Gli avvocati dei due marò fermati hanno presentato alla Corte suprema del Kerala un'istanza. Tra le prove, la registrazione satellitare della posizione della Enrica Lexie al momento dell’incidente, che dimostrerebbe che si trovava in acque internazionali
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I legali dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani hanno presentato appello alla Corte suprema del Kerala.
La difesa dei fucilieri del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha chiesto alla Corte l'annullamento del cosiddetto Fir, First Information Report, il rapporto di polizia su cui si basa l'apertura delle indagini. Secondo il governo italiano, infatti, anche un'altra imbarcazione (greca) sarebbe stata aggredita poco dopo e in ogni caso, i marò non avrebbero sparato al peschereccio, ma semplicemente in aria.
Anche l'Icc conferma l'attacco alla nave greca - Lunedì 21 l'Icc, la Camera di commercio internazionale, ha ribadito in una comunicazione alla Marina militare italiana il contenuto del suo rapporto reso noto due giorni prima (un attacco da parte di 20 pirati su due imbarcazioni, sventato alle 21.50 locali, a circa due miglia e mezzo da Kochi) e confermato che la nave coinvolta è l'Olympic Flair, battente bandiera greca. La Marina mercantile greca ha però smentito, mentre l'armatore - l'Olympic shipping and management di Atene - si è limitato a dire di non poter parlare della vicenda. Ma ieri, contattato dalle autorita' italiane, sembra invece che avesse confermato.
I magistrati avviano una rogatoria - I due italiani sono in stato di fermo fino al 23 febbraio. Il giudice del distretto di Kollam, davanti a cui sono comparsi lunedì 20 febbraio, ha deciso inoltre che i militari dovranno rimanere a disposizione della magistratura per altri 11 giorni.
Latorre e Girone torneranno di nuovo davanti al magistrato. Le prossime 24 ore si profilano cruciali poiché il giudice dovrà pronunciarsi sull'ammissione in fase istruttoria di quella che, da parte italiana, si considera la prova regina: la registrazione satellitare della posizione della Enrica Lexie.
Da essa, infatti, si evince che la petroliera si trovava a oltre 33 miglia dalla costa e quindi in acque internazionali: circostanza decisiva poiché comporta il passaggio della competenza dalla giurisdizione indiana a quella italiana.
Intanto la procura di Roma, che ha ricevuto una prima informativa della Farnesina sulla vicenda, ha deciso di avviare una rogatoria internazionale per acquisire le 'prove' che le autorità indiane hanno finora negato di consegnare.
"Tratti con l'inganno" - Già nella mattinata di lunedì 20 alcuni quotidiani provavano a ricostruire la dinamica dell'incidente. Repubblica, in particolare, aveva riferito che poco dopo l'attacco subito dalla nave italiana, un'altra imbarcazione greca, sarebbe stata attaccata. La tesi del governo italiano resta comunque quella che i due pescatori siano stati uccisi da qualcun altro, probabilmente nel porto di Kochi. La nave italiana, sempre secondo questa tesi, sarebbe stata fatta rientrare nel porto poi con un tranello, con la richiesta di far sporgere denuncia dell'attacco subito.
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Da essa, infatti, si evince che la petroliera si trovava a oltre 33 miglia dalla costa e quindi in acque internazionali: circostanza decisiva poiché comporta il passaggio della competenza dalla giurisdizione indiana a quella italiana.
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