vinto più di 30 seggi fra i 45 messi in palio. I seggi erano inizialmente 48, ma il voto è stato sospeso per ragioni  di sicurezza nella regione di Kachin.
Per Aung San Suu Suu Kyi, 66 anni, si è trattato della prima candidatura al Parlamento. Nelle precedenti elezioni, quelle del 1990 e del 2010, infatti, si trovava agli arresti domiciliari.

Le elezioni supplettive, che riguardano 6,8 milioni di elettori, sono considerate una prova generale del voto del 2015. Thein Sein, a capo di un governo civile controllato dai militari che guidano il paese sin dal 1962, ha autorizzato per la prima volta l'ingresso di un centinaio di giornalisti e di alcune decine di osservatori elettorali.

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