Ungheria, “salviamo Klub Radio”. L'appello del direttore

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“Ci restano ancora 60 giorni, poi conosceremo il nostro futuro” dice Andras Arato. La nota emittente dell'opposizione rischia infatti la chiusura dopo 12 anni. E' il primo effetto della stretta autoritaria imposta al Paese dal governo di Viktor Orban

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di Pamela Foti

Dodici anni di messa in onda quotidiana, 500 mila ascoltatori su 10milioni di cittadini, una redazione di 100 giornalisti che potrebbe essere messa a tacere. E' il primo risultato della stretta sull'informazione imposta dal governo ungherese guidato da Viktor Orban, leader del partito conservatore Fidesz. Restano ancora 60 giorni, poi Klub Radio, l'emittente radiofonica indipendente che dà ampio spazio ai dibattiti dell'opposizione, potrebbe chiudere i battenti. La motivazione ufficiale è una ridistribuzione delle frequenze. Quella reale, dichiara il direttore Andras Arato, “è che in un Paese che usa la forza, la nostra radio dà fastidio".
Nel 2010, dopo otto anni di governo socialista, il partito liberale di Viktor Orban ha vinto le elezioni e conquistato i due terzi del parlamento. Un'ampia maggioranza che ha concesso alla coalizione di riscrivere la Costituzione ungherese e imporre al Paese una svolta ultraconservatrice, che passa attraverso norme che affermano con forza le radici etniche della nazione magiara e l'appartenenza cattolica, il potere sulla magistratura e sull'informazione. E che, non da ultimo, vietano l'aborto e negano il riconoscimento dei diritti agli omosessuali.

Da Milano, nel corso dell'evento organizzato dall'associazione Annaviva che si occupa di diritti umani e libertà di stampa nei paesi extraeuropei, Arato spiega che la sua emittente ha perso per un solo punto l'asta per continuare a trasmettere dalla frequenza 95,3 di Budapest. Le nuove norme approvate dal Congresso dei media, ed entrate in vigore nel mese di gennaio, hanno quasi triplicato il prezzo per l'uso delle frequenze e imposto alle radio di dedicare tre quarti della loro programmazione all'intrattenimento e solo un quarto all'informazione. Una regola impossibile da rispettare per l'emittente che trasmette dal 2000.
“Noi dedichiamo l'80% del palinsesto alle notizie di cronaca e politica – spiega Arato - E' chiaro che queste regole hanno il solo intento di limitare la libertà di chi crede nel pluralismo”. E aggiunge: “Il governo ci ha risposto che per vincere l'asta sarebbe stato sufficiente aggiungere alla nostra offerta altri 8milioni di fiorini. Ma la realtà è che l'asta per le frequenze indetta dal governo Orban è stata vinta da una Srl sconosciuta, che si è impegnata a dedicare la maggior parte dei suoi programmi alla musica. Si tratta di una società fondata nel 2011, senza alcuna esperienza nel campo dei media e con un capitale di soli 3mila euro. Ho visto il progetto col quale hanno partecipato al bando e posso affermare che è del tutto inesistente. Ma non posso dare maggiori dettagli”. Tutte le informazioni sono contenute nel fascicolo in mano ai giudici. Klub Radio ha infatti denunciato il caso al tribunale, che si è preso due mesi di tempo prima di emettere la sentenza.”Martedì 8 febbraio sarebbe dovuto essere il nostro ultimo giorno di messa in onda. Io e la redazione abbiamo atteso tutto il giorno prima di sapere se allo scoccare della mezzanotte avremmo ancora avuto la possibilità di svolgere il nostro lavoro. Solo a fine della giornata ci è arrivata la comunicazione del tribunale che ci ha concesso una proroga di altri 60 giorni, passati quali conosceremo il nostro futuro. Ma si può vivere così”?

Arato non è l'unico a farsi questa domanda. Nei mesi scorsi a Budapest centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per denunciare quello che considerano un vero atto di censura nei confronti della stampa non allineata al governo. I sostenitori dell'emittente hanno anche creato un gruppo su Facebook Mentsük meg a Klubrádiót (Salviamo Klub Radio) che ad oggi vanta oltre 10mila sostenitori. Ma la rabbia è l'indignazione hanno varcato i confini nazionali. A gennaio, a Roma e Milano, si sono svolti sit-in e manifestazioni in difesa della libertà di stampa ungherese e a sostegno dei cittadini che criticano la svolta autoritaria dopo l'entrata in vigore della nuova costituzione. Un testo che preoccupa anche la Commissione europea tanto a indurla ad aprire una procedura d’infrazione nei confronti di Budapest.
“Eravamo una radio molto seguita in Ungheria, ma sconosciuta fuori dai confini nazionali. Ora, causa dei pesanti limiti all'informazione imposti dal governo di Viktor Orban, siamo diventati famosi in tutta Europa. Ma io non ne vado fiero” dice Andras Arato.
"Oggi - aggiunge - riusciamo ad andare avanti solo grazie all'appoggio morale che riceviamo dal mondo libero. Questo ci dà forza. E speriamo che la tolga al potere”.

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