La strage di civili, secondo le Nazioni Unite, è responsabilità anche della comunità internazionale. E, mentre prosegue la violazione diffusa e sistematica dei diritti umani, Assad annuncia elezioni legislative il prossimo 7 maggio
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Il presidente siriano Bashar al-Assad ha fissato al 7 maggio la data delle prossime elezioni legislative, dopo averle rimandate più di una volta. Lo riferisce il sito del Parlamento siriano, che pubblica il decreto emesso da Assad. Le legislative avrebbero dovuto svolgersi ad agosto dello scorso anno, ma sono state rimandate a causa della crisi scoppiata in Siria un anno fa, anche se le autorità di Damasco hanno giustificato il posticipo con l'attesa del varo della legge elettorale e di quella sui partiti, che avrebbe dato a nuove forze politiche la possibilità di presentarsi al voto.
Intanto, continua la strage di civili. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Onu, dall'inizio della repressione del regime di Bashar al Assad, sarebbero oltre 8mila le vittime. Tra queste ci sarebbero anche centinaia di donne e bambini.
La comunità internazionale ha una sua responsabilità - "Le violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche" ha dichiarato il presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser. E in questo, ha aggiunto, "la comunità internazionale ha una sua responsabilità".
Kofi Annan aspetta risposte - La comunità internazionale non può più aspettare. E' arrivato il momento di intervenire. Le modalità verranno decise, però, dopo aver ascoltato il governo siriano. L'inviato in Siria di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, ha infatti detto di essere in attesa di risposte da parte del regime, al quale avrebbe avanzato"proposte concrete" per mettere fine a quasi un anno di violenze. Annan non ha spiegato quali siano nel dettaglio le proposte.
Al Qaeda cerca reclute per combattere col regime - Intanto, secondo quanto rivela il quotidiano algerino el Khabar, al Qaida vorrebbe partecipare direttamente alla guerra in Siria e, per questo, starebbe reclutando in Francia e in alcuni dei Paesi del Nord Africa miliziani da dispiegare, nel tormentato teatro di guerra civile siriano, accanto agli insorti anti-Assad.
Quel che sta emergendo è che al Qaida (e per essa la sua ramificazione nella regione, Aqmi) sarebbe entrata direttamente nel conflitto interno in Siria, reclutando elementi, poi fatti arrivare nel Paese di Bashir al Assad, seguendo un lungo percorso che ha avuto la Turchia come ultima tappa prima di valicare la frontiera turco-siriana. L'indagine è scattata qualche mese fa in Francia quando l'intelligence, che tiene costantemente sotto stretto controllo gli estremisti islamici, ne ha perso di vista una ventina, cinque dei quali con passaporto francese, ma di origine algerina. Con loro anche algerini e marocchini, scomparsi tutti nella seconda metà dello scorso anno e che, quindi, hanno meritato l'attenzione delle forze di sicurezza. La loro scomparsa ha indotto le autorità francesi a contattare quelle algerine, marocchine e tunisine per capire che fine essi avessero fatto, e se e per cosa fossero rientrati nei Paesi d'origine. Il sospetto è che siano ormai organici ad al Qaeda e, quindi, dopo un addestramento militare, siano stati dislocati in Siria, accanto agli insorti.
A dare corpo a questa ipotesi investigativa è stato l'arresto di un giovane trovato in possesso di una registrazione di combattimenti di miliziani di al Qaida nella città libica di Misurata. L'uomo avrebbe anche aggiunto che i cinque franco-algerini avrebbero preso parte ai feroci scontri di Misurata, accanto alle truppe di Gheddafi. Il sospetto è che dodici franco-algerini siano già in Siria, che hanno raggiunto dalla Turchia, passando illegalmente le frontiere tunisine, grazie anche a falsi passaporti libici.
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