Marea nera, il processo slitta ancora. Ma Bp trova l’accordo

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Il disastro ambientale targato Bp - Getty Images
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A quasi due anni dal disastro nel Golfo del Messico, la British Petroleum raggiunge un’intesa sul risarcimento e ottiene un rinvio della prima udienza. Intanto arriva il documentario-denuncia sull’industria del petrolio "Greedy Lying Bastards"

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di Gabriele De Palma


Un altro rinvio. Dopo che il processo per il disastro ambientale nel Golfo del Messico aveva subito un primo slittamento da lunedì 27 febbraio a lunedì 5 marzo, il giudice del tribunale di New Orleans ha deciso di spostare ancora l'esordio in aula del processo più articolato del secolo. Il motivo del secondo rinvio è l'accordo trovato proprio alla vigilia della scadenza da Bp (principale accusata insieme a Transoceanic e Halliburton) e parte delle vittime della fuoriuscita di 4,9 milioni di galloni di greggio.
Il risarcimento, pari a 7,9 miliardi di dollari, ricompenserà i danni economici e sanitari a molti dei 120mila privati che hanno fatto causa al colosso britannico. Ma l'accordo non pone Bp e gli altri al riparo dalla giustizia, visto che tra gli accusatori non ci sono solo i privati ma anche gli Stati più colpiti (Alabama e Louisiana) e lo stesso governo Usa. La prima udienza quindi si terrà e le parti hanno ora 45 giorni di tempo per accordarsi su una data.

I processi - Il processo è in realtà una collezione di procedimenti corredata da ben 72 milioni di pagine di documentazione, 20 mila prove e 303 deposizioni. Da una parte c’è la causa civile con i privati riuniti in class-action. Poi ci sono i procedimenti intentati dagli stati federali del sud degli Stati Uniti (Alabama, Florida, Louisiana, Mississippi e Texas) e dal governo statunitense per infrazione alle leggi sull'ambiente. A questi processi vanno poi aggiunti quelli intestini tra gli imputati che si rimpallano la responsabilità: Bp ha infatti denunciato Transocean (che ha fornito la trivella) e Halliburton (che ha allestito e cementificato la piattaforma Deepwater Horizon) per negligenza, ricevendo in risposta una contro-denuncia (secondo i due fornitori il legame con Bp li rendeva non responsabili del disastro). 

L'accordo - I quasi 8 miliardi di dollari che Bp è disposta a pagare daranno soddisfazione a molti pescatori, ai primi soccorritori che hanno accusato danni fisici dalle operazioni di pulizia del greggio e ai privati cittadini direttamente danneggiati dalla marea nera. Restano però insoddisfatti in molti. A cominciare dagli ambientalisti, che preferivano arrivare al dibattimento (piuttosto che patteggiare prima), per continuare con gli stati dell’Alabama e della Louisiana, che temono che l'accordo possa dilatare i tempi processuali addirittura di mesi, per finire coi contribuenti americani che rischiano di dover farsi carico di parte del risarcimento. Pare infatti che alcune voci dell'accordo rientrino nelle spese deducibili dalle tasse, aggiungendo al danno anche la beffa.
Inoltre non si può dire del tutto conclusa la vicenda nemmeno per quanto riguarda i privati: chi non fosse soddisfatto dai miliardi offerti dalla multinazionale britannica del petrolio, può sfilarsi dalla class action e ricorrere singolarmente.

Gli Usa contro Bp
– Se i  danni materiali e sanitari sono stati in larga parte risarciti con l'accordo, l'attenzione si sposta sul processo per i danni ambientali causati sia dal greggio che dagli otto milioni di litri di solvente utilizzati (infrazioni al Clean Water Act), che potrebbe costare agli imputati ben di più. In base alle stime la multa ai responsabili della fuoriuscita di greggio potrebbero ammontare a 17,6 miliardi di dollari, nel caso in cui si dimostrasse che gli imputati si sono comportati con 'massima negligenza'. In questo senso ogni giorno di ritardo dà il tempo a Bp per cercare comprensione e sconti dal ministero della Giustizia americano. Molti accusano il governo di aver allentato troppo la presa e di non aver dato seguito coi fatti alle severe dichiarazioni che Obama fece negli ottantasette giorni in cui il petrolio annerì le acque del Golfo. Accuse che trovano riscontro nei fatti: le trivellazioni, proibite in un primo tempo dal presidente Usa, sono riprese a passo più spedito di prima dell'esplosione di Deepwater Horizon. A gettare benzina sul fuoco i dati della Borsa, che all'indomani dell'accordo per ricompensare i danneggiati, ha visto le azioni di Bp toccare il massimo dall'aprile 2010. E così la multinazionale ha ritoccato verso l'alto il dividendo che riconoscerà ai propri azionisti.

“Avidi e bugiardi”
- A muovere le accuse più pesanti all'industria del petrolio e alla debolezza del governo americano sarà con ogni probabilità il documentario che fin dal titolo denuncia le multinazionali dell'oro nero: Greedy Lying Bastards (Bastardi avidi e bugiardi). Il lungometraggio, girato da Craig Rosebraugh e musicato da Michael Brook, è in post-produzione e la sua uscita nelle sale avverrà nei prossimi mesi. Molto del materiale raccolto nei quasi due anni di riprese è disponibile sul canale ufficiale di YouTube. In particolare sono molto interessanti le interviste realizzate con alcuni esperti e addetti ai lavori, tra cui il segretario Onu Ban Ki Moon e il celebre linguista Noam Chomsky.

L’intervista al segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon



L’intervista al linguista e attivista Noam Chomsky

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